

A Torino, alla vigilia del '48, le carceri giudiziarie erano quattro: le Senatorie, le
Correzionali, le Forzate e le Torri. Queste ultime, situate nelle umide e buie torri di
Porta Palatina, erano le prigioni del Vicariato, che cessò di svolgere funzioni giudizia–
rie con
il
già ricordato editto del 30 giugno 1847_Inoltre esistevano anche alcune car–
ceri speciali, che durante il periodo della Restaurazione mutarono più volte la loro
funzione: il Martinetto, l'Ergastolo e la Generala_
li
Martinetto, dal
1776
adibito a luogo di reclusione per le donne affette da malattie
veneree, era situato «fuori di porta Susa in un antico, sdruscito e mal costrutto caseg–
giato, che servì di concieria [. ..
J
in mezzo a prati adacquati, vicino ad un canale della
Dora ed in un sito basso ed uliginoso»43 . Questo edificio, tuttavia, cadente e consunto
nelle strutture, mal si adattava allo scopo a cui era stato adibito, tanto più che non
consentiva neppure di separare «le molte veneree per propria colpa, e le poche per
non rea cagione ivi venute a farsi curare»44, per cui nell' estate del 1836 si stabilì che le
donne qui recluse fossero trasferite, appena possibile, nella casa di correzione dell'Er–
gastolo, in fase di ristrutturazione, insieme con le prostitute provenienti dalla Genera–
la , per poter così chiudere definitivamente il Martinett0 45 .
Anche l'Ergas tolo, dunque, nell'ambito della riforma carceraria avviata da Carlo
Alberto, cambiò la propria destinazione d'uso. Questo era un grande edificio a forma
di H, situato a due chilometri da Torino sulla strada per Nizza (corrispondente oggi
alla via omonima) , destinato fin dal 1785 a luogo di reclusione per i giovani delinquen–
ti. Aveva per lo più mantenuto tale funzione fino al 1836, allorché fu destinato ad
accogliere, una volta finiti i lavori di ristrutturazione, le donne di malaffare nella parte
di levante, e quelle sifilitiche a ponente, mentre i suoi giovani ospiti vennero trasferiti
provvisoriamente nel carcere centrale di Saluzzo in attesa di una nuova sistemazione 46 .
In
un primo momento si sarebbe voluto introdurre, nella parte del correzionale fem–
minile, il sistema cellulare, che prescriveva l'isolamento di giorno e di notte, ma una
simile prospettiva avrebbe implicato l'intera ricostruzione dell'edificio e inoltre avreb–
be sottoposto le recluse, la cui condanna non superava i tre anni, a una pena troppo
severa. Questo sistema, inoltre, non era ancora stato sufficientemente sperimentato
nelle carceri in cui era in vigore, per cui si determinò di collaudarlo in parte, facendo
costruire 85 cellette nel sottotetto e lasciando al primo piano e al pianterreno dormitori
comuni. Secondo il modello del penitenziario di Ginevra - fondato sull'isolamento not–
turno, sul lavoro in comune e sulla regola del silenzio - tutte le donne appena arrivate
al Correzionale dovevano trascorrere almeno un mese nelle celle d'isolamento, per dare
loro modo
di
riflettere, per piegare le resistenze delle riottose e per dar modo
ai
funzio–
nari carcerari di conoscere la loro indole al fine della futura suddivisione in gruppi.
Trasferite le prostitute all'Ergastolo, secondo il generale piano di riforma di suddi–
videre in modo idoneo i detenuti per razionalizzarne l'opera di recupero, nel 1839
anche l'edificio della Generala, rimasto vuoto, divenne oggetto
di
ampi progetti di
ristrutturazione al fine di adibirlo a carcere agricolo per i «giovani discoli», allora tem–
poraneamente trasferiti a Saluzzo dall'Ergastolo.
Questo edificio - situato a cinque chilometri circa da Torino sulla strada di Stupini–
gi - che oggi identifichiamo con l'attuale Ferrante Aporti in Corso Unione Sovietica,
dal 1816 venne destinato per circa un ventennio a luogo di reclusione per le prostitute,
fino a quando nel 1839 fu avviato l'ambizioso progetto di trasformare il vecchio stabi–
limento in un moderno carcere agricolo per giovani delinquenti 47. I lavori di adatta-
4}
GIOVENALE VEGEZZI,
Cenni intorno al com!zionale
delle prostitute, ed all'ospizio celtico eretti con
R.
brevetto
del
28
maggio
1836
nell'edifizio dell'Ergastolo presso Tori–
no,
in
Calendorio generale
cit., XV,
1838,
p.
604.
196
44
Ibidem.
4'
Ibidem.
46
G . VEGEZZI,
Cenni intorno al co" ezionale delle pro-
stitute
cit.,
p.
605;
R
AUDlSIO,
La
«Generala» di Torino
cit.,
pp.
9-48; P. CASANA T ESTORE,
Le
riforme corceran'e
cit.,
pp.
300-302; G . NALBONE,
Carcere e società
cit.,
pp.
119- 122.
47
Per una dettagliata storia della Generala dal
1785
al
1850
si veda R
AUDISIO,
La
"Generala» di Torino
cit.;
anche
GIOVENALE VEGEZZI,
Cenni intorno al co" ezionale