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L'incandescenza r la Aunrnronza possono vivere insieme da buoni am ici.

tungsteno sono quelle 'tesse

se non peggiori

del 1919. e gli impianti

sono

vecchi di

25

anni... Mi

par di vedere a questo momento I ottimo assessore

alle finanze

la cui abnegazione nel difendere il

bilancio della città trova solo riscontro nell amore che

le porta

inarcare le ciglia e darmi uno sguardo di

traverso tra il corrucciati» e l'incredulo... lo 1111 rimetto

alla sua benevola indulgenza.

Queste scorribande nel passato durante le ime pas­

seggiate scrotmc cessano d improvviso o per I urto

d un passante frettoloso, a cui preme salire sul tram,

0 per il tagliente colpo di dakson d una automobile,

che 11011 vuole arrotare un cittadino; e 1111 ritrovo

allora a tu per tu con una vetrina ond’esce una luce

azzurricela, o che almeno sembra tale, 111 confronto

delle lampade interne. E la moderna luce a fluore­

scenza, la tisella preferita della luminescenza. Due sono

1 mezzi di produrre la luce: per « incandescenza ». cioè

rendendo rovente un corpo, e qui la luce è un sotto-

prodotto del calore; e per « luminescenza •■, cioè diret­

tamente con qualsiasi altro sistema che 11011 sia il

L'incandescenza illumina le Chiese e la contrada,

l.a luminescenza provvede «Ila pubblicità commerciale.

riscaldamento (ad cs. arco elettrico, scariche nel

gas. ecc.).

In Torino il primo tubo a luminescenza tu impian­

tato 111 una sezione dell* Esposizione internazionale

del 191 1 . nella galleria delle esperienze elettriche, in­

sieme ai cimeli di Galileo Ecrraris e di Guglielmo

Marconi; era lungo una quarantina di metri, richie­

deva ai poli la tensione di 15.000 volt, e 11011 rendeva

più che

()

Ini W. Poco dopo comparivano 1 primi

tubi al neon, molto più luminosi, adibiti per il color

rosso della luce esclusivamente a scopi commerciali.

Assai più tardi, 1935, ora la volta delle lampade al

sodio (1111 tubo al neon contenente una particella di

sodio metallico), e delle lampade .1 mercurio (1111 tubo

al neon contenente una goccia di mercurio), 111.1 la

colorazione della luce, specialmente per il sodio —

che dà alla nostra carnagione un aspetto ripugnante —

non era adatta alla loro diffusione. Se 111 tubo al neon

mercurio, o argon mercurio, o analoghi, si trasforma

la luce azzurricela del mercurio 111 luce bianca (o di

qualsiasi altro colore) mediante fosfori applicati alla

superficie interna del vetro, si hanno 1 tubi a fluore­

scenza. che possono rendere, con luce bianca, da 30

a 40 lui W, compreso il consumo degli equipaggia­

menti ausiliari. Questi sono gli antagonisti della lam­

pada a tungsteno 111 gas inerte, il campione dell » in­

candescenza

che può rendere sino a 20 Ini W.

A chi il sopravvento ; La moda, l'amore della moder­

nità, l’istinto di prevalere o di tarsi notare proprio

del commercio spiegano come le botteghe siano le

più sensibili al nuovo richiamo: ina dal semplice punto

di vista del costo di esercizio (stanno a svantaggio

della fluorescenza la necessità di apparecchi accessori,

il maggior costo di impianto. I onere di un rapido

ammortamento dell apparecchiatura tuttora in fase di

sviluppo. I esigenza di 1111 preciso legame tra il tubo e

• reattore •>. senza di che il maggior rendimento e la

durata garantita sono una illusione, ecc. ecc.) il distacco

con l'incandescenza non è finora cosi forte da legitti­

mare il decadimento di quest ultima. I due sistemi,

per intanto, possono vivere insieme: ognuno ha il

suo campo aperti' dinanzi a sè. ha delle qualità per

cui l'uno e non l’altro sono adatti a determinare appli­

cazioni. Poi si vedrà.

Il tungsteno nelle lampade più efficienti funziona

ad una temperatura che è

I n o " , ,

di quella di fusione.

Alla temperatura di fusione (3900 C) darebbe- s 1 Ini W

nella sua vita d’ ini lampo. Ogni via ad ulteriori priv-

gressi è qui impedita.

Con hi luminescenza si può sperare 111 qualcosa di

più. Il massimo rendimento ottenibile dalla luce bianca,

di spettro simile a quella solare, è 220 Ini \v. U11 tubo

da 40 lm W — e qui la luce non è un sottoprodotto

del calore, ma una irradiazione diretta — utilizza del­

l’energia che consuma solo il 40

zzo

iS,2% . V è

ancora 1111 margine molto ampio per 1 ricercatori ed

1 fisici di domani.

Ing. GU IDO P E R I