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Durante

il

periodo dell'occupazione francese venne indubbiamente a crearsi un

nuovo clima anche nel campo della ricerca zoologica, con una più frequente possibi–

lità di scambio di idee con scienziati di altre parti dell'Europa e anche, se non soprat–

tutto, con la frequentazione del Muséum National d'Histoire Naturelle di Parigi, che

continuava a essere uno dei più importanti del mondo per il continuo afflusso di mate–

riali da tutte le parti della terra che si andavano via via esplorando, ma anche per l'in–

dubbia fama dei suoi professori.

I tempi dunque cambiavano e, nel

1801,

anche a Torino venne finalmente istituita

la cattedra universitaria di Zoologia che sarà affidata, nel

1811,

a un giovane promet–

tente di soli ventisette anni, Franco Andrea Bonelli

(1784-1830)4.

Bonelli era stato

allievo a Parigi di ] ean-Baptiste de Monet de Lamarck

(1744 -1829),

estensore, nel

1809,

della

Philosophie zoologique,

opera che contiene interessanti princìpi evoluzioni–

stici (trasformismo), basati principalmente sull'intrinseca capacità degli esseri viventi

di trasformarsi, modificando i propri organi sulla base di nuove esigenze. Tali caratteri

acquisiti vengono trasmessi alla discendenza, favorendo, nel tempo, la comparsa di

nuove speCIe.

Bonelli, già evoluzionista per proprio conto, pur riconoscendo alcuni limiti insiti

nella teoria lamarckiana , l'accolse nei suoi princìpi generali, facendone oggetto di

discussione e di insegnamento, e contribuì, in tal modo, alla sua diffusione in Italia

5 .

Il Museo di zoologia, sotto la sua direzione divenne rapidamente un importante

centro per il progresso degli studi zoologici, assieme all'Accademia delle Scienze tori–

nese, di cui Bonelli fu socio molto attivo.

La modernità della visione bonelliana della scienza

è

riscontrabile nella maggior

parte delle attività del Museo di quel periodo. Bonelli instaurò rapporti con tutti i

principali centri di ricerca zoologica del mondo e, sensibile alle innovazioni, non esitò,

tra le altre cose, a servirsi della tecnica litografica, appena introdotta a Torin0

6 ,

per

fornire a un pubblico non specialistico, un' opera

7

che illustrasse i più interessanti ani–

mali del Museo. Fu un inizio di quel processo di volgarizzazione e di divulgazione

scientifica che troverà, prima in Filippo De Filippi, poi, e soprattutto, in Michele Les–

sona, dei convinti artefici e che rappresenterà, anche in questo campo, l'epoca d'oro

della scuola zoologica torinese.

Un 'ultima riprova del pensiero evoluzionistico di Bonelli

è

da ricercarsi nella pre–

senza nel Museo torinese di uno dei servitori neri di Camillo Borghese, morto nel

1813

ed esposto, naturalizzato, al pubblico fra gli "altri" animali, verosimilmente anche

dopo la Restaurazione.

La teoria di Lamarck ebbe, tuttavia, scarso successo in Europa e, in particolare, in

Francia, dove , soprattutto a causa della profonda inimicizia tra Lamarck e Georges

Cuvier - il più autorevole biologo animale europeo del tempo con fortissimi appoggi

politici -, il "trasformismo" venne ridicolizzato in modo tale da essere presto abban–

donato. Cuvier negava dunque strenuamente ogni possibilità di evoluzione. Tuttavia,

per spiegare le differenti faune fossili che la paleontologia via via andava scoprendo,

riteneva che la terra avesse fruito nel corso dei millenni di una serie di creazioni indi-

4

Franco Andrea Bonelli nacque a Cuneo

il

lO no–

vembre

1784.

Trasferitosi

a

Torino iniziò a frequenta re

il

museo di Zoologia dell 'Università, allora sistemato nel

palazzo dell 'Accadem ia delle Scienze. Nel

1809

venne

nominato socio dell'Accademia torinese, nel

1811

ottenne

la cattedra di Zoologia. Ornitologo ed entomologo di

fama internazio nale

è

da considerarsi

il

vero fondatore del

Museo di zoologia torinese. MorÌ a Torino

il

18

novembre

1830.

Si veda P IETRO PASSERIN D'ENTRÈVES e GABRIELLA

SELLAGENTILE,

Franco Andrea Bonelli Zoologo trasformi–

sta,

in «Studi Piemontesi" , marzo

1985,

voI.

XIV,

fase .

1,

pp.

34-48.

5

GIACOMO GIACOBINI e G IAN LUIGI PANATTON I,

Il

248

Darwinismo in Italia,

Torino, Strenna UTET,

1983 ,

p.

11;

G IAMBATTISTA BENASSO,

Da Bonellt a De Filippi (1811-

1864) Materiali per una storia dell'evoluzionismo italiano,

in «Atti Accademia Roveretana degli Agiati», serie

VI,

voli.

14-15 , 1976,

p.

58.

6

ADA P EYROT,

La città attraverso i secoli,

in LUIGI

F IRPO (a cura di) ,

Immagini della Collezione Simeom,

To rino, Archivio Storico della Città,

1983 ,

pp.

75-84.

7

F RANCO ANDREA BONELLI ,

Raccolta di dodici qua–

drupedi forestieri,

Torino, Felice Festa,

1820.

Gli animali

furono disegn ati dal vero da Pietro Monticone. Bonelli

provvide alla redazione delle brevi, ma esaurienti didasca–

lie delle figure, le cui prove litografiche risalgono al

1817.