

Rivista MuseoTorino / n.8
Pianta geometrica illustrata
della Città di Torino
, litografia
fratelli Doyen, 1880. Archivio
Storico della Città di Torino.
Panorama preso dalla
Villa Regina
, fotografia di
Giacomo Brogi, 1890 circa.
Archivio Storico della Città
di Torino.
Vestiario dei ricoverati
presso l’Ospedale di Carità
,
bozzetti a penna acquerellati,
1855. Archivio Storico della
Città di Torino.
sul territorio. Celebrando il secondo centenario della nascita
di san Giovanni Bosco, per rivivere la sua opera occorre fare
riferimento a questo quadro, tenendo conto che egli, pur
provenendo da Castelnuovo d’Asti, visse la sua formazione
totalmente immerso nella Chiesa torinese, accompagnato dalla
presenza formidabile di un altro santo, Giuseppe Cafasso, a cui
toccò seguire e indirizzare i giovani seminaristi della diocesi.
Nel corso dell’altro centenario, quello della morte, celebrato
nel 1988, si sono avviati nuovi studi su don Bosco e la sua
opera, ritrovando testimonianze che nel passato non erano
state evidenziate grazie alla ricchezza della documentazione
esistente nei vari archivi torinesi e romani e mettendo in luce
il fatto che egli non operava in solitudine, ma in un vero e
proprio gruppo di lavoro, col consenso della Chiesa e della
Corona. Nei primi mesi dell’attività dell’oratorio il referente
ufficiale presso le autorità municipali è il teologo Giovanni
Borel, collaboratore di Cafasso, poco dopo affiancato e
sostituito da don Bosco. Significativa è l’annotazione che
Michele Cavour, vicario di polizia della Città di Torino, scrive
a margine di una lettera di Giovanni Bosco: «Aver io parlato
con S.E. Rev. Monsignor Arcivescovo e col Conte Colegno che
nessun dubio può esservi del vantaggio di un Catechismo e
che riceverò volentieri il sig. sacerdote Bosco lunedì 30 [marzo
La sua opera
andava al di là della
pura assistenza e si
preoccupava di un
futuro migliore per
i giovani e la città
Torino e i santi sociali
/
Turin and the "social saints"
24