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popolazione «all’adorazione della Sacrosanta Sindone», ma solo

ai forestieri muniti di speciali «bollette di sanità» era concessa

la libera circolazione, pur essendo loro proibito il trasporto

di «bindelli, panni e stoffe» a pena della confisca della merce,

cento scudi di multa e tre frustate in pubblico. Purtroppo

le drammatiche notizie provenienti da Genova indussero le

autorità a emanare, il 28 aprile, un ulteriore manifesto che

decretava il definitivo annullamento dell’ostensione.

Nel 1706 la Sindone lasciò Torino alla volta di Genova:

la capitale era sottoposta al terribile assedio dell’esercito

francese nell’ambito della guerra di successione spagnola: i

trattati di pace del 1713 consegnarono a Vittorio Amedeo

II la corona del regno di Sicilia scambiata, pochi anni

dopo, con la Sardegna. A conclusione dell’assedio persino

il pragmatico sovrano evocò la Divina Provvidenza per

aver protetto la città «colla preziosissima reliquia della

Santissima Sindone», confermandone la celebrazione

annuale del 4 maggio; per l’ostensione vera e propria

bisogna però attendere il 1722, dopo «che per le contingenze

de tempi passati, da venticinque anni non era stata

esposta». Due giorni prima dell’ostensione un manifesto del

governatore ammoniva i torinesi: «quelli che daranno mano

o daranno ricovero ai ladri o riceveranno nelle loro case i

furti incorreranno nella pena portata da Sua Maestà».

Anche Vittorio Amedeo III non mancò di manifestare

devozione: se il 27 maggio 1786 Pio VI riduceva i giorni

delle festività, un «regio biglietto» emanato il giorno

successivo notificava la prosecuzione della «festa cadente

alli 4 maggio d’ogni anno». Minuziose e intransigenti erano

poi le norme sulla somministrazione di cibi e bevande

nei giorni di festa: agli «acquavitari, osti, cabarettieri ed

altri vendenti vino» era fatto divieto «di dar a mangiare e

bere a verun abitante nelle città», erano inoltre proibiti «i

giochi, le maschere ed i balli». Alle ostensioni pubbliche,

ancorché legate a celebrazioni di eventi straordinari, quali

nascite e matrimoni regali, fecero da contraltare rare

La peste del 1630

Tra il 1630 e il 1631 a Torino infuriò

la peste, la città fu abbandonata da

tutte le autorità, solo il Consiglio

comunale e i religiosi rimasero

a prestare la loro opera in città.

Anche l’ostensione della Sindone

venne sospesa.

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Piazzetta Reale

Nel Settecento la

Sindone veniva mostrata

al popolo dal padiglione

in legno che chiudeva la

piazzetta Reale, distrutto

da un incendio nel 1811.

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Solennizzandosi la festa

della S.S. Sindone

, sonetto,

1755. Archivio Storico della

Città di Torino.

Folla in coda davanti al Duomo

,

28 agosto 1978. Archivio Storico

della Città di Torino.

Il padiglione in legno che

chiudeva la piazzetta Reale

,

disegno di Filippo Juvarra,

1722. Archivio Storico della

Città di Torino.

1993

La Sindone viene trasferita e sistemata

in una teca di vetro dietro al coro della

cattedrale di Torino per consentire il

restauro della cappella del Guarini.

Nel 1997, quando i lavori stanno per

concludersi, all’interno della cappella

scoppia un furioso incendio che la

danneggia gravemente. La reliquia

non subisce alcun danno, poiché viene

tempestivamente portata in salvo dai

Vigili del Fuoco.

/

The Shroud was stored in a glass case

behind the choir of the Cathedral of

Turin. In 1997 a fire broke out, however

the shroud was not damaged.

2000

La Sindone è sistemata definitivamente

all’interno di una cappella

appositamente restaurata posta sotto

il palco reale. È conservata distesa per

tutta la sua lunghezza all’interno di una

teca costruita ad hoc, al riparo dalla

luce e immersa in gas inerte.

/

The Shroud of Turin was housed in a

chapel inside the Cathedral of Turin.

CRONOLOGIA DELLA SINDONE

/

CRONOLOGY OF THE SHROUD

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