

CARLO CHIAPFORl,
Una sala del Museo Egizio di Torino.
Incisione
in
legno,
in
«Il Mondo illustrato», a. II, n.
51 ,23 dicembre 1848, p. 808 (Torino, Biblioteca Civica).
Linguae Copticae.
Fu soprattutto su quest'opera e sulla sua magistrale
Grammatica
Linguae Coptae,
che il Peyron diede testimonianza della sua genialità filologica. Si
ritirò dalla vita universitaria nel 1849, ma la sua presenza in campo filologico continuò
ad essere costante e intensa, così come intenso e illuminato fu rapporto che egli diede
per il rinnovamento metodologico dell 'indagine scientifica. A giusto titolo
il
De
Gubernatis affermava che Amedeo Peyron era stato
il
centro di gravitazione di tutti gli
studi copti del suo secolo: senza nulla togliere, ovviamente, ai lavori del torinese Fran–
cesco Rossi che pure si segnalano per il rigore dell' analisi critico-ermeneutica condotta
sui papiri copti del Museo Egizio di Torino.
L'affermarsi negli ultimi decenni del '700 di una vera e propria egittomania aveva
favorito l'esplosione di interessi culturali, storici, filologici sul Vicino Oriente. Nello
Stato Sabaudo una spinta ancora maggiore derivò dall' acquisto, da parte di Carlo Feli–
ce, della Collezione di pezzi d 'arte e di reperti archeologici posseduta da Bernardino
Drovetti (nato a Barbania Canavese), già Console Generale di Francia in Egitto. L'atto
d 'acquisto reca la data del 24 marzo 1823: sul buon esito dell'operazione l'intervento
determinante fu quello esercitato dal Conte Carlo Vidua, secondo Gian Paolo Roma–
gnani, «un inquieto aristocratico subalpino». Era, quella, un'epoca segnata dal fascino
di un esotismo abbracciato acriticamente e in parte ostentato da una moda di scrittori,
esploratori, avventurieri. Si veda ad esempio, l'incredibile vicenda vissuta dal monre–
galese Baruffi (1801-1875) per verificare strane ipotesi sulla natura delle piramidi; ma
erano anche i tempi dei viaggi fruttuosamente intrapresi da Carlo Vidua (1785-1830) e
poi quelli degli scavi condotti da Paolo Emilio Botta a Ninive e a Khorsabad (1842-44)
e dei suoi successivi studi sulla scrittura cuneiforme assira. Questi scavi precedettero
di poco quelli, importanti, compiuti da Luigi Palma di Cesnola in Mesopotamia e dal
fratello di lui, Alessandro, a Cipro.
L'insegnamento della lingua araba, non ancora contemplato nel novero delle disci–
pline presenti nell 'Ateneo torinese nella prima metà del
XIX
secolo, venne attivato sol–
tanto nel 1866 e affidato all'arabista Anton Francesco Demarchi che ebbe tra i suoi
,
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