

Cavour in seno all'Associazione agraria, che aveva fatto del suo foglio uno dei periodi–
ci più attenti alle condizioni materiali di esistenza delle classi popolari e ai loro proble–
mi. E furono anzi gli accenni sempre più espliciti ed elogiativi contenuti nei fascicoli
delle «Letture» del 1847 alle riforme avviate nello Stato pontificio e la richiesta che
anche a Torino fosse concessa un' ampia libertà di stampa a provocare il 27 maggio la
soppressione del periodico per espresso volere del re.
Un ruolo di punta nel processo di graduale avvicinamento alla trattazione delle
questioni politiche fu svolto anche dai due periodici dati alle stampe tra il 1846 e il
1847 dall'intraprendente editore Giuseppe Pomba: l'<<Antologia italiana» e «li Mondo
illustrato». La mensile «Antologia» (luglio 1846 - giugno 1848), diretta da Francesco
Predari, si ispirò sul piano politico alle idee del moderatismo neoguelfo
di
Vincenzo
Gioberti e Cesare Balbo, che diedero la loro collaborazione alla rivista. E nell'articolo
programmatico lo stesso Predari indicava come intento principale della pubblicazione
quello di mostrare all'Italia, «tanto e da tanto tempo infelice per colpe e sventure, per
uno sciagurato dissidio di passioni, [...] ma più ancora per una funesta ignoranza dei
suoi veri bisogni e delle naturali sue forze, le piaghe della sua molteplice ignoranza, i
danni provenuti [... ] dallo sperpero delle grandissime sue facoltà» e di indicarle «i
documenti della sua salute». E a questo proposito la rivista cercò di mantenersi fedele
proponendo una serie di contributi di buon livello medio provenienti da una nutrita
schiera di collaboratori (piemontesi e non), che privilegiarono gli argomenti di natura
economica (per esempio Antonio Scialoja,
Bastiat e la libera concorrenza
e Camillo
Cavour,
Dell'influenza che la nuova politica commerciale inglese deve esercitare sul
mondo economico e sull'Italia in particolare,
1847, tomo II) e giuridico-amministrativa
(Ilarione Petitti di Roreto,
Dell'abolizione della feudalità nell'isola di Sardegna, 1846,
tomo II, e Giovanni Battista Mossone,
Sulla rIforma carceraria,
1847, tomo III). E alla
metà del 1847 l'«Antologia» affermò, per la penna di Predari, la volontà di un più
deciso impegno politico-culturale, espresso in termini di fede in un progresso identifi–
cato con <<l'indeclinabile corso della civiltà cristiana», perché «quando e principi e
popoli s'incamminano sulla via delle riforme con fiducia avvicendata e colla santa
ragione del bene, Dio
è
sempre con essi».
Mentre l' «Antologia » si rivolgeva a gruppi relativamente ristretti di intellettuali e
di persone colte, «li Mondo illustrato» - pubblicato settimanalmente dal 2 gennaio
1847 al 14 gennaio 1849 sotto la direzione prima di Giuseppe Massari e poi di Luigi
Cicconi - si indirizzò a un pubblico più vasto, fatto soprattutto di appartenenti agli
strati della media e piccola borghesia. li periodico aprì una nuova fase nella storia del
giornalismo illustrato italiano perché superò decisamente sul piano tecnico e dell'orga–
nizzazione redazionale i precedenti tentativi del genere avviati nella penisola, cercando
di avvicinarsi ai modelli stranieri più affermati anche grazie all' acquisto in Inghilterra
di una moderna e perfezionata macchina da stampa fornita di un motore a vapore. Al
«Mondo» arrise un discreto successo editoriale (riuscì infatti a toccare i 3000 abbona–
ti), dovuto sia alla ricchezza delle illustrazioni xilografiche (avvenimenti politici e fatti
di cronaca, costumi di popoli, monumenti, paesaggi, personaggi, caricature) che al
prestigio delle firme (dai moderati Ruggero Bonghi, Cesare Cantù, Giacomo Dina ai
più avanzati Filippo De Boni, Costantino Reta, Savino Savini).
La crescente pressione dell' opinione liberale e il fermento che cominciava a manife–
starsi in forme via via più vivaci anche nei suoi Stati indussero alla fine Carlo Alberto a
prendere la via delle riforme politiche. Così nel quadro di un più vasto insieme di
misure innovatrici il 30 ottobre 1847 furono pubblicate anche delle lettere patenti
relative alla stampa che liberalizzavano in qualche misura le norme vigenti in materia
di revisione, allineando la legislazione piemontese a quella più aperta e tollerante in
vigore da alcuni mesi nel Granducato di Toscana e nello Stato pontificio; e inoltre
venne abolita la censura ecclesiastica sulle pubblicazioni non attinenti a materie reli–
giose e furono sottoposti all 'esame del censore civile gli scritti mandati alle stampe dai
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