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condo. (.'orto clu* in quelli anni ili formazione

ostinata nacque il rivelatore di se stesso.

Non voglio dire con questo che la differenziazione

tra lui ed 1 suoi Maestri sia irreconciliabile. Non esiste

vero maestro che non lasci nel tondo dei discepoli

il germe ed 'I sedimo della propria influenza. Tipico

è il caso di Mantegna che pur dissentendo violente­

mente dai metodi dello Squarcione, ne conservò ca­

ratteri classici che riaffiorano nei suoi affreschi. Grosso,

particolarmente (ìrosso doveva instillare nei suoi pra­

ticanti la utilizzazione del colore, la sicurezza dotili

accostamenti dei toni, la bersaglieresca rapidità delle

velature. Questi caratteri del Cambiancse aderirono,

per dir cosi, a quelle che sono le di'ti personali ilei mo­

vane discepolo e che diventarono le forze fattive della

sua pittura. E tacile constatare. aH'esame dei quadri di

Paraclum una sana sensibilità cromatica che si risolve

in un equilibrio di tavolozza, evitandogli stridori,

discordanze e persuadendolo a composizioni domi­

nate sempre da una fine signorilità di rapporti. Egli

possiede una fresia rapidità di intuito, con la quale può

scegliere il tema, svolgerlo senza pentimenti o torture.

Guardate 1 suoi ritratti vi noterete l’assenza del dubbio,

la spontaneità limpida, frutto del sentire e dell’ agire

sicuro.

Si è sempre rimproverato ai Piemontesi l’incer­

tezza, il dubbio che raffreddarono molte opere loro,

anche tra 1 novatori di R ivara. Ora è certo che nò

Gaidano, nè (ìrosso, nè il nostro Parachini sono da

includere tra i rimproverati. Direi che sulla scorta dei

maestri e seguendo il proprio temperamento. Para-

chini svolge un attivismo pittorico di pura lega.

L ’influenza delle persone e dei luoghi, che diven­

tano suoi temi, lo ta studioso, ma non servo c come

tutti 1 pittori del Piemonte affiora anche in lui quel

realismo romantico soggettivo che in questa provincia

artistica il Somare scoperse e che rimane, contro tutti

i tentativi di ribellione la più aristocratica particolarità

artistica da Avondo a Ferro.

Inoltre, sia i temi, che 1 colon , esprimono in Para-

chini la gioia della invenzione. Non è vero come

asserisce un critico, pittore mediocre : Lcwclyn Llovd

che la pittura vera è sofferenza. Accanto ai piagnoni

Conteso Giordano delle Lanze

artificiosi lasciamo scatenarsi la gioia del dipingere che

caratterizza un Tiziano, un Perugino, un Veronese,

su. su tino all’ Angelico.

Diamo qui, privi della loro essenzialità cromatica,

alcuni ritratti ed un paesaggio, nonché un affresco

di Parachini. Sebbene spogli della loro essenza vitale:

il colore, essi riflettono il suo modo compositivo e

ci persuadono della varietà che il Maestro sa dominare.

Manca purtroppo una delle pagine sue più belle ed

affettuose: il

Ritratto Jc l ptuirc

dove la sensibilità del

modellante fluisce come una chiara acqua di tonte e

si dirama in infinita serie di rapporti delicatissimi entro

la dominante del nero abiti1* c dello sfondo donde il

placido e pensoso volto di Pietro Parachini e la sua

tavolozza dicono la essenzialità venerata del quadro.

Fa pensare a quel capolavoro che è

Mio padre

di Gia­

como (ìrosso. Un salto negli anni, una ardita evolu­

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