

Giovani,
il
cui unico diletto si è l'udire
il
gorgheggio d'evirato cantore, cui venerate qual nume di un
nuovo Olimpo, o che sventuratamente affezionate i giochi di sorte, sorgenti sicure di mille rovine,
volgete
il
Eiede al sontuoso edificio della pallacorda, imparate L.,] ad amare questo e gli altri giuochi
ginnastici
5.
Per quanto riguarda invece il tradizionale pallone al bracciale, giocato da tre gioca–
tori per squadra rigorosamente in costume e codificato in regole che con sempre mag–
giore insistenza cercavano di favorire la spettacolarità degli incontri a uso del pubbli–
co, disciplinando ad esempio i casi di interruzione delle partite e la durata delle stesse,
esso trovava a metà Ottocento una definitiva consacrazione istituzionale alla Cittadel–
la.
li
campo, lungo oltre 100 metri e largo 16, fu infatti appaltato dal Comune a un
impresario che ne migliorò la struttura, attrezzandola con gradinate in legno destinate
ad accogliere i numerosi sostenitori dei campioni professionisti del tempo, che spesso
facevano tappa a Torino, magari dopo essersi esibiti dietro un elevato compenso negli
sferisteri di Verona, Macerata, Firenze, Bologna
26 •
Al termine della stagione agonistica,
inoltre, il campo della cittadella si riconvertiva in una sorta di centro sportivo polifun–
zionale, ospitando sia esercitazioni di ginnastica che di equitazione2
7 ,
quasi a simboleg–
giare la notevole circolarità del fenomeno sportivo nella Torino risorgimentale, che
arrivava a lambire ambienti, ceti e sensibilità diversi.
Lo sferisterio si era dunque ritagliato all'interno della città uno spazio ludico al
quale i pubblici poteri, attraverso l'intervento normativo, avevano assegnato un'im–
portante funzione sociale. Non solo. Sull'onda di un crescente interesse popolare, il
gioco del pallone, entrato ormai nell'«immaginario collettivo», ispirava non di rado i
caricaturisti del tempo, pronti a cogliere ogni spunto proveniente dall' attualità politi–
ca. E il fatidico 1848 era un boccone troppo prelibato per lasciarselo sfuggire. Carlo
Alberto e Radetzky si ritrovarono così in uno sferisterio a rigiocare la prima guerra
d'indipendenza, sfidandosi con tanto di bracciale in un lungo, interminabile palleggio
che a Edmondo De Amicis non sarebbe certamente dispiaciuto raccontare2
8 •
25
PIETRO VISETTI ,
Il nuovo Trincotto ossia il gioco
della Pallacorda a Torino,
in «li Messaggiere Torinese», 9
luglio 1842, n. 28.
26
STEFANO ]ACOMUZZI,
Gli sport,
Torino, UTET,
1964-65, voI. 2, p. 613 e sgg.;
Il gioco del pallone a Torino
dal Medioevo ad oggi,
Torino, Ufficio della Federazione
Italiana Pallone Elastico, p. 8.
27
ASCT,
Affari Ufficio di Polizia,
cart. 17, fase. 13 ,
1852. Teatri, spettacoli e trattenimenti di ogni genere.
82
Attrezzi del gioco del pallone
al bracciale: una palla di cuoio
di lO centimetri di diametro e
180 grammi di peso, e un brac–
ciale «piemontese» con la ca–
ratteristica dentatura.
28
Purtroppo non
è
stato possibile rintracciare il
documento originale, segnalatomi da Romano Sirotto,
segretario della Federazione Italiana Pallone Elastico,
ricordato da LAURO ROSSI,
Il quarantotto nel pallone.
Carlo Alberto e Radetzky nello sferisterio,
in <<Lancillotto e
Nausicaa», 1984, n.1, pp. 62-67. li documento in questio–
ne risulta conservato nella Biblioteca di storia moderna e
contemporanea di Roma, sezione «Bandi, manifesti, fogli
volanti».