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Rivista MuseoTorino / n.8

Preservarli dai pericoli

dell’immoralità

di

Annalisa Dameri

Solo la Piccola

Casa della Divina

Provvidenza non

respinge nessuno

a costante preoccupazione di sapere interi

quartieri privi di chiese parrocchiali

che svolgano una quotidiana azione

di assistenza e proselitismo, o peggio

ancora, avere coscienza che le comunità

protestanti siano molto più radicate e

attive, spinge don Bosco ad avventurarsi in

imprese spesso ardue ed economicamente

rischiose. Per realizzare oratori, ospizi,

chiese parrocchiali, aprire scuole e refettori il prete torinese

contatta personalmente i vertici dello stato, del clero, delle

amministrazioni comunali, coinvolge i notabili delle città in

una sorta di gara di donazioni e lasciti, organizza lotterie,

si cimenta, con l’esperienza del maturo imprenditore, in

compravendite e permute di terreni fabbricabili.

L’attività di don Bosco “costruttore”, e con lui di altri

benefattori, si dipana in una città che accompagna una

costante crescita demografica a un profondo degrado

sociale che si manifesta con l’aggravarsi della situazione

igienico-sanitaria, il divario sempre più esasperato tra i ceti

più bassi e quelli più agiati, la miseria vistosa e la criminalità

diffusa. Il

fil rouge

che accomuna molte delle costruzioni

volute tenacemente da don Bosco è, al di là dell'importante

funzione religiosa e assistenziale, la collocazione in quartieri

problematici, ai margini fisici e simbolici della città.

Poco prima della metà dell’Ottocento Torino, se ci si

allontana anche di poco dal centro monumentale,

appare sporca, poco illuminata, maleodorante: solo la

Piccola Casa della Divina Provvidenza in Borgo Dora

non respinge nessuno. In questo difficile contesto don

Bosco vuole coinvolgere l’adolescenza raminga troppo

facilmente esposta a pericoli e depravazioni. In quegli

anni a Torino non esistono istituzioni specifiche che si

dedichino ai giovani: si tratta di un vuoto che il prete cerca

di sanare. Sono necessari spazi adeguati ove coinvolgere

i ragazzi, strutture il più possibile vicine ai quartieri

maggiormente degradati.

Ai margini della città, Borgo Dora ha ospitato le prime

strutture produttive e borgate residenziali extraurbane: la

futura costruzione della cittadella salesiana si prefigura

quale importante tassello di riqualificazione urbana e

L

Oratori, ospizi, scuole,

chiese e refettori:

le costruzioni di don Bosco

Cottolengo. Piccola Casa

della Divina Provvidenza

Nel 1832 a Valdocco, in Borgo Dora,

Giuseppe Cottolengo fondava

la Piccola Casa della Divina

Provvidenza. In breve tempo

divenne una città nella città:

luogo di accoglienza per migliaia

di indigenti.

leggi su

www.museotorino.it

Chiesa ed ospizio di San

Giovanni Apostolo ed

Evangelista

, disegno di

Enrico Colombo, 1882. Archivio

Storico della Città di Torino.

Chiesa dedicata aMaria

Ausiliatrice

in Torino-

Valdocco da erigersi con

oblazioni dei divoti

, progetto di

Antonio Spezia, 1864. Archivio

Storico della Città di Torino.

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