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Il

passeggio

di Giovanni Tesio

per Vannucci Viglongo

«Mancava pure in loro quella scuola del gusto che

è

il passeggio, la competizione

quotidiana e spontanea con quel crescendo o diminuendo dell' ammirazione che

è

il

vero iniziatore della scoperta del tipo personale, e del suo affinamento»l .

L'osservazione appartiene al testo recente di una scrittrice non più che recentemen–

te rivelata alle patrie lettere. Ma può tornare quanto mai opportuna come invito alla

piccola incursione che stiamo per fare nel territorio tematicamente friabile e metodo–

logicamente insidioso del "passeggio" torinese come risulta descritto in certi squarci

letterari capaci di rinviare - o nei modi diretti della testimonianza o più spesso in

quelli trasposti della rievocazione storica - a più o meno centocinquant'anni fa.

Entro i limiti dello spazio concesso, basterebbe rifarsi con indiscutibile licenza ma

buon profitto alle pagine che scrive Alberto Arnulfi (nome anagrafico del mentito e

più dialettale Fulberto Alami) nel famoso volume collettaneo

Torino

apparso nel 1880

in coincidenza con l'Esposizione artistica nazionale.

Lo stesso volume, del resto, che contiene una delle più note ipotiposi del leggenda–

rio risorgimentalista cantata con voce cordiale dall'umbertino "Edmondo dai languo–

ri" (e non a caso ripresa, con più stridulo controcanto, da Guido Gozzano nella stra–

niante atmosfera del prosastico

Vergiliato sotto la neve)2:

Certo, un Italiano che arrivi qui, coll'idea di trovare una città uggiosa, e un po' triste, come i dispet–

tosi soglion definire Torino - un villaggio ingrandito - un mucchio di conventi e di caserme - deve

provare un disinganno piacevole, uscendo dalla stazione di Porta Nuova in una bella mattinata di

primavera. Alla vista di quel grande Corso, lungo quanto i Campi Elisi di Parigi, chiuso a sinistra

dalle Alpi, a destra dalla collina, davanti a quell'infilata di piazze, a quelle fughe di portici, a quel

verde rigoglioso, a quella vastità allegra, piena di luce e di lavoro, deve esclamare: -

È

bello! - o tira–

re almeno uno di quei larghi respiri, che equivalgono ad una parola d'ammirazione. E andando su

verso piazza Castello L.,] Ma un italiano che venga a Torino per la prima volta, se appena ha una

scintilla d'amor di patria nel sangue, è impossibile che, addentrandosi nel cuore della città, serbi

tanta freddezza d'animo, da giudicarla coll'occhio dell'artista. Egli deve sentirsi sollevato, travolto

da un torrente di ricordi, sfolgorato da una miriade d'immagini care e gloriose, che trasfigurino la

città a' suoi occhi, e gli facciano parer bella ogni cosa. Deve veder Carlo Alberto, affacciato alla log–

gia del Palazzo Reale, in atto di bandire la guerra dell'Indipendenza; incontrar sotto i portici il conte

Cavour, che va al Ministero, dandosi la storica fregatina di mani; vedere i Commissarii austriaci del

'59, che portano

l'ultimatum

al presidente del Consiglio; i corrieri che divorano la via Nuova por–

tando le notizie delle battaglie di Goito, di Pastrengo e di Palestro; le deputazioni dell 'Italia centrale

che portano i voti del plebiscito; una legione di vecchi generali predestinati a morire

.s~

campi .di

battaglia; a una cantonata Massimo d'Azeglio, in fondo a una strada Cesare Balbo, qw il Broffeno,

l~

il

B~rchet,

laggiù il Gioberti; visi tristi e

glo~io~i

di

prigi~)Oieri

dei

~iombi

e di.

C~tel dell'U~vo:

gIovanI che portano sulla fronte, come un raggIO, il presentunento

.de~ ~pop~a de~ ~e;

battaglioru

abbronzati di bersaglieri della Crimea che passano di corsa e

stonru.dI

glO~aru

e011gratI

~he sba~r~~

la strada, agitando i cappelli, alla carrozza di Vittorio Eman.uele:

10 .

ogm parte ceJ?to

~~gmI

di

quella vita ardente e tumultuosa, piena di speranze e d'audaCIe, di

grtda dt dolore,

di cantI di guerra

e di fanfare trionfali, che s'agitò per quindici anni fra queste mura

3

.

l

MAluSA

F ENOGLIO,

Vivere altrove,

Palermo, Sellerio,

1998, p. 6l.

2

Per un ampio spoglio, si può vedere

GIOVANNI

TESIO,

Su alcuni imprestiti di Guido GOWlno,

in

lo.,

La

provincia inventata,

Roma, Bulzoni, 1983, pp. 143-170.

3 EDMONDO

DE

AMICIS,

La

città,

in

Torino 1880,

69