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Rispetto a Gené che insegnava la classica zoologia alla moda di Buffon, trattando

solamente alcuni gruppi animali e alcuni loro aspetti

' 9 ,

De Filippi basò il proprio inse–

gnamento sull'istologia e sull'anatomia comparata degli animali e dell'uomo. Cono–

scendo perfettamente anche il tedesco aveva la possibilità di leggere in prima persona

gli articoli in quella lingua scritti da ricercatori appartenenti alla scuola che era, all'e–

poca, la più avanzata e, più generalmente, quanto veniva pubblicato oltralpe.

A Torino, De Filippi fondò la sezione di anatomia comparata del Museo zoologico

dando grandissimo impulso anche alla raccolta di pezzi anatomici, nucleo costituente

del futuro omonimo Museo universitario. Ma è soprattutto da sottolineare la sua atti–

vità nel campo dell'evoluzione.

Sicuramente a conoscenza dei manoscritti di Bonelli e delle recenti opere straniere,

tra cui i

Principles 01 Geology

pubblicati a Londra nel 1830-33 da Charles Lyell (1797-

1875), dove si esprimevano fondati dubbi sulla teoria cuvieriana delle catastrofi e delle

creazioni indipendenti, portando a milioni di anni l'antichità della terra, De Filippi

iniziò ad aprire la propria mente alla possibilità di processi evolutivi.

Già al suo arrivo a Torino, nel 1848, nella prolusione al corso di zoologia, De Filip–

pi accennò alla possibilità di evoluzione delle specie, subordinandola tuttavia all'azio–

ne creatrice di Dio. Nel 1855, pubblicò un opuscolo dal titolo

Il Diluvio

No

etico

,

riportando una discussione avuta anni prima nel salotto del conte Balbo, a testimo–

nianza che un dibattito scientifico era comunque ancora vivo nella società torinese, in

cui, seguendo ancora le teorie di Georges Cuvier sulle epoche della creazione, infram–

mezzate da successivi diluvi, giungeva tuttavia ad ammettere la possibilità, per le spe–

cie animali, di processi evolutivi, peraltro ancora assai limitati, da cui escludeva tassati–

vamente la specie umana. Per questa tuttavia riteneva corretta l'indicazione della sua

comparsa sulla terra in epoche molto più antiche di quanto non indicasse Cuvier.

Ma sarà dopo la pubblicazione, nel 1859, del

The Orlg,in olSpecies

by

Means 01

NaturalSelection, or the Preservation 01Favoured Races in the Struggle lor Llfe

di Char–

les Darwin che De Filippi modificherà il proprio pensiero divenendo, se non il princi–

pale, uno dei principali paladini italiani delle nuove idee evoluzioniste.

L'11 gennaio 1864 De Filippi terrà infatti a Torino una conferenza dal titolo

L'Uo–

mo e le scimmie,

subito pubblicata sul giornale «Il Politecnico», in cui, oltre a dichia–

rarsi pubblicamente favorevole alla teoria di Darwin, avrà il coraggio scientifico di

affrontare immediatamente la questione relativa all'origine dell'uomo.

Infatti lo stesso Darwin, conscio dei gravissimi problemi che sarebbero stati causati

dall'affrontare l'argomento pubblicherà solamente nel 1871 il celebre

The Descent 01

Man and Selection in Relation to Sex.

La reazione alla conferenza sarà molto forte e diffusa e non toccherà solamente il

piano scientifico, ma l'opera di De Filippi in favore dell'evoluzione contribuirà a sti–

molare nuovamente un certo numero

di

zoologi, e in particolare la scuola torinese, a

riprendere e rivedere vecchie teorie, o a formularne delle nuove, ponendo Torino, per

lungo tempo, come la vera capitale italiana dell'evoluzionismo.

Al di fuori dell'Università e dell'Accademia era soltanto la Casa regnante a sostene–

re in qualche modo la ricerca zoologica nell' ambito del proprio giardino zoologico

di

Stupinigi, mentre l'interesse popolare era solleticato dal frequente passaggio di serragli

e menagerie ambulanti e dall' apertura al pubblico del museo di Storia naturale nel

palazzo dell'Accademia,

di

cui faceva parte una ricchissima sezione zoologica, assai

visitata.

Lo Zoo di Stupinigi è da considerarsi come il primo vero giardino zoologico italia–

n0

20

e rappresenta una realtà zoologica ragguardevole per le conoscenze del tempo.

19

G. GENÉ,

Storia Naturale degli Animali

cito

20

ALFREDO

CORTI,

Torino ha avuto il pn'mo Giardino

zoologico italiano,

in «Natura, Milano», 46 (2),

1955,

pp.

254

53-67. GABRIELE MASCHlETTI, MARINA MUTI, PIETRO PAS–

SERIN D'ENTRÈVES,

Serragli e Menagerie in Piemonte nel–

l'Ottocento sotto la Real Casa di Savoia,

Torino, Allemandi,