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Sin dal 1757 a palazzo San Germano tre giovani precocissimi avevano dato vita a

una «Società privata torinese fisico-matematica» per discutere e verificare teorie ed

esperimenti scientifici: erano 1'ospitale padrone di casa, il conte Angelo Saluzzo di

Monesiglio, il matematico Luigi Lagrange, il medico Gianfrancesco Cigna. La Società

privata si istituzionalizzò nel 1783, divenendo Reale Accademia delle Scienze, quella

che sarà il solido e duraturo tramite con la cultura europea e il luogo in cui avverrà la

parte più cospicua della rivoluzione scientifica piemontese

4 •

Contemporaneamente alle conversazioni di palazzo San Germano, anche palazzo

Barolo apriva, tra gli anni cinquanta e sessanta del '700, le proprie sale a incontri cul–

turali tra intellettuali, ambasciatori esteri presso la corte sabauda, massoni. Ne era

mecenate Carlo Gerolamo Falletti di Barolo, padre del marchese Ottavio, nonno di

Carlo Tancredi. Nel salotto Barolo le discussioni riguardavano meno le scienze esatte e

più la grande cultura illuministica coeva, analizzando con finezza e attenzione, ma

anche con dissenso, autori quali Rousseau, Voltaire, Montesquieu, d'Alembert, Helve–

tius, Hume. Si trattava comunque, fino a quando regnò Carlo Emanuele

III

coadiuva–

to dal ministro Bogino, di iniziative guardate con forte ostilità governativa

5 .

Pure per i salotti intesi sotto il profilo culturale, la svolta si ebbe con l'ascesa al

trono nel 1773 di Vittorio Amedeo III, che ruppe con la politica del padre e del

nonno, licenziò la vecchia classe dirigente, mise in crisi la collaborazione con la bor–

ghesia emergente, ridiede spazio all' aristocrazia. Si apriva così, per un verso, una situa–

zione di instabilità e di debolezza politica del potere centrale, che contribuirà non

poco al successivo crollo degli anni novanta; ma per un altro verso si ebbe una vera e

propria esplosione della società civile colta, alla ricerca di nuove forme di socializza–

zione e di aggregazione, in una prospettiva di ammodernamento e di più veloce circo–

lazione delle idee. Da qui la fioritura di associazioni, circoli, periodici, iniziative edito–

riali, club e salotti di cultura nella capitale e in provincia. Alla diffusione contribuì

pure la massoneria, per il suo cosmopolitismo illuministico, per l'essere diventata Tori–

no nel

1775

la capitale del mondo massonico italiano, per il fatto di avere ai vertici

sovrani come Federico II di Prussia, Gustavo

III

di Svezia e, forse, nel regno di Sarde–

gna lo stesso Vittorio Amedeo III6.

Iniziava cosÌ quella che Franco Venturi ha definito la breve estate di san Martino

della cultura piemontese tra il

1773

e il

1789,

tanto più significativa in uno stato di

frontiera come quello sabaudo, rimasto periferico e appartato rispetto alla cultura ita–

liana e che ora intensificò i collegamenti con le grandi correnti culturali europee.

Ci fu a Torino un 'esplosione di accademie e società private, cioè di momenti infor–

mali di libera conversazione intellettuale in salotti per lo più patrizi, e taluni borghesi.

Cominciò nel

1776

la Sampaolina, così detta dal palazzo del conte Emanuele Bava di

San Paolo dove fu fondata e si riunì a lungo, prima di proseguire gli incontri a palazzo

Barolo, messo a disposizione da Ottavio di Barolo. Quest'ultimo era, tra i promotori,

uno dei più giovani, mentre gran parte degli altri aristocratici appartenevano alla gene–

razione di mezzo. Molte altre nascevano in quegli anni e dopo non molto tempo per lo

più cessavano di funzionare. Si trattava di società private di musica, di un'Accademia

di pittura e scultura, di una Società teologica e un'altra detta dei Filòmati, che studia–

vano entrambe e dibattevano le sacre scritture, la teologia e la storia ecclesiastica, di

119, 1985,

degli «Atti della Accademia delle Scienze di

Torino. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche»,

t.

I,

p.

33.

4

VINCENZO FERRONE,

La Reale Accademia delle Scien–

ze di Torino: le premesse e la fondazione,

in

J

primi due

secoli della A ccademia delle Scienze di Torino

cit. ,

pp. 42-

44; CARLO CALCATERRA,

Il nostro imminente Risorgimen–

to. Gli studi e la letteratura in Piemonte nel periodo della

Sampaolina e della Filopatria ,

Torino, SEI,

1935, pp. 341-

343,385.

102

5

V. FERRONE,

La Reale Accademia delle Scienze di

Torino

cit., pp.

43-45.

6

Ibidem,

pp.

40, 47; G . GlARRIZZO,

Le istituzioni cul–

turali piemontesi

cit. , p.

27.

7

GIUSEPPE RICUPERATI,

Accademie, periodici ed enci–

clopedismo nel Piemonte di fine Settecento,

in

I primi due

secoli della Accademia delle Scienze di Torino

cit.,

pp.

83-

85,

ora

in

lo.,

I volti della pubblica felicità. Storiografia e

politica nel Piemonte settecentesco,

Torino, Meynier,

1989,

pp.

203-236.