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I fenomeni borghigiani: dalle ricerche

pregresse alle attuali

Micaela Viglino

La conoscenza, approfondita e scientificamente fondata, del territorio comunale di

Torino, per comprenderne la realtà contemporanea stratificata nei secoli e le valenze stori-

che residuali anche all’esterno del più antico nucleo urbano già racchiuso dalle fortificazio-

ni, è l’obiettivo che il dipartimento Casa-città del Politecnico di Torino si era posto sin dalla

sua costituzione e che ha raggiunto un primo risultato nel lontano 1980, sviluppandosi poi

per tappe successive.

I preliminari a un nuovo piano regolatore (1980)

Sulla scorta della Legge regionale 56/77

1

il Comune inseriva nel Progetto preliminare

di Piano (in variante al PRGC vigente dal 1959)

2

uno studio conoscitivo sui Beni culturali

ambientali condotto da Vera Comoli, nel quale veniva delineata una prima identificazione

di

insediamenti ed ambiti urbani

come portatori di valori storici degni di salvaguardia.

Risultavano pertanto individuati, accanto al

nucleo di più antica acculturazione urbana

(l’unico «centro storico» fino ad allora preso in considerazione), i

primi ampliamenti otto-

centeschi

, le

parti dell’impianto urbano preunitario

, gli

insediamenti sulle direttrici urbane

dello sviluppo postunitario

, i

tessuti minori inglobati nell’espansione urbanistica novecen-

tesca 

3

, tutti settori urbani ai quali venivano riconosciute valenze storiche, e ai quali corri-

spondono quasi puntualmente i nuclei polari dei borghi e delle borgate presi in esame nel

presente lavoro.

La convenzione di ricerca tra Comune e Politecnico di Torino

(1981-1984)

I risultati della ricerca

Beni culturali ambientali nel Comune di Torino

, promossa dall’As-

sessorato all’Urbanistica e, tramite convenzione, eseguita da ricercatori del Politecnico

nell’ambito del dipartimento Casa-città (DICAS)

4

, sono sufficientemente noti, in quanto

1

La legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56,

Tutela ed uso del suolo

all’art. 24 dedicato ai Beni culturali

ambientali da salvaguardare sull’intero territorio comunale, individuava tre specifiche categorie: «1. gli inse-

diamenti urbani [...] e le aree esterne [...] ad essi pertinenti», «2. i nuclei minori, i monumenti isolati e i singoli

edifici civili o rurali ed i manufatti, con le relative aree di pertinenza [...]», (specificando per entrambe vari

gradi di valore, dallo

storico-artistico

all’

ambientale

al

documentario

) e «3. le aree di interesse paesistico-am-

bientale [...]».

2

In applicazione della L.R. 56/77, il Consiglio comunale di Torino, presieduto dal sindaco Diego Novelli, adot-

tava la

Delibera programmatica

(26.6.1979) e il

Progetto preliminare di Piano

(21.4.1980) come premessa a

uno strumento urbanistico che intendeva tener conto del patrimonio storico, «ben al di là di quegli ambiti

e di quei valori da tempo confinati all’interno dei recinti [...] definiti come “centri storici”», come affermava

l’assessore all’urbanistica Raffaele Radicioni (cfr. Comoli, Viglino, 1984, p. 8).

3

Erano altresì identificati i

complessi residenziali pianificati a ville e villini

e a

edilizia popolare

, nonché i

nuclei storici collinari (cfr. la tavola TC1 in:

Beni culturali ambientali

, 1984, p. 673).

4

La ricerca, diretta da Vera Comoli, contava ben 17 esperti in diversi campi disciplinari, con il coordinamento

di vari responsabili: Micaela Viglino per la parte piana della città, Paolo Scarzella per il settore collinare, Laura

Palmucci per la schedatura di singoli elementi.