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occupava delle scuole secondarie, a quelli della sanità militare e delle miniere). Egli fu

un esponente potente della medicina piemontese, ma non propriamente un chimico

praticante, e l'occupazione ventennale della cattedra torinese di chimica bloccò ogni

sviluppo istituzionale degli studi disciplinari. Gli eccellenti risultati di Sobrero furono

ottenuti altrove, nell' ambiente tecnico dell'Arsenale.

Nel

1848,

annus mirabilis

cui è giunto il racconto, Cantù era rettore dell'Università,

e l'ordinamento di quest'ultima subì una profonda trasformazione, con la separazione

formale nel corpo della

R.

Università delle discipline scientifiche da quelle umanisti–

che. I chimici torinesi più qualificati, Abbene e Sobrero, si trovavano in lista (accade–

mica) d'attesa. Nel

1847

era morto Giuseppe Lavini, il titolare della cattedra di chimi–

ca farmaceutica, e Abbene che era preparatore di chimica generale fin dal

1834

aveva

assunto l'incarico dell'insegnamento. Nel

'48

divenne professore straordinario e nel

1850,

non senza polemiche

38 ,

fu nominato titolare della cattedra. La vicenda della cat–

tedra di chimica generale, e di Sobrero, fu affatto diversa. Egli nel

1850

fu il sostituto

di Cantù, ancora rettore, e per il suo ottimo stato di servizio poteva sembrare che

Sobrero dovesse solo attendere il pensionamento dell' altrimenti inamovibile titolare,

ma le cose andarono ben altrimenti.

In quegli anni il calabrese Raffaele Piria

(1815-1865)

era diventato il chimico italia–

no più noto, non solo per aver conseguito fama europea con notevoli lavori su sostan–

ze organiche naturali come la salicilina

39 ,

ma anche in seguito alla sua appassionata

partecipazione alla guerra contro l'Austria. Nel

1841

era stato chiamato all'Università

di Pisa, nell'ambito di una ambiziosa politica culturale che all'inizio degli anni

1840

aveva spinto Leopoldo II a mettere su cattedre scientifiche un poderoso quartetto: il

fisico matematico Ottaviano Fabrizio Mossotti, il geologo Leopoldo Pilla, il fisico e

fisiologo Carlo Matteucci, e, appunto, il chimico Piria. Si deve dubitare che il grandu–

ca si sia reso conto del potenziale scientifico e politico che così immetteva nell'Univer–

sità pisana, però, almeno per il secondo aspetto, gli eventi del

1848

chiarirono la que–

stione. Matteucci seguì la via dell'azione politica in Toscana e all'estero, giungendo

fino a intervenire nell'ottobre al Parlamento di Francoforte. Mossotti, Piria e Pilla si

arruolarono come ufficiali nel battaglione degli studenti pisani. Il battaglione raggiun–

se le truppe regolari piemontesi, partecipando a duri scontri a Curtatone e Montanara.

Pilla morì in combattiment0

40 ,

ma gli altri colleghi-ufficiali tornarono dalla campagna

militare con l'alone (o il marchio) indelebile del patriota.

Tornando sullo scenario della cultura chimica torinese troviamo, con qualche sor–

presa, che la prima importante iniziativa del dopoguerra venne presa proprio nel

segno della forte personalità di Piria. Alla fine del

1851,

per iniziativa di un gruppo di

chimici farmacisti fra cui Abbene, G. B. Schiapparelli, Selmi, Francesco Chiappero

(1820-1879)

e Pietro Borsarelli

(1805-1878),

fu fondata la Società di Farmacia degli

Stati sardi. La Società si riunì prima nel grande anfiteatro di chimica, poi in locali con–

tigui nel solito ex-convento di San Francesco da Paola, e si diede un organo di stampa

destinato a stabilire una notevole tradizione professionale nell' ambito piemontese. Ed

è qui, nell'anteporta del primo volume del «Giornale di Farmacia, di Chimica e di

Scienze affini», che ci imbattiamo in un sorprendente, bellissimo ritratto di Piria. Nel

volume ora rilegato non vi è spiegazione alcuna del motivo di questo ritratto (unico

nella collezione del «Giornale» per uno scienziato vivente), ma i riferimenti entusiasti–

ci a Piria, i contributi suoi e dei suoi allievi trovano ampio spazio nel corso dei primi

anni di vita della Società e del suo organo di stampa. In effetti era iniziata una lunga

campagna per il rinnovamento degli studi chimici nell'Università, possibilmente con

38

Tale nomina fu attaccata perché Abbene <<non

aveva altro titolo accademico che un diploma farmaceuti–

co»:

F.

CHIAPPERO,

Angelo Abbene

ciL, p. 7.

39

Piria aveva iniziato queste ricerche nel lungo sog–

giorno parigino, dal 1836 al 1839, quando aveva lavorato

nel laboratorio di Dumas.

40 F ERDINANDO

A.

PINELLI ,

Storia militare del Pie–

monte in continuazione di quella del Saluzzo, cioè dalla

pace di Aquisgrana sino ai dì nostri,

val. III, dal 183 1 al

1850, Torino, Degiorgis, 1855 , pp. 423-425.

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