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Matrimonio del «Risorgimento»

colla «Nazione».

Vignetta satiri–

ca, in «Il Fischietto», a. II, n.

63,29 maggio 1849 (Torino,

Biblioteca Civica).

berti e che con la loro politica «timorosa o donnesca» non osavano ripudiare i «fazio–

si» governi di Roma e Firenze (27 febbraio e 10 marzo).

Venendo infine al «Risorgimento» - che aveva inizialmente preso posizione contro

il ministero «democratico», criticando come fatto «mostruosissimo» la decisione di

sciogliere la Camera dei deputati e indire nuove elezioni (30 dicembre 1848) -, quan–

do si profilò la divaricazione fra i democratici e

il

presidente del Consiglio lavorò per

approfondire il contrasto appoggiando la politica di Gioberti ostile ai governi di

Firenze e Roma; e dopo le dimissioni gli manifestò la sua simpatia e solidarietà contro

gli attacchi della sinistra. Un atteggiamento analogo tenne anche

il

quotidiano modera–

to di destra «La Nazione», apparso dal

2

gennaio al

23

maggio 1849 sotto la direzione

di Carlo Baudi di Vesme. Significativo, in proposito, quello che scrisse Petitti di Rore–

to il 19 febbraio approvando la decisione presa da Gioberti di far chiudere il democra–

tico Circolo italiano di Genova: «Il ministero Gioberti, esplicando santamente il suo

sistema, ha ne' punti essenziali del suo governo operato in modo da riscuotere 1'appro–

vazione di tutti i veri liberali, checché ne dicano gli esaltati». E simile fu 1'orientamen–

to del quotidiano cattolico-conservatore «Guida del popolo», un piccolo foglio che,

dopo aver difeso nello scorcio del 1848

il

ministero Pinelli, dal 2 febbraio 1849 conti–

nuò le pubblicazioni come «Istruttore del popolo», dandosi un programma che affer–

mava la necessità di conciliare religione e monarchia costituzionale nel pieno rispetto

della libertà della Chiesa e che ammetteva l'ipotesi di una Costituente federale la

quale, come quella proposta da Gioberti, facesse salva l'autonomia dei singoli Stati ed

escludesse il mandato illimitato ai deputati.

Questo

è

dunque

il

panorama della stampa politica periodica torinese sino al marzo

1849; di

a poco la ripresa delle ostilità - richiesta non più dai soli democratici ma

anche dal «Risorgimento» e dai moderati quale rimedio estremo per evitare una crisi

dagli esiti incerti e potenzialmente pericolosi per la stessa monarchia - e i gravi proble–

mi aperti dalla sconfitta di Novara modificarono radicalmente i termini della situazio–

ne, ponendo il giornalismo piemontese e torinese di fronte a compiti nuovi e a nuove

scelte.

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