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uva, utilitaria, il cavallo può sembrare un’anticaglia e

quasi un anacronismi) ormai superato poiché la più

notevole ed utile delle sue di'ti naturali — la velocità

oggi tu soppiantata da un elemento più comodo,

più logico e più rapido che si chiama motore e che è

ormai definitivamente entrato nella vita dell'umanità,

ma nulla può però cancellare il nobile eroico, gene­

roso concorso del cavallo che ha un passato sempre

palpitante e nulla può superare la fulgida e brillante

sua bellezza, l’armonia, l’estetica, l’elasticità e tanto

meno I espressione dei suoi atteggiamenti costituenti

sì nel dettaglio come nel complesso un insieme che

contrasta vivamente con le caratteristiche del motore,

colle sue esplicazioni esclusa però la vertiginosa velocità.

Non è qui il luogo nè il caso di descrivere le bel­

lezze artistiche dei monumenti torinesi e ben altra

competenza necessiterebbe all'uopo, mi limiterò quindi

ad 1111 elenco ed a qualche riproduzione grafica di

quelli pui noti a cominciare dal famoso* cavai d’bruns »

capolavoro dell’illustre Marochctti e di cui il tipico

gesto di Emanuele Filiberto ci rimanda ad una delle

più gloriose pagine della storia militare e politica me­

dioevale. mentre la posa del bellissimo destriero

sembra concorra a confermare l’espressione storica del

cavaliere che. rmtondcrando la spada dopo la celebre

vittoria di S. Quintino che lo ricondusse a Torino

conferma il vivo desiderio d una pace sicura.

Davide Calandra ben noto ai torinesi ci mostra

invece il Principe Amedeo di Savoia che alla testa

dei granatieri di Sardegna slancia il cavallo al galoppo

sfoderando audacemente la sciabola poco prima di

cader ferito alla Cavalchina.

L ’italo Amleto, Carlo Alberto, si aderge ancora

ad opera del noto Marochctti fra le quattro magni­

fiche quarantottesche figure dei suoi eroici soldati che

attornano il cavallo del sovrano il quale tiene alta

quella spada che osò sguainare primo fra tutti per l'unità

della Patria.

Presso il monumento eretto a suo figlio bril­

lava fino a poco tempo fa, una statua equestre,

lavoro dell'insigne Calandra c che raffigurava il con­

quistatore il quale pianta a terra la sua lancia ed alzan­

dosi sulle staffe sembra scruti l’orizzonte.

Con bronzo tolto al nemico lo scultore Pietro

Canonica fermò in piazza Castello la marna gloriosa

del « Cavaliere d’ Italia » la cui audacissima posa ed il

maschio sembiante rispecchiano l’ardimento di un’arma

alla quale la tecnica prosaica moderna non perverrà

giammai a togliere l’atavico e poetico ed eroico fascino

che la circonda.

Poco lungi, montati su due snelli puledri, i mitici

Dioscun modellati dallo scultore Sangiorgio sembra

stiano a guardia dell’antico palazzo Reale testimonia

di tante alterne vicende.

Sulle rive del Po il noto Canonica da un superbo

arco trionfale fa spuntare coi loro tarchiati quadrupedi

i cannoni e gli affusti dei vecchi artiglieri piemontesi

dei quali un illustre non meno antico, non meno valo­

roso commilitone Ferdinando di Genova viene dallo

scultore Balzico sorpreso in un gesto eroicamente

ardito mentre gli cade colpito a morte il cavallo c più

lungi in piazza Bodoni il generale Alfonso Lamarmora

sopra un cavallo plasmato dall’arte del Grimaldi,

antico e brillante cavaliere, sembra passi in rivista

1 baldi bersaglieri creati dal suo non meno illustre

fratello.

Sulla fronte del tempio di Nostra Signora della

Salute in Borgo Vittoria Andrea Bonino scolpì in

alto rilievo la statua equestre di Vittorio Amedeo II

ed Andrea R ivalla scolpì quella di Vittorio Amedeo I

in bronzo su di un cavallo di marmo bianco che so­

vrasta sulla scalinata dell’antico palazzo reale.

Tutti questi monumenti costituiscono una prova

palmare de! fulgore dell’arte italiana e della magni­

ficenza della storia del passato, ma ve n’ò uno che

quantunque sia materialmente recente per la sua ere­

zione ed ancor più per l’avvenuto restauro dopo il

subito bombardamento e pur riguardando il tìusso di

avvenimenti antichi e non sempre eroici, tuttavia, per

lo spirito cui si informa e per il complesso generale

riveste un aspetto particolarissimo di autentica attualità

perchè il suo multiforme soggetto contempla tutte le

fasi della vita pubblica e privata sicché il suo fonda­

mentali

'ere è non solo patriottico militare

ed eroico ma eminentemente morale, umano e

sociale.

Un tale monumento è quello che per plebiscito

popolare tu dedicato all’ Arma dei Carabinieri italiani

la cui opera mira al bene della Patria e dei concitta­

dini. monumento che deve venire annoverato tra quelli

equestri non solo perchè l’opera loro è quella di veri

cavalieri dell'umanità, ma anche perchè si tratta di

un’ Arma che combatte in pace ed in guerra in ogni

luogo, in ogni tempo c con ogni mezzo senz’odio

contro chicchessia, senza risparmio di energie fisiche

o morali, nè di vittime note od ignote.

Nel monumento, opera insigne del torinese Edoardo

Rubino, noi vediamo « fenomeno unico e meravi­

glioso » staccarsi dallo stupendo altorilievo la celebre

carica del Carabinieri a Pastrengo in modo talmente

suggestivo da sembrare una fantastica visione napo­

leonica, cui non manca il minimo particolare nè sto­

rico nè estetico nè specifico.

Solo chi conosce l'ansia tumultuosa e tebbnle di

un simile evento bellico può comprendere quale e

quanto studio abbia costato tale perfetta riproduzione

al suo autore e quanta passione lo abbia animato

plasmandola. Ma il Rubino ben conosce il segreto

della sua mirabile arte e ben gli è nota la bellezza e

l’anima del cavallo come lo dimostrano il magnifico

monumento al generale Mitre che si erge maestosa­

mente a Buenos Aires quale campione dell’arte ita­

liana e quello ad Umberto

1

a Rom a ideato dal suo

maestro Calandra ma da lui continuato e compiuto

con mirabile fedeltà e perizia.

G n m lt LUCIANO MERLO

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