

Gli
ospedali
di Silvana Baldi
Intorno al 1848 la
Statistica medica
della Regia commissione superiore per gli Stati
di terraferma rivelava un quadro poco confortante: significativo di una condizione
sociale che comportava una vera e propria questione sanitaria. Nella capitale l'aspetta–
tiva media di vita non superava i 35 anni; e con il 45 per cento della mortalità com–
plessiva dato da bambini fino ai 7 anni, l'infanzia sembrava essere la vittima privilegia–
ta di una città che negli ultimi decenni aveva attirato più popolazione di quanta potes–
sero assorbirne le sue strutture produttive, abitative, assistenziali e sanitarie
l .
Se negli anni trenta la paura del colera aveva rivelato il degrado urbano, la
Statistica
medica
sosteneva apertamente la tesi dell '«influenza preservatrice dell'agiatezza e
micidiale della miseria». La diffusione delle patologie respiratorie e gastroenteriche, di
quelle croniche rispetto alle acute, induceva a concentrare l'osservazione sulla miseria,
quale agente predisponente alla morbilità e alla mortalità
2 .
«Morbi popolari» era infat–
ti l'espressione usata dai medici attenti alle cause sociali: sottoalimentazione diffusa ,
condizioni igieniche personali, delle abitazioni e della città assolutamente precarie.
Nel 1840 sulle «Letture popolari» di Lorenzo Valerio si leggeva: «c'è delle case che
non sono case: la casa del vero povero è una di quelle»3. Non erano quindi migliorate
le condizioni che nel 1831, per paura del colera, avevano costretto il Cottolengo a
chiudere l'Ospedale della Volta Rossa, ospitato in una «casa la più popolosa di Torino
[ ... ] colle camere piccole e poco ventilate ed in aderenza di un fabbricato di sette
piani, fatto il tutto abituro nei piani superiori di molta gente bisognosa» che gettava
nei cortili «immondizie od acque puzzolenti»4. E quella popolazione «poverissima,
specialmente composta di donne e
di
fanciulli» , che nell'inverno del 1844-45 si accal–
cavano a centinaia negli scaldatoi testimonia che la morte per freddo era ancora fre–
quente5.
Nella logica della prevenzione, la necessità
di
bonifica dello spazio urbano assume–
va pure connotazioni morali: i ceti popolari frequentavano troppo le osterie e l'alcooli–
smo era preso di mira quale concausa di molte patologie. Salute fisica e morale erano
l
Informazioni statistiche raccolte dalla Regia Commis–
sione Superiore per gli Stati di S. M. in Terraferma, Statisti–
ca medica,
Torino, Stamperia Reale, 1849- 1852, Parte II,
pp. 344-345 ; UMBERTO LEVRA,
L'altro volto di Torino
risorgimentale.
1814-1848, Torino, Comitato di Torino
dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 1988,
pp. 41 -53 , 62-68, 79-81, 162-163.
2
Statistica medica
cit., Torino, Stamperia Reale, 1847,
Parte I, p . XXII; Parte Il, p . 494; ARCHIVIO STORJCO
DELLA
CITTA
DI
TORINO (d'ora in poi ASCT),
Collezione
Simeom,
C 5176, CARLO FRANCESCO BELLTNGERJ,
Prospet–
to clinico dell'Ospedale Maggiore dell'Ordine Mauriziano
nel biennio 1839-1840,
Torino, 1841.
3
V
ALENTINA POLI,
Igiene e moralità dei ceti popolari
nella Torino carlo-albertina,
tesi di laurea in Storia del
Risorgimento, Università
di
Torino, relatore U. Levra, a.a.
1985/ 86; TIZIANA BOSSIO,
La
moralizzazione dei ceti popo-
lari nel Piemonte prerisorgimentale. Le "Letture popolari"
(1 836-1 841), tesi di laurea in Storia del Risorgimento ,
Università di Torino, relatore U. Levra, a.a. 1990/ 91.
4
G IOVANNA BERGOGLlO,
L'opera assistenziale e socia–
le di
S.
Giuseppe Benedetto Cottolengo,
Bra, Cassa di
Risparmio, 1986, pp. 49-50; ASCT,
Collezione X II,
voI.
192, Regno di Sardegna. Censimento della popolazione per
l'anno
1848, Torino, Stamperia Reale, 1852, fasc . l , p.
284; SILVANO MONTALDO,
Sanità e politica in età carlo–
albertina: il caso del cholera morbus,
tesi di laurea in Storia
del Risorgimento, Università di Torino, relatore U. Levra,
a.a. 1991/ 92.
5
ARCHIVIO DI STATO
DI
TORINO (d'ora in poi AST),
Sez. l ' ,
Materie ecclesiastiche, Opere pie per comuni e bor–
gate,
m. 21 9 d 'addizione, fasc. 32, 1844
Soscrizione per
soccorsi invernali per stabilire scaldatoj e distribuire vestia–
rio e combustibile ai poveri della città di Torino.
199