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adottata una terza, la «segnalazione di interesse ambientale e/o di significato documenta-
rio». La sbrigativa scelta dei pianificatori è stata di eliminare
tout court
gli edifici segnalati,
pur mantenendo quelli delle altre categorie. Ne è nata una situazione sperequata e assur-
da, che ha confermato l’opinione già espressa in una ricerca del 1987
24
per cui un giudizio
di valore “secco” non ha validità in sé perché conduce a risultati deterministici. Nel caso
di Torino, infatti, la normativa di piano è risultata tale per cui le singole costruzioni, magari
anonime e ripetitive ma interne a un ambito protetto, sono state sottoposte a una tutela
più attenta rispetto a un edificio che era stato appositamente segnalato per le sue qualità
intrinseche.
Un altro settore della ricerca degli anni novanta assunto come base identitaria dei
fenomeni borghigiani riguarda il
Processo di formazione della città contemporanea
e, in
particolare, l’analisi de
La struttura storico-urbanistica
25
. In una decina di tavole riferite a
precise sezioni storiche, particolarmente significative per la trasformazione della Torino
extramoenia
, si sono analizzati l’assetto urbanistico derivante dai processi di pianificazio-
ne e la consistenza dell’edificato, in progetto e in atto nelle varie fasi.
L’esame inizia con il 1796,
La città di antico re-
gime
, in cui il costruito, rigidamente organizzato, è
ancora quello della città barocca, mentre sia nella
zona nord, sia nel borgo Po – sulle due sponde flu-
viali – risultano già alcuni insediamenti non pianifi-
cati (fig. 3)
26
. Tralasciando le sezioni 1816,
L’eredità
del periodo napoleonico
e 1840,
La città della
Restaurazione
, non particolarmente significative per
borghi e borgate (tranne per un inizio di pianificazio-
ne in borgo Po e per l’espansione dell’insediamento
in borgo Dora), si passa al 1860,
Il progetto per una
capitale risorgimentale
, una sezione fondamentale
che registra la realizzazione della cinta daziaria del
1853, la pianificazione in molti settori (come nei bor-
ghi Vanchiglia e Valdocco), mentre si identificano in-
sediamenti non pianificati in borgo Rubatto e in bor-
go San Donato. Una seconda sezione fondamentale
per i borghi, e ancor più per la borgate
27
, è quella del
1801,
La costruzione della città fuori Cinta daziaria
(fig. 4). L’espansione urbana all’esterno rendeva ur-
gente la pianificazione di ampie aree periferiche, sia per risolvere problemi igienici in un’e-
dilizia non soggetta a strumenti di controllo, sia soprattutto per rispondere alle esigenze di
spazi per le industrie in forte espansione. Negli anni a cavallo dei secoli venivano pertanto
approvati dal Consiglio comunale piani di enorme estensione nei settori ovest (35.50 etta-
ri) e nord (1899) e nel settore meridionale (addirittura di 71.50 ettari, nel 1900)
28
.
24
Nella ricerca commissionata dalle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta in previsione del piano paesistico sui
Beni architettonici e ambientali nelle valli del Gran Paradiso
(responsabile scientifico Micaela Viglino), si sono
articolati i giudizi di valore secondo molteplici parametri, volutamente associabili in modi diversi da caso a
caso, per evitare categorie erroneamente generalizzate.
25
Il settore, analizzato da Vera Comoli, Vilma Fasoli, Giovanni Lupo, Micaela Viglino è in: Comoli, Viglino,
1992, pp. 75-97.
26
Le zone edificate corrispondono al puntinato scuro, gli insediamenti esterni al campito in rosa. Le linee nere
a tratto continuo indicano gli assi viari strutturanti le espansioni, le linee a doppio puntinato i viali, gli asterischi
le emergenze architettoniche di riferimento territoriale.
27
Si tralasciano le sezioni 1870,
La città postunitaria
e 1887,
Rendite fondiarie e capitale
, pur significative per
leggere i fenomeni successivi di pianificazione e di edificazione che riguardano gran parte dei territori entro la
cinta del 1853.
28
Nella tavola di fig. 4 i settori extracinta oggetto dei piani sono indicati con campiture rosate. Cfr. Viglino,
La
struttura fisica
..., in
Beni culturali ambientali
, 1984.
3.
La città di antico regime
(1796) (da Comoli, Vigli-
no, 1992, pp. 76-77).