Table of Contents Table of Contents
Previous Page  106 / 556 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 106 / 556 Next Page
Page Background

l'anno stesso in cui compare la

Descrizione di Torino

di Davide Bertolotti curiosamente

guarnita da una piccola

Antologia piemontese

che comprende anche - va da sé, in pie–

montese - una sintetica

Descrission dIa sità d' Turin

13 •

Vi troveremmo, ad esempio, una descrizione di

Contrà d' Po

di Giuseppe Ellena,

che molto si addice ad un' antologia non meno piccola - anche se più letteraria - come

la nostra. Lodata la peculiarità dei portici, stabilita l'estensione della contrada da Piaz–

za Castello a piazza Vittorio Emanuele fino al ponte che conduce alla «Césa votiva dIa

Gran Madre d ' Dio», il carattere di luogo speciale ne esce segnato dai tanti particolari

su cui lo sguardo si posa con immediatezza descrittiva, pur non rinunciando in nulla al

gusto un po' facile dell'interpretazione morale:

Cola desteisa de spasgiada a l'à un pregio particolar ca supera tute j'aitre, per esse sempre la pi fre–

quentà a qualunque stagion dl'an.

An

effet al oton ai va chi speta j'amis ca veno da soe vigne; ai va

chi va an campagna a la colina, ai va per semplice veuja d' trovè d' gent chi l'à nen el boneur, o la

passion d'andè 'n vileggiatura: ai va chi serca d' comprè la bela uva, i pruss burè, e j'euv fresch dle

paisanote.

Ai

van j' marca-casse, e i dilettant d'aventure: ai van da j'ondes-ore al bot dop mes-dì coi

ca serco d' piè d'aptit, e coi ca serco d' rendez-vous galan, e coi ca san nen andè disnè senssa piè 'l

vermout del Rondò, o del cafè d' Venessia, o d' Pola-Tito. A l'invern essend la spassgiada pi riparà

da l'aria, as ved j' porti ingombrà da la gent d'ogni categoria; e la part d' mes-dì, così dita dl'Univer–

sità, a l'è magiorment frequentà per gode d' coi pochi rag' d' sol ch'a s' peulo aveisse 'nt la stagiono

E peui chi va piè l' cafè, chi va al biliard, chi serca con

ii

pass e con j'eui la gent d' Teatro, chi 'nlupà

'nt el mantel stà sula banca del cafè d' Fiorio, d' Cravott, del Mes-di, d' Dilei a guardé chi ha la testa

pi grossa, e massime peui sIa fin d' carlevè 'l gir dle carosse 'n contrà d' Po a tira mes Turin part a

pè, part an legn, tant l'è spassiosa, bela, simetrica e armonica. Così 'nda primavera per n'autra rason

da la part d' San Fransesch-d'-Paola j'è chi passa a schivè 'l sol dop mesa matin; e via disend a l'istà

chi per un motiv, chi per l'autr, chi per andè 'n colina, chi per 'ndè piè i bagn a Po, chi per 'ndè al

giardin publich, e chi per n'afè e chi per n'autr, sempre cola contrà l'è piena d' frequensa, e d' bel

mond

14 .

Pagina non memorabile, che ha tuttavia il merito di condurci per vie più dirette a

uno scenario in gran parte delegato, fissando oltretutto i canoni di una consuetudine

che si stenterebbe in ogni caso a definire "filosofica", quand'anche si volesse rimanere

a quanto ne dice il medesimo autore in un' altra analoga prosa descrittiva dedicata a

piazza Castello sul «Parnas Piemonteis» dell' anno prima:

potrebbe prescindere da un volume di primaria importan–

za qual è il

Carteggio inedito Tenca-Camerini,

a cura di

IGINIO DE LUCA, Milano-Napoli, Ricciardi, 1973 (ottimo

per la ricchezza delle annotazioni e per gli spunti che non

cessa di proporre). Per uno sguardo più aneddotico sono

da vedere gli ultimi due capitoli

(Sulle orme degli esuli

meridionali a Torino nel Decennio

e

Francesco De Sanctis e

Torino),

in RAOUL ROSSINI,

Meridionali a Torino,

Torino,

Edizioni Palatine, 1961.

13

Tengo fuori le vere e proprie guide della città per

ragioni di spazio ma anche a causa della loro specifica

natura di strumento informativo e conoscitivo della geo–

grafia cittadina e dei suoi luoghi principali, su cui rinvio

soprattutto al recente contributo di ROSANNA ROCCIA,

Per

cittadini e f orestieri,

in ROSANNA ROCCIA e COSTANZA

ROGGERO BARDELLI (a cura di),

La

città raccontata. Torino

e le sue Guide tra Settecento e Novecento,

Torino, Archi–

vio Storico della Città, 1997, specialmente alle pp. 41-46,

perché meglio convenienti al periodo che qui ci riguarda.

14

S.[OLITARI]

D'

BREUSS [SOLITARIO

DI

BROSSO],

Con–

trà d' Po,

in «P arnas Piemonteis», Torino, Stamperia

Fodratti, 1840, pp. 67-69. «Quel tratto di passeggio ha un

pregio particolare che supera ogni altro tratto, perché è

sempre il più frequentato in qualsiasi stagione dell'anno.

In autunno ci va chi aspetta gli amici che scendono dalle

vigne [le case di villeggiature che le famiglie più abbienti

possedevano sulla collina torinese]; ci va chi va in campa–

gna sulla collina, ci va per il semplice desiderio di trovare

74

qualcuno che non può permettersi di andare in villeggia–

tura o non ne ha la passione: ci va chi cerca di comprare

l'uva bella, le pere butirre e le uova fresche dalle contadi–

notte.

Ci

vanno i ficcanaso e i dilettanti di avventure: ci

vanno dalle undici all'una quelli che cercano di farsi venir

l'appetito, e quelli che cercano degli appuntamenti galan–

ti, e quelli che cercano di non andare a pranzare senza

aver prima bevuto il vermut del Rondò, o del caffè Vene–

zia, o di Pola-Tito. D'inverno, essendo il passeggio più

protetto, si vedono i portici ingombri di gente di ogni

categoria; e la parte di mezzogiorno, cosiddetta dell'Uni–

versità, è maggiormente frequentata per poter godere dei

pochi raggi di sole che si possono prendere nella stagione.

E poi chi va a bere il caffè, chi va al biliardo, chi cerca con

i passi e con gli occhi la gente di teatro, chi avviluppato

nel mantello sta sulla panca del caffè Fiorio, di Caprotti,

del Mezzogiorno, di Dilei a guardare chi ha la testa più

grossa, e massime poi sul finire di carnevale la sfilata delle

carrozze in contrada di Po attira mezza Torino in parte a

piedi, in parte in biroccio, tanto la contrada è spaziosa,

bella, simmetrica e armonica. CosÌ in primavera per un

altro motivo dalla parte di San Francesco da Paola c'è chi

passa per schivare il sole dopo il mezzo mattino; e via

dicendo in estate chi per un motivo, chi per l'altro, chi

per andare in collina, chi per andare a fare il bagno a Po,

chi per andare ai giardini pubblici, e chi per un affare e

chi per l'altro, sempre quella contrada è piena di frequen–

za, e di bel mondo».