

Due categorie di lettori non troveranno di loro
gusto il titolo di questo profilo: quella dei modernis
simi studiosi elle considerano l’ Arte come un feno
meno formale e quella dei giovanissimi che la serenità
ignorano e tempo non hanno da dedicare alla contem
plazione.
Serenità vuol dire ricchezza di chi crede e credere
significa convinzione interiore; dopo di che è ovvio
concludere che tutto quanto di bello e di buono si
crea nel mondo è dovuto a questa paroletta trisillaba
e sdrucciola: Credere. Se. poi, ci mettiamo in giro
per le mostre e gli studi vediamo che quanti han scelta
l’ Arte come attività di vita, si scindono aneli essi in
due schiere distinte: gli uni credono soltanto m se
stessi, uh altri, e son pochi, credono nell Arte come
vocazione. Superbia in
quelli, coscienza 111 questi;
fumisti i pruni, realizza
tori 1 secondi.
Si scusi il l ungo
preambolo, ma sco rreva
ambientar chiara la figura
di un artista, nel suomondo
di invenzioni, linee, toni,
equilibrate orchestrazioni
di colon, di luci che de
terminano ciò che è la sua
pittura: Serenità. In lui,
figlio di pittore e spesso,
da giovinetto, aiuto al
padre, si ripete ciò che
leggiamo nella vita di molti
nostri antichi, che per esser
nati, fra pennelli e colori, furono come segnati dal
crisma incancellabile dell’ Arte. Pensiamo a Cìaddo
d ie avviò suo figlio Taddeo, il fedele giottesco;
dal padre Filippo derivò Filippino Lippi e giù fino a
Raffaello, a Bernini, che furono anzitutto garzoni
nella paterna bottega, quando l’artista non aveva alcun
nome pomposo e spesso si chiamava «operarius ».
Nella riforma economico-sociale del secolo de-
cimottavo organizzata dal Colbert sorse la pericolosa
gerarchia aitterenziatrice di « artistes et artisans ». Ne
derivò un facile errore di valutazione; artisti veri po
terono esser giudicati inferiori ad un artigiano ed in
telligenti artigiani contarono assai più d’un artista.
Anche ‘>ggi. anzi, più oggi che ieri, nel rilassamento,
nella corruzione del gusto si è giunti a questo: che i
fumisti ben reclamizzati
contano per la massa assai
più degli artisti puri. Non
più tardi d’ien dicevo su
per giù lo stesso a proptv
sito del grande poeta pie
montese Nino Costa che
occupa un posto esatto
nella letteratura dialettale,
ma non ha raggiunta la
fama carpita da tanti fa
citori di rebus in nnia
italiana, come risulta da
certi concorsi alberghieri.
Mi narrava Parachini,
al nostro Endano, in un
festivo mattino, mentre il
sughero in vetta alla lenza
af