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CARLO GIUSEPPE TALUCCH1 , CARLO SCIOLLI,

Vestibolo d'ingresso al Regio Manicomio di Torino.

Lito–

grafia,

1836.

Pagina a Ironte:

ENRICO GONIN,

Interno del nuovo Ospedale dei Pazzi.

Litografia

di

Deme–

trio Festa,

1835,

in

lo.,

Monumenti e siti pittoreschi della

Città

e Contorni di Torino,

Torino, Marietti,

1836

(ASCT,

Collezione Simeom,

D 626; 625).

visto che il nuovo edificio di via Giulio era stato inaugurato solo nel

1836

con una spesa

ingente e proprio all'insegna dei criteri più avanzati della psichiatria. I medici, diventati

una presenza stabile, avevano instaurato una terapeutica specifica della malattia menta–

le: la sostituzione delle catene con le camicie di forza, meno umilianti e dolorose,

fu

simbolo di un «utilizzo terapeuticamente controllato» dai medici della violenza eserci–

tata sui degenti

l8 .

Ciononostante nel

1847

Bonacossa, primario del manicomio, ammet–

teva che il nuovo edificio aveva mancato il suo obiettivo: potevano esservi ricoverate

solo

400

persone, mentre la media giornaliera superava le

450,

raccogliendo il

45

per

cento degli alienati del Regno; e solo il puntuale incremento della mortalità riusciva a

riequilibrare la situazione. La reclusione garantiva il minimo vitale ai degenti poveri, ma

il

regime alimentare restava inadeguato, la morbilità elevata e votata alla cronicizzazio–

ne. La medicina delle passioni aveva preso di mira il disordine dei ceti popolari; ma la

carenza di finanziamenti aveva vanificato la separazione tra le diverse classi della follia

e, soprattutto, la sistemazione adeguata dei pensionari. L'aperta ammissione del peggio–

ramento igienico e ambientale rispetto alla vecchia struttura, anticipava di pochi anni

il

successivo trasferimento del manicomio alla Certosa di Collegno.

L'accelerazione del rinnovamento delle strutture sanitarie

fu

provvisoriamente ral–

lentata dagli eventi politico-militari del

1848-1849.

CosÌ se verso la metà degli anni

quaranta molte attenzioni erano state poste al progetto di un nuovo ospedale militare

secondo

il

modello a padiglioni di Bordeaux, in verità, dopo la sconfitta di Custoza, ci

si limitò alla costituzione di un corpo di infermieri militari, con un «soprassoldo

straordinario», per favorire un «sollecito ritorno all 'armata dei risanati»19.

18

G.

CASALlS,

op.

cit.,

pp.

670-671;

BARBARA MAFFIOOO,

L'istituzione manicomiale torinese dalla Restaurazione al

periodo post-unitario,

tesi

di

laurea

in

Storia del Risorgi–

mento, Università

di

Torino, relatore U. Levra, a.a. 1980/81.

19

LUIGI FEDERICO M ENABREA,

Notizia sul nuovo Spe-

204

dale Militare progettato per la pia1.1.a di Torino. Opera

coronata al concorso il

17

giugno

1844,

in

«Memorie della

R. Accademia delle Scienze di Torino», tomo VIII;

ASCT,

Raccolta dei regii editti, manifesti ed altre provvi–

denze dei magistrati ed uffizii pubblicati nel/'anno 1848,