

Al lettino del
m io
Duccio di due anni, in una notte
d'amia e di dolcezza del lontano 190S. la mamma
cullando cantava:
tra poco mi Siimi un bel soldato.
Qual?
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penna
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monili,
l'u n he un giorno, mio tesoro,
alto sul volfo che incensa
1»
condanna,
tu velica
a
dirmi: • ('io che ruolo, accada:
r
irilmente ho lottato
E poi Duccio tu soldato da penna e da spada,
h. quando suonò la sua ora tragica e 1 nemici lo cat
turarono, dalle carceri di Torino mandò agli amici
quelle ultime parole che idealmente rispondevano
anche alla Mamma sua. alla sua ansia lontana e al suo
continuo magistero spirituale: «H o agito solo a tm
di bene e per un’idea. Per questi» sono sereno e dovete
esserlo anche voi ».
La serenità: dono dei sicuri, di quanti sanno con
quistare la coscienza propria e quella di tutto il genere
umano, di quanti hanno il senso dell*unità dell*uomo.
La vita è cosa ardua, e 111 certi momenti della storia
si fa tutta a punte, fiammeggianti e aizzanti. E più
ardua è la morte, repentina quanto molto a lungo
preparata. 1 sicuri prendono 111 pugno la vita, ne
convellono le punte su una strada, ad 1111 termine cui
ride provocante il mattino e sorride calma la notte;
si conquistano palmo a palmo la dignità dell esistere
e la mostrano attorno a se; e si segnano la morte
fiammante e piena. Che e morte per gli immediati,
esseri e fatti; è nuova vita per chi la coglie sulla grande
strada della storia e della civiltà, dell idea e dell azione,
dell Uomo e del Mondo.
Cosi morì e visse Duccio Galimberti, l’ uomo sicuro
e diritto, paziente e torte, militante nell’idea e nel
l’azione; la guida ed il compagno; il promotore e il
capo della lotta partigiana piemontese, trucidato a
Memoria di
Duccio Galimberti
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Tetto Croce presso Ccntallo il ; dicembre 44; l’eroe
d una morale umana e sociale, oltre che d una guerra
nazionale; proclamato intatti l roe Nazionale il y di
cembre 44, nella patria ancora divisa e dolente, dal
Comitato di Liberazione Nazionale, mentre poco
dopo il Governo del Su l decretava alla sua memoria
la prima medaglia d ’oro concessa a civili.
Allora era un dicembre di lotta 111 atto, cruentis
sima: e la figura di quell Eroe s innalzò più diritta e
rossa, d’oltre la soglia della morte
della sua morte
tanto straziata e tanto intollerabile — ad incitare 1
compagni più violentemente nella decisione e nello
sforzo di Italiani a riconquistare l'Italia. Ora è 1111
dicembre incruento, e la lotta che pure 111.11 si scrosta
dal suolo umano è passata da tempi' dalla violenza
ad 1111 civile ardore di assestamenti», così come vuole
ancora passare ad una runeditazione, ad un consun
tivo dei valori dazione e di pensiero: perchè una
violenza necessaria sta necessariamente utile alla pace.
Ed ora la figura di Duccio Galimberti si propone
torse ancora più vasta, bianca e ferma sul moto di
odn e di amori, di male e di bene, su questo gran
mare di avversioni tra nemici e di umana amicizia
tra tigli comuni. Duccio nome di battaglia, pur senza
sfocare la sua simbolica colorazione di condottiero,
riacquista e si pone accanto il dolce suono familiare:
Duccio nome di casa, che 1 genitori e il fratello custo-
n uccio 190M