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fiottava agli occhi deH’appassionato pescatore-pittore,

sui pilo ildl acque biondo del Po, elio la sua adole­

scenza s era curvata a mescer colori e fatturar mestichi-

per il padre abilissimo trescante.

Pietro Paraclnm tu un dolce pittore galantuomo,

espertissimo nel compire sulla calce ben sfiorita e stesa

sii \olte o pareti i più vaghi colori, le sue calme pri­

mavere di corolle, le sue placide e splendenti masse

di trutta. Ma soprattutto il dono che natura gli aveva

largito e che il tiglio doveva rodare, con il buon sangue

ed il lieto esercizio, tu la composta armonia tonale.

Questa conferì ad ogni suo lavoro una spontanea ed

equilibrata interpretazione dei valori e degli accordi

che. sono sì nel soggetto in natura, ma che solo l’ar­

tista sa modulare 111 tutte le infinite variazioni. Qui sta

il magico dono della interpretazione personale; questi*

è come il banco di prova su cui valgono non solo «jli

espedienti tecnici, ma. e soprattutto, come diceva

f ontanesi e come aveva dimostrato Cìiorgione, i va­

lori della propria interiorità.

Questo tare, senza strafare, sicuro, questa devota

ricerca, questo voler dire come • detta dentro -, questa

schiettezza narrativa di artista elegante senza sman­

cerie, festoso, senza chiassate, cosi da disporre gli

animi alla simpatia è la caratteristica delle pitture di

Achille Paraelnni. Certo il

torinese Paraclnm conserva

in se. nelle più riposte ve­

ne, il sangue della stirpe,

che scese in antico da Ya-

rallo Pombia. la placida

regione, letto del Ticino,

che tra Alzate e Marano

conserva le I ’ie

Crucis

di

Morgan e ad O leggio la

robusta poesia d’ un Mo-

razzone e la mite grazia

d un Lanino. Serenità d un

fiume, austerità buona di

architetture coniatine, tut­

to un mondo m cui l a-

nima si placa e fiorisce

nella meditazione. I>i qui

IO

la sua serenità e spesso sedendo in sale dove l’opera di

Parai Inni allieta auguste pareti o indugiando in chiese

da lui affrescate ho raccolto dalla contemplazione

dello sue opero un benessere degli occhi e dello spi­

rito. C iò spiega le simpatie che hanno richiamata la

sua pittura ni tante case del Signore e degli uomini.

A delineare la personalità raggiunta dall’artista ed

a leggero nelle sue opere l’apporto d ’invenzione, di

tecnica ohe egli ha dato al già lungo lavoro, occorre

risalire la strada della sua vita. Essa è nettamente divisa

in due tempi da quel tremendo periodo della guerra,

la quale ci ha trasformati tutti quanti che abbiamo

voluto o dovuto viverla.

Un Paraclnm di preparazione io lo vedo all’ Alber­

tina discepolo di Paolo Caldano da Poirino e di Gia­

como Grosso eambianese. Il primo luminista crudo e

verista impulsivo dai larghi ardimenti che tanno pen­

sare ad un Piazzetta più ancora sensuale, nella inter­

pretazione del colore. Ricordo di lui i rapidi, vigorosi

racconti della I

h i

Crucis

a Camagna in S. Eusebio ed

a S. Gioacchino la suburbana chiesa torinese. Il secondo

e m agg io rile in te ri, torse al nostro quella scioltezza

di pennellata disegnatricc che tu la gran dote di (irosso

il più esperto tecnico della pittura piemontese de 1-

I Ottocento. Ma di Grosso il Paraclnm dovè sentire

a tondo la solennità di

certe scene di paese come

quella meravigliosa ed

avondiana

Brughiera

che

è uno tra ì gioielli della

ricca raccolta di Luigi

Frugone a Genova.

Senonchò il discepolo,

quando potè trattare il

colore da sè, m uno degli

studi che

l’ Accademia

ospitalmente concedeva ai

giovani migliori, allora,

direi, in solitudine, sentì

prepotere l’istinto di libe­

razione dalla virulenza del

pruno Maestro e dalle

audacie carnali del se­

R itratto della Signora M a rchia