

Le scienze
naturall~
fisiologiche e mediche
di Silvano Montaldo
Questa nostra subalpina patria finitima alla Francia centralizzata partecipa più che ogni altra terra
italiana dei suoi copiosi, sebbene non sempre maturi proventi, i quali perciò gusta e saggia sempre
prima di adottarli e di immischiarli coi suoi più stagionati frutti di lunga osservazione e di fredda
meditazione che
li
caratterizza e distingue, ma non
è
men vero che con essa procedendo, non trovasi
mai arretrata o troppo pertinace nelle sue credenze.
Nelle parole con cui Lorenzo Girola aprì la seduta pubblica del 3 maggio 1857
della Reale Accademia medico-chirurgica di Torino è compendiata la prassi scientifica
che caratterizzò in positivo la medicina piemontese nella prima metà dell'Ottocento:
un atteggiamento di vigile apertura verso il mondo d 'oltralpe, che costituiva al tempo
stesso il tratto peculiare e la maggiore risorsa dell'ambiente torinese nella fase di diffi–
cile transizione scientifica e professionale vissuta dalla medicina dell'epoca.
La crisi di certezze scientifiche e di sbocchi pratici era un fatto comune, tra la fine
del
XVIII
secolo e i primi decenni del successivo, a tutto
il
pensiero medico occidenta–
le, attanagliato da una contraddittoria commistione di vecchio e di nuovo. All'indiriz–
zo cosiddetto romantico o sistematico, costituito da dottrine speculative fondate su
proprietà generali della materia vivente presunte vere e non dimostrate, che rappre–
senta l'estrema propaggine del pensiero metafisico in medicina e domina fino agli anni
trenta del secolo, si contrappose un orientamento empirista che iniziava a conseguire,
in alcune isole scientificamente più evolute quali erano i grandi ospedali di Parigi,
Londra, Vienna, importanti risultati nella conoscenza dei processi fisiologici e patolo–
gici. Semplificando si potrebbe affermare che nel volgere di pochi decenni si verificò
una svolta decisiva: presente fin dall' antichità, la via del materialismo e dello speri–
mentalismo divenne intorno a metà Ottocento la strada maestra del progresso medico,
grazie al successo di due metodi di indagine, quello anatomo-clinico e quello speri–
mentale, che imposero una radicale modificazione del concetto di malattia. Manca lo
spazio per ripercorrere le complesse ragioni di questa rivoluzione, come la trasforma–
zione degli ospedali, l'applicazione dei nuovi strumenti di analisi messi a punto dalle
scienze della natura e le grandi cesure provocate dagli eventi politici; fattori che nella
penisola furono assai meno presenti, ragion per cui questa decisiva correzione di mar–
cia avvenne in ritardo e quasi esclusivamente in virtù dell'apporto proveniente dall'e–
sterno
l .
il
caso torinese risulta assai interessante in tal senso, dal momento che il vivifi–
cante flusso di europeizzazione delle idee agì precocemente e in maniera apprezzabile
sulla medicina piemontese, mentre influì in maniera più ridotta negli ambienti medici
di altre zone della penisola e nei settori umanistici della stessa cultura subalpina. Alle
radici dell' apertura verso il mondo d 'oltralpe vi erano ragioni storiche, oltre che geo–
grafiche e linguistiche, quali la cosmopolita cultura dell'Accademia delle Scienze e
l
Si vedano, a questo proposito,
G IORGIO COSMACINI,
Storia della medicina e della sanità in Italia,
Roma-Bari,
Laterza, 1987, p. 257 e sgg;
MIRKO
D.
G RMEK,
Il concetto
di malattia,
e
FRÉDÉRlC
L.
H OLMES,
Fisiologia e medicina
sperimentale,
in
MrRKo
D.
GRMEK
(a cura di),
Storia del
pensiero medico occidentale. Dall'età romantica alla medi–
cina moderna,
Roma-Bari, Laterza, 1998, p. 79 e sgg, p.
22 1 esgg.
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