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menti necessari per l'attività scientifica, scriveva: «anche in questa parte Torino non ha

bisogno di ricorrere all'estero per far costruire una nuova invenzione della scienza o

una nuova combinazione di attrezzi, onde interrogare la natura e sperimentare sulla

materia»3. Fra i partecipanti torinesi più direttamente rappresentanti della cultura chi–

mica ricordiamo Amedeo Avogadro

(1776-1856) ,

e Ascanio Sobrero

(1812-1888),

uomini di generazioni e tradizioni diverse

4 ,

ma può essere utile soffermarci su un par–

ticolare episodio del Congresso, significativo perché ci permette di ricostruire diversi

aspetti della cultura scientifica, torinese e italiana, del tempo_

Le riunioni disciplinari degli scienziati italiani si svolgevano in sessioni separate, e

fu in una seduta della sotto-sezione chimica che il professore pavese Ferdinando De

Cattanei di Momo lesse una relazione che avversava l'uso terapeutico del calomelano

in associazione col cloruro d'ammonio o con cloruri alcalini. Come sarà sempre sotto–

lineato nella successiva polemica italiana, non si trattava di un'esercitazione accademi–

ca in quanto ne andava di mezzo la vita di un paziente, o di un accusato se si fosse

trattato di un caso giudiziario di veneficio. La relazione del chimico pavese fu contra–

stata da Angelo Abbene

(1799-1865) ,

farmacista capo dell'Ospedale Maggiore di San

Giovanni Battista, nonché preparatore e ripetitore alla Scuola

di

chimica generale e di

farmacia della Regia Università di Torino. Dopo la sessione Pietro Peretti, professore

di chimica farmaceutica a Roma

5 ,

incontrò Abbene e Giovanni Battista Schiapparelli

(1795-1863) ,

farmacista e industriale chimico, e da loro fu messo al corrente della

serietà delle obbiezioni (sperimentali) che Abbene muoveva a De Cattanei_ Così,

il

giorno seguente, al momento della lettura del verbale della seduta precedente, Peretti

insorse di fronte ad una «inaspettata e speciosa asserzione»6che dava completamente

ragione al docente pavese. Nel corso della successiva discussione Peretti e Girolamo

Ferrari

7

chiesero che fosse costituita una commissione per accertare sperimentalmente

chi fra i contendenti avesse ragione. La commissione fu composta da Gian Lorenzo

Cantù

(1789-1869)8,

Ferrari, Peretti, De Cattanei e Abbene, ed essa, con la cospicua

assenza di Cantù, si ritrovò il giorno seguente nel laboratorio di chimica dell'Univer–

sità, sito nell 'ex-convento di San Francesco da Paola (vi si accedeva da via Po

16).

I

quattro presenti eseguirono un paio di esperienze cruciali e giunsero a una conclusio–

ne unanime, che al momento lasciava "in pareggio" i contendenti e che fu divulgata

come uno dei tanti esiti scientifici, e critici, del Congresso.

Se si considera l'usuale andamento delle polemiche scientifiche va da sé che il dissi–

dio fra Abbene e De Cattanei non poteva concludersi con il salomonico parere del

secondo Congresso degli scienziati, esso anzi si sviluppò vigorosamente fino al terzo

3

MI CHELE CER IANA- MAYNER I, PI ERO Q UARATI ,

ROBERTA SPALLONE, ]est

à Turin,

Torino, CLUT, 1995, p. 15.

4

Avogadro, noto per l'ipotesi sulla costituzione dei

gas, era allo ra una figura rilevante dell '

establishment

scientifico torinese. Titolare della cattedra di Fisica subli–

me (ma con qualche ombra di ufficialità per la sua troppo

tiepida fedeltà politica), fu direttore della classe di Scien–

ze matematiche e fisiche dell 'Accademia delle Scienze.

Ascanio Sobrero si era laureato in medicina nel 1832 e in

chirurgia nel 1833 , ma spinto dai consigli dello zio,

il

generale Carlo Raffaello Sobrero (1791-1878), cominciò a

frequentare i laboratori di chimica e di chimica farmaceu–

tica dell'Università; si veda G IUSEPPE GARBARINO,

Alla

scoperta di Ascanio Sobrero,

Cavallermaggiore, Centro

stampa, 1995, pp. 35-36. Dopo

il

Congresso degli scien–

ziati parti per Parigi, dove iniziò

il

suo lungo periodo di

perfezionamento.

, P ietro Peretti (1 781-1864), nato a Castagnole Pie–

monte aveva completato gli studi di fa rmacista a Torino

nel 1802, e si era subito trasferito a Roma. Eccellente

ricercatore,

fu

più volte onorato dal governo pontificio, e

divenne professore di chimica farmaceutica alla Sapienza;

si ved a G IORG IO MAGGIO I, CRISTOFORO MASI NO,

ACHILLE Russo,

Dizionario Storico Biografico dei Farmaci-

238

sti Italiani,

Torino, Accademia Italiana di Storia della Far–

macia, 1984, d'ora in poi DBFI, S.v.

6

PI ETRO P ERETTI ,

Osservazioni sopra la quistione

insorta fra

i

signori Decattanel; Professore di Chimica nel–

l'Università di Pavia, ed Abbene, Chimico Farmacista nel–

l'Ospedale di S.Giovanni in Torino e Preparatore alla Scuo–

la di Chimica nella

R.

Università,

Torino, Cassone e Mar–

zorati, 1841 , p. 4. Si tratta di un estratto di 12 pagine,

tratto dal «Giornale delle Scienze Mediche» (maggio

1841 ).

7

Girolamo Ferrari (1794-1856) , studiò a Pavia, volon–

tario nella napoleonica campagna di Russia, titolare della

farmacia dell'Ospedale di Vigevano. Oltre a scritti vari

di

chimica e farmacia fu autore di

Trattenimenti popolari

sulla chimica;

DBFI, S.v.

B

Troveremo ancora

il

medico collegiato G.

L.

Cantù

più oltre; qui va ricordato che aveva retto la cattedra

di

chimica dell 'Università di Torino dal 1835, cioè dalla

morte di Giovanni Antonio Giobert (1761-1834) , fino al

1840; in quell'anno l'insegnamento era stato affidato a

Vittorio Michelotti ma alla morte di questi nel 1842 l'inse–

gnamento era stato dato nuovamente a Cantù, come pro–

fessore

di

chimica generale (ruolo mantenuto fino al 1855,

quando andò in pensione).