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del Valentino, la prima palestra, inaugurata il

18

agosto

1844

e predisposta, secondo i

soci fondatori , a ospitare corsi di scherma, danza, equitazione. A tale scopo Ober–

mann lanciava un appello ai genitori torinesi perché iscrivessero i loro figli alla Società

di ginnastica, dalla quale avrebbero tratto un indubbio giovamento formandosi «alla

vera virilità» e allontanandosi da «quell'ermafroditismo che non ritiene dell'uomo che

appena le forme esterne, della donna la fiacchezza solo e i difetti»; per non parlare -

aggiungeva - delle positive ricadute sullo studio, l'obbedienza, la disciplina

6 •

All'appello seguì l'istituzione della cosiddetta scuola gratuita, frequentata da fan–

ciulli proposti dai soci e giudicati dal consiglio direttivo idonei all'esercizio fisico. Tra

il

1847

e il

1848,

dunque, la Società di ginnastica si preoccupò di rafforzare la propria

struttura organizzativa, imperniata sia sulla ricordata scuola gratuita che sui corsi per

futuri istruttori e sulle lezioni riservate ai soci. Anche i meccanismi di affiliazione,

dopo qualche incertezza iniziale, rispondevano ormai a una prassi ampiamente conso–

lidata. L'ingresso nel sodalizio era infatti subordinato alla presentazione della candida–

tura di un nuovo socio da parte di un vecchio associato e alla decisione finale da parte

del consiglio direttivo. L'affiliazione costava 30 lire all'anno e durava un triennio; i non

residenti a Torino, al contrario, potevano usufruire di un solo anno di iscrizione

7 •

Per

rendere più capillare e incisiva l'azione propagandistica la società mise in campo

diverse iniziative, a cominciare dalla ristampa in 1000 esemplari

dell'Inno ginnastico

composto dal Romani e proseguendo con gli sconti per gli studenti universitari e l'uti–

lizzo della «Gazzetta Piemontese» per la pubblicità. Tali sforzi ottennero gli effetti

sperati: la palestra vedeva crescere la qualità e la quantità degli attrezzi a disposizione

degli utenti e aumentare il numero dei frequentatori, tanto da costringere il consiglio

direttivo a riformulare a più riprese gli orari delle lezioni in modo da coordinare sia le

esigenze dei soci e degli allievi istruttori che quelle della scuola gratuita. Nei mesi esti–

vi, ad esempio, le esercitazioni libere si svolgevano dalle 6 del mattino fino a sera, con

l'esclusione del giovedì e della domenica. Sempre in estate, e a partire dalle 5 del mat–

tino, le lezioni per i soci occupavano tre giorni alla settimana, mentre agli oltre 100

ragazzi della scuola gratuita erano dedicate le ore vespertine del giovedì e della dome–

nica. Una parte rilevante della loro educazione fisica consisteva in esercitazioni volte a

rafforzare «le braccia e la vista», come i lanci di giavellotti e di palle di ferro, o il solle–

vamento di manubri dal peso di 9 libbre. Per coloro che in base all'assiduità, all'impe–

gno e alle doti dimostrate durante le lezioni si erano conquistati il posto di capo-squa–

dra veniva concessa, in premio, un'intera giornata di bagni nel Po, con la relativa for–

nitura di «mutande» da parte della società. Dalle attività della scuola gratuita emerge–

va, quindi, un modello pedagogico che andava ben al di là dell'ambito strettamente

sportivo, tanto da suscitare l'interesse e l'ammirazione di studiosi come Ferrante

Aporti, il quale plaudì alle iniziative della Società di ginnastica, e delle stesse autorità

cittadine, che nel giugno del

1848,

riferendosi all'esperienza della scuola gratuita, deli–

berarono un contributo finanziario per «estendere il beneficio di tale istituzione agli

alunni delle scuole comunali»8.

Per quanto riguarda i soci, l'attività motoria non li distoglieva certo dalle vicende

politiche e militari del tempo. Il

12

dicembre

1847,

infatti, anche tra gli associati si

aprì la sottoscrizione per erigere un monumento a Carlo Alberto e, nei mesi seguenti,

si moltiplicarono le richieste di esercitazioni per apprendere le «evoluzioni militari» e

il maneggio dei fucili , domandati in gran copia al ministero della Guerra

9 .

La Società

6

RODOLFO OBERMANN,

Della ginnastica (VI). Dei gin–

nasticanti,

in «Letture di famiglia», 22 febbraio 1845, n. 8.

7

Calendario generale del Regno,

Torino, Tipografia

sociale degli artisti, XXIX 1852, p. 384.

8

Tutte le informazioni riferite nel testo sono ricavate

dai seguenti verbali della Società ginnastica di Torino,

conservati presso l'attuale sede del sodalizio: ARCHIVIO

DELLA SOCIETÀ GINNASTICA DI TORINO (d'ora in poi

78

ASGT), verbale n. 142, 27 marzo 1843; n. 143, 7 aprile

1847; n. 144, 15 aprile 1847; n. 150,31 maggio 1847; n.

205,23 novembre 1848; n. 226, 12 giugno 1848. Un senti–

to ringraziamento va

al

professor Vione, autentica memo–

ria storica della Società, che con la sua competenza e gen–

tilezza ha agevolato l'esame della documentazione.

9

ASGT, verbali n. 178, 12 febbraio 1848; n. 179, 17

febbraio 1848.