

l'anno stesso in cui compare la
Descrizione di Torino
di Davide Bertolotti curiosamente
guarnita da una piccola
Antologia piemontese
che comprende anche - va da sé, in pie–
montese - una sintetica
Descrission dIa sità d' Turin
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Vi troveremmo, ad esempio, una descrizione di
Contrà d' Po
di Giuseppe Ellena,
che molto si addice ad un' antologia non meno piccola - anche se più letteraria - come
la nostra. Lodata la peculiarità dei portici, stabilita l'estensione della contrada da Piaz–
za Castello a piazza Vittorio Emanuele fino al ponte che conduce alla «Césa votiva dIa
Gran Madre d ' Dio», il carattere di luogo speciale ne esce segnato dai tanti particolari
su cui lo sguardo si posa con immediatezza descrittiva, pur non rinunciando in nulla al
gusto un po' facile dell'interpretazione morale:
Cola desteisa de spasgiada a l'à un pregio particolar ca supera tute j'aitre, per esse sempre la pi fre–
quentà a qualunque stagion dl'an.
An
effet al oton ai va chi speta j'amis ca veno da soe vigne; ai va
chi va an campagna a la colina, ai va per semplice veuja d' trovè d' gent chi l'à nen el boneur, o la
passion d'andè 'n vileggiatura: ai va chi serca d' comprè la bela uva, i pruss burè, e j'euv fresch dle
paisanote.
Ai
van j' marca-casse, e i dilettant d'aventure: ai van da j'ondes-ore al bot dop mes-dì coi
ca serco d' piè d'aptit, e coi ca serco d' rendez-vous galan, e coi ca san nen andè disnè senssa piè 'l
vermout del Rondò, o del cafè d' Venessia, o d' Pola-Tito. A l'invern essend la spassgiada pi riparà
da l'aria, as ved j' porti ingombrà da la gent d'ogni categoria; e la part d' mes-dì, così dita dl'Univer–
sità, a l'è magiorment frequentà per gode d' coi pochi rag' d' sol ch'a s' peulo aveisse 'nt la stagiono
E peui chi va piè l' cafè, chi va al biliard, chi serca con
ii
pass e con j'eui la gent d' Teatro, chi 'nlupà
'nt el mantel stà sula banca del cafè d' Fiorio, d' Cravott, del Mes-di, d' Dilei a guardé chi ha la testa
pi grossa, e massime peui sIa fin d' carlevè 'l gir dle carosse 'n contrà d' Po a tira mes Turin part a
pè, part an legn, tant l'è spassiosa, bela, simetrica e armonica. Così 'nda primavera per n'autra rason
da la part d' San Fransesch-d'-Paola j'è chi passa a schivè 'l sol dop mesa matin; e via disend a l'istà
chi per un motiv, chi per l'autr, chi per andè 'n colina, chi per 'ndè piè i bagn a Po, chi per 'ndè al
giardin publich, e chi per n'afè e chi per n'autr, sempre cola contrà l'è piena d' frequensa, e d' bel
mond
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Pagina non memorabile, che ha tuttavia il merito di condurci per vie più dirette a
uno scenario in gran parte delegato, fissando oltretutto i canoni di una consuetudine
che si stenterebbe in ogni caso a definire "filosofica", quand'anche si volesse rimanere
a quanto ne dice il medesimo autore in un' altra analoga prosa descrittiva dedicata a
piazza Castello sul «Parnas Piemonteis» dell' anno prima:
potrebbe prescindere da un volume di primaria importan–
za qual è il
Carteggio inedito Tenca-Camerini,
a cura di
IGINIO DE LUCA, Milano-Napoli, Ricciardi, 1973 (ottimo
per la ricchezza delle annotazioni e per gli spunti che non
cessa di proporre). Per uno sguardo più aneddotico sono
da vedere gli ultimi due capitoli
(Sulle orme degli esuli
meridionali a Torino nel Decennio
e
Francesco De Sanctis e
Torino),
in RAOUL ROSSINI,
Meridionali a Torino,
Torino,
Edizioni Palatine, 1961.
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Tengo fuori le vere e proprie guide della città per
ragioni di spazio ma anche a causa della loro specifica
natura di strumento informativo e conoscitivo della geo–
grafia cittadina e dei suoi luoghi principali, su cui rinvio
soprattutto al recente contributo di ROSANNA ROCCIA,
Per
cittadini e f orestieri,
in ROSANNA ROCCIA e COSTANZA
ROGGERO BARDELLI (a cura di),
La
città raccontata. Torino
e le sue Guide tra Settecento e Novecento,
Torino, Archi–
vio Storico della Città, 1997, specialmente alle pp. 41-46,
perché meglio convenienti al periodo che qui ci riguarda.
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S.[OLITARI]
D'
BREUSS [SOLITARIO
DI
BROSSO],
Con–
trà d' Po,
in «P arnas Piemonteis», Torino, Stamperia
Fodratti, 1840, pp. 67-69. «Quel tratto di passeggio ha un
pregio particolare che supera ogni altro tratto, perché è
sempre il più frequentato in qualsiasi stagione dell'anno.
In autunno ci va chi aspetta gli amici che scendono dalle
vigne [le case di villeggiature che le famiglie più abbienti
possedevano sulla collina torinese]; ci va chi va in campa–
gna sulla collina, ci va per il semplice desiderio di trovare
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qualcuno che non può permettersi di andare in villeggia–
tura o non ne ha la passione: ci va chi cerca di comprare
l'uva bella, le pere butirre e le uova fresche dalle contadi–
notte.
Ci
vanno i ficcanaso e i dilettanti di avventure: ci
vanno dalle undici all'una quelli che cercano di farsi venir
l'appetito, e quelli che cercano degli appuntamenti galan–
ti, e quelli che cercano di non andare a pranzare senza
aver prima bevuto il vermut del Rondò, o del caffè Vene–
zia, o di Pola-Tito. D'inverno, essendo il passeggio più
protetto, si vedono i portici ingombri di gente di ogni
categoria; e la parte di mezzogiorno, cosiddetta dell'Uni–
versità, è maggiormente frequentata per poter godere dei
pochi raggi di sole che si possono prendere nella stagione.
E poi chi va a bere il caffè, chi va al biliardo, chi cerca con
i passi e con gli occhi la gente di teatro, chi avviluppato
nel mantello sta sulla panca del caffè Fiorio, di Caprotti,
del Mezzogiorno, di Dilei a guardare chi ha la testa più
grossa, e massime poi sul finire di carnevale la sfilata delle
carrozze in contrada di Po attira mezza Torino in parte a
piedi, in parte in biroccio, tanto la contrada è spaziosa,
bella, simmetrica e armonica. CosÌ in primavera per un
altro motivo dalla parte di San Francesco da Paola c'è chi
passa per schivare il sole dopo il mezzo mattino; e via
dicendo in estate chi per un motivo, chi per l'altro, chi
per andare in collina, chi per andare a fare il bagno a Po,
chi per andare ai giardini pubblici, e chi per un affare e
chi per l'altro, sempre quella contrada è piena di frequen–
za, e di bel mondo».