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«code Napoléon»9e le relative raccolte giurisprudenziali

10

ed enciclopediche

Il,

senza

porsi tanti problemi sulla ormai tassativa statualità del diritto

I2 •

Data questa situazio–

ne, il prestigio delle opere scientifiche e delle decisioni giurisprudenziali straniere - in

specie francesi - induceva i giuristi torinesi a rifarsi direttamente a esse e scoraggiava

eventuali iniziative locali, intimorite nel loro stesso sorgere dal successo, anche edito–

riale, delle pubblicazioni transalpine

13 .

Del res to , la stessa organizzazione della Facoltà giuridica torinese, ancora legata

dopo la Restaurazione al programma stabilito dalle Regie costituzioni universitarie del

1772 ,

non aveva inciso positivamente sullo sviluppo degli studi giuridici

14 :

né la

Facoltà legale né

il

Collegio d'ambe leggi, che aveva il compito di giudicare i laureandi,

rappresentavano

il

fulcro degli studi giuridici, che erano piuttosto patrimonio di quella

rosa di giuristi pratici , nei cui scritti si incentrava la cultura del tempo

15.

Tale situazione

non era sfuggita, d 'altronde, all'attenzione di un contemporaneo quale Federico Sclo–

pis : delineando un panorama della cultura giuridica subalpina da Emanuele Filiberto

fino ai suoi tempi, egli aveva avuto modo di esaminare le opere dei più noti giuristi pie–

montesi della Restaurazione, peraltro non specificamente brillanti, rilevando la posi–

zione preminente assunta dai pratici del diritto rispetto a quella dei professori universi–

tari e individuando in awocati e magistrati - da Ferdinando Dal Pozzo a Giacomo

Giovanetti, da Giuseppe Maria Regis a Francesco Gambini, da Antonio Duboin ad

Agostino Biagini - «gli uomini che più si distinsero» nello studio delle leggil

6 •

Tuttavia questo panorama, tradizionalmente considerato immutato fin quasi alle

soglie dell 'Unità, non può essere così semplicisticamente inteso. Se la gran maggioran–

za dei giuristi era orientata verso la pratica forense e verso il mondo esegetico di

matrice francese, dai primi anni venti cominciò a emergere, anche se con difficoltà, un

filone di studio, che rivolgeva la propria attenzione alle tematiche della tedesca Scuola

storica del diritto e del suo più insigne rappresentante, Friedrich Cari von Savigny

17.

Questi studiosi apparvero inizialmente degli isolati anche rispetto al sordo ambien–

te universitario e concentrarono la propria attenzione sulla riscoperta e la pubblicazio-

9

Si possono ricordare, fra gli altri , i lavori del Chabot

de l'Allier, del Delvincourt, del Demolombe, del Duran–

ton, del Pardessus, del Proudhon, del Toullier o del Tro–

plong, conservati ancor oggi - ad esempio - nella biblio–

teca d el Senato di Piemonte a Torino (oggi presso la

Corte d'appe]Jo).

lO

In specie si deve ricordare la raccolta del Sirey, ini–

ziata nei primi anni del secolo

XIX

e continuata sino ai

nostri giorn i; ad essa si affiancò nel 1845 la

j urisprudence

générale dII Royaume. Recueil périodique et critique de

jurisprudence, de législation et de doctrine en matière civi–

le, commerciale, criminelle, adminlstrative et de dro it

publique

dei fratelli Dalloz, in aggiunta alle voci della nota

enciclopedia giuridica (si veda nota successiva).

I l

O ltre al noto

Répertoire univerIel et raisonné de

jurisprudence,

ed ito sin da epoca prerivoluzionaria, di

P hilippe-Antoi ne Merlin , ma aggiornato dal Guyot e

dallo stesso Merlin (pure tradotto in Italia, ma posseduto

dal Senato torinese nell'edizione parigina dei 14 volumi

del 1807-1828), era particolarmente completo

il Répertoi–

re métodlqlle et alphabétique de légi.rlation, de doctrine et

de j llri.rprudence

curato dai Dalloz, iniziato nel 1824 e ter–

minato nel 1832, poi ried ito e aggiornato a partire dal

1846 (in 44 volumi , di cui l'ultimo del 1864):

è

quest 'ulti–

ma l'edizione più frequente in Piemonte (naturalmente

presente anche nella biblioteca del Senato torinese).

12

La vita forense torinese successiva ai codici conti–

nuava a rifarsi tranquillamente a precedenti giurispruden–

ziali stranieri, sia negli interventi scritti degli avvocati che

nelle sentenze dei giudici: a metà del secolo si era alla

ricerca dei princìpi di una «giurisprudenza», che non si

identificava affatto con quella positiva dello Stato, ma

anzi si allargava almeno - sin dagli anni quaranta - a tutta

278

la < nazione» italiana.

I3

In Piemonte la diretta conoscenza del francese non

faceva sentire quell'esigenza di traduzioni, che si nota per

esempio nel regno delle Due Sicilie (MARIA TERESA

NAPOLI,

La cultura giuridica europea in Italia. Repertorio

delle opere tradotte nel secolo XIX,

Napoli, Jovene, 1987,

pp. 28-33, 99-100, 128-130, 247-252, 285, 301). Numero–

se biblioteche professionali piemontesi dell'epoca erano

infatti ricche di testi editi in Francia: per tutte può essere

significativa la stessa consistenza della biblioteca del

Senato di Piemonte a Torino.

l-l

Anche la nuova cattedra di Economia politica e di

Diritto pubblico ricoperta da Giuseppe Cridis ebbe una

vita assai breve e scomparve nel 1821: si vèda GIAN SAVI–

NO PENE VlDARI,

I professori di diritto,

in FRANCESCO

TRANIELLO (a cura di) ,

L'Università di Torino. Profilo sto–

rico e istituzionale,

Torino, Pluriverso, 1993, p. 86.

15

GIAN SAVINO PENE VlDARI,

Cultura giuridica,

in

Torino città viva. Da capitale a metropoli. 1880-1980,

Tori–

no, Centro Studi Piemontesi, 1980, pp. 839-855.

16

ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORINO, Ms. 1574-

76. Sui principali giuristi piemontesi della Restaurazione e

sulla loro opera di riforma del sistema giudiziario, si veda–

no ISIOORO SOFFIElTl,

Sulla storia dei principi dell'oralità,

del contraddittorio e della pubblicità nel procedimento pena–

le. Il periodo della Restaurazione nel Regno di Sardegna,

in

«Rivista di Storia del diritto italiano», 43 -44 (1971-72), pp.

125-241; Ricerche sulla codificazione sabauda.

1.

Progetti di

nforma dell'ordinamento giudiziario

(1814-1821).

Presenta–

zione

di MARIO ENRICO VrORA,

Introduzione

di ISIDORO

SOFFI ETTI, Torino, Centro di Studi di Storia del Diritto

Italiano dell'Università di Torino, 1981, pp. 17-49.

17

L.

MOSCATI ,

Da Savigny al Piemonte

cito