

te dottrine, la vita sociale, tutta la civiltà insomma dell'antica India; molto più che la civiltà dell'anti–
ca Grecia ai poemi d'Omero. Ora questo poema non solo non è ancora stato tutto tradotto, com–
mentato; ma neanche pubblicato intiero nel suo testo originale Sanscrito. Ebbene pubblicare l'intie–
ro testo originale di tale poema, il
Ramaya1Ja,
darne una eletta, e finita traduzione, aggiungendovi
note a schiarimento; e al tutto sovrapporre un lavoro storico-filosofico, che s'appoggi a quel gran
poema, e raccogliendo le sparse nozioni e i dispersi fatti dell'India, e ricostruendoli, ed avviandoli
con sicuri princìpi filosofici, riveli l'esistenza civile, religiosa e scientifica d'un popolo meraviglioso:
ecco il disegno del mio lavoro, ecco il pensiero, che mi sta di notte dinanzi. Sarà, lo preveggo, un
lavoro lungo, arduo, terribile; ma a trent'anni si può bene intraprendere qualche cosa benché ardua,
e lunga, e faticosa con qualche speranza di success0
6 .
La straordinaria ammirazione che ha sempre accompagnato quest' opera - vero
monumentum aere perennius
-
è comprovata dal fatto che il Governo Indiano ne ha
fatto ristampare il testo sanscrito integrale in 7 volumi, a cura dello scrivente, affidan–
do l'impresa all'Indian Heritage Trust di Madras (1980-1982) e completando inoltre
questa imponente e sontuosa ristampa con la pubblicazione di un ottavo volume
(Madras, 1986) nel quale si contengono - tradotte in Inglese da Oscar Botto -le dot–
tissime introduzioni premesse dal Gorresio ai singoli tomi della sua edizione italiana.
Con la pubblicazione del
Ramaya1Ja
si apre dunque una nuova e feconda stagione
di studi indologici, un prestigioso rifiorire di interessi per la cultura e la civiltà dell'In–
dia antica, un rinnovarsi - in chiave più moderna e sistematica - della metodologia di
indagine.
li
Gorresio è ormai circondato da una fama universale: nei tempi che succe–
deranno a lui il suo nome sarà celebrato in India come simbolo di una gloria locale. I
suoi studi, proprio sul finire del secolo scorso, saranno richiamo e fondamento per la
successiva generazione di indologi, faranno di Torino il punto di partenza e di irradia–
zione dell'interesse per le discipline indologiche e soprattutto per il Sanscrito. Giovan–
ni Flechia da Piverone (1811-1892) - che già nel 1848 aveva pubblicato sull'«Antolo–
gia Italiana» di Torino due episodi del
Ramaya1Ja
e del
Mahabharata
-
Giacomo Ligna–
na di Tronzano Vercellese (1830-1891), Michele Kerbaker di Torino (1835-1914) e poi
Antonio Marazzi, Domenico Pezzi, Oreste Nazzari, Pietro Merlo, per non ricordare
che alcuni degli studiosi più affermati, discenderanno dalla scuola e dagli studi san–
scriti coltivati a Torino: si alimenterà quindi, dal Gorresio in poi, una vera e propria
tradizione che continuerà fino al grande Mario Vallauri.
Ma al di là della gloriosa attività dei singoli, questa tradizione porterà a eventi uffi–
ciali che confermeranno di volta in volta, agli occhi del mondo, l'importanza e l'alto
livello scientifico degli studi sanscriti torinesi. Così avverrà con l'organizzazione di vari
congressi internazionali: da quello dedicato agli «Studi indologici» (Torino, 26-29
aprile 1971) - dal quale deriverà la nascita del Periodico «Indologica Taurinensia»,
divenuto successivamente (1974-1997) «Official Organ of the International Associa–
tion of Sanskrit Studies»; - alla «Second World Sanskrit Conference» (Torino, 9-15
giugno 1975); dai Seminari Congiunti con le Università di Puri - India - e di Parigi
(Sorbonne) al Convegno Internazionale sul tema
«La Tesi Weberiana della razionalizza–
zione in rapporto all'Induismo e al Buddhismo»
(Torino, 1986), dagli incontri interna–
zionali sul tema
«Conoscere !'India»
alla 9th International
Ramaya1Ja
Conference (Tori–
no, 13-27 aprile 1992). Ma il riconoscimento più alto, la vera consacrazione della
dignità degli studi sanscriti torinesi si è avuta in occasione del più recente Congresso
Mondiale dell'Associazione Internazionale degli Studi Sanscriti (Bangalore, India, 3-9
gennaio 1997). Nella giornata conclusiva, il Board e il General Body - riuniti in seduta
plenaria - hanno scelto Torino come sede del prossimo Congresso Mondiale, che si
terrà nel 2000, affidandone l'organizzazione al CESMEO, oggi International Institute
for Advanced Asian Studies. Per il cammino gloriosamente tracciato dal Gorresio non
si sarebbe potuto auspicare un seguito più luminoso e più grande. Torino, che è stata
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Lettera inviata da Gaspare Gorresio a Carlo Berau-
pubblicata per gentile concessione del Conte Filippo
do di Pralormo il 28 giugno 1838 e conservata nell'Archi-
Beraudo
di
Pralormo.
vio storico privato dei Conti Beraudo di Pralormo, qui
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