

negli anni seguenti a tutta una serie di fogli battaglieri". Il Sampol, affiancato da don
Margotti, si lanciò così in una violenta requisitoria contro i «demagoghi» della «Con–
cordia», del
«~essaggiere>?
e dell'«Opinione», che predicavano a suo awiso una guer–
ra alla quale Il paese era Impreparato e che per di più continuavano a provocare la
Chiesa e il clero che invece tanto potevano sull'«entusiasmo delle popolazioni» (21
novembre).
Le divergenze che ben presto si manifestarono all'interno del ministero Gioberti,
costituitosi il 15 dicembre 1848 grazie alla confluenza dei democratici subalpini e del–
l'abate torinese su un programma di lotta alle tendenze municipaliste, provocarono
rilevanti modificazioni nella linea dei periodici torinesi. Quando Gioberti cercò infatti
di realizzare con il progettato intervento militare in Toscana il suo programma che si
imperniava sull'ipotesi di un accordo dei vari sovrani
uniti in
una confederazione ege–
monizzata dal Piemonte e che richiedeva quindi il rovesciamento dei governi demo–
cratici andati nel frattempo al potere a Firenze e a Roma, i giornali democratici della
capitale si videro costretti a operare una revisione dei propri indirizzi, che fu partico–
larmente brusca nel caso della «Concordia». Il giornale di Valerio aveva fino ad allora
fatte proprie in larga misura le posizioni di Gioberti, aveva salutato «con entusiasmo»
la costituzione del suo ministero polemizzando con il «Risorgimento» secondo
il
quale
il programma del nuovo gabinetto era pressoché identico a quello del gabinetto prece–
dente (19 dicembre 1848) e si era mostrato assai tepido nei confronti del progetto di
Costituente italiana a base popolare avanzato dai democratici a Firenze e a Roma per–
ché la sua realizzazione era giudicata assai meno importante e urgente della ripresa
della guerra (26 gennaio 1849). Ma il 21 febbraio 1849 il giornale dovette prendere
atto che Gioberti, con la sua iniziativa personale per l'intervento in Toscana, si era
reso responsabile di un' azione deplorevole che rischiava di dividere il Piemonte dal
resto dell'Italia, e fu costretto l'indomani a giudicarne «temeraria e antitaliana» la
politica. Alla ricerca di un nuovo equilibrio dopo la rottura con Gioberti, la «Concor–
dia» prese le distanze anche dalle tendenze democratiche estreme, chiedendo ai
repubblicani dell'Italia centrale di essere più concilianti per non alienare Carlo Alber–
to e l'esercito piemontese dalla causa nazionale e scrivendo il 9 marzo:
Per la stessa ragione che ci muove a combattere in Piemonte i mascherati retrogradi, i campioni
esclusivi dell'antagonismo costituzionale con la forma repubblicana, noi combatteremo, occorrendo,
a Roma e a Firenze i campioni esclusivi dell'antagonismo repubblicano con la forma costituzionale.
Nella rottura con Gioberti la «Concordia» era stata tuttavia preceduta da
Brofferio,
il quale del resto anche
in
precedenza si era chiaramente differenziato dalla linea gio–
bertiana. Il «Messaggiere», che aveva commentato con qualche riserva la formazione
del gabinetto presieduto da Gioberti - a suo awiso espressione non dell'opposizione
democratica ma della «parte moderata» dell'opposizione stessa
(3
gennaio 1849) - e
che pur dichiarandogli il suo appoggio non gli aveva risparmiato le critiche per le esi–
tazioni nei confronti della ripresa della guerra e della convocazione di una Costituente
democratica (2 dicembre 1848 e 31 gennaio 1849), nei primi giorni di febbraio si dis–
sociò definitivamente dalla politica del ministero,
~atto
di sedicenti
«~em~cratici»,
insistendo poi per il riconoscimento della repubblIca romana e per
~ ade~lOne
alla
Costituente italiana. Restò invece fedele a Gioberti,
il
«potente gemo» rIspetto al
quale Brofferio appariva un «pigmeo», il «Conciliatore
t~rinese»,
che dopo
~a
caduta
dell' autore del «Primato» polemizzò con i
«demagog~ll»
della
«Conc~rdI~»
e
d~l
«Messaggiere», accusandoli di aver lavorato alla sua rovma e a quella dell Italia, e
c.rI–
ticò al tempo stesso gli altri componenti del ministero che non avevano sostenuto GlO-
Il
TERESA BUTTINI,
Stefano Sampol e due giornali /ori-
pp.
616-617.
nesi (1848-1850),
in «Rivista d'Italia»,
15
aprile
1914,
99