

ingente finanziamento da parte del regio Erario, la concessione dell 'esclusiva sulla
piazza di Torino, per cui nessun'altra formazione di prosa italiana poteva esibirsi con–
temporaneamente in città, e la possibilità per la Compagnia di recitare in due teatri, il
Carignano e il d'Angennes.
Con circa quaranta nuovi allestimenti all' anno, il numero dei lavori drammatici
rappresentati dalla Compagnia Reale Sarda risultava molto elevato rispetto ai cartello–
ni moderni, ma si trattava di una programmazione consueta in quell'epoca: a fronte
della limitatezza di un pubblico ancora elitario, il conduttore aveva l'obbligo di mette–
re in scena ogni settimana almeno una produzione non ancora rappresentata dalla
Reale compagnia drammatica
l2 •
Lo spettacolo doveva durare almeno due ore e mezza,
il che comportava l'eventualità di rappresentare più di un lavoro nella stessa serata (ad
esempio, con la combinazione di una tragedia e una farsa o di due commedie); in ogni
caso, una produzione aveva raramente più di tre o quattro repliche.
Negli anni quaranta, la programmazione della Reale e delle altre compagnie dram–
matiche attive a Torino continuava ad attingere a un repertorio tradizionale di com–
medie goldoniane, drammi avventurosi e commedie di provenienza francese, pur
mostrando una cauta apertura alle tragedie alfieriane e ai drammi di autori italiani
quali Pellico e Brofferio. In queste novità che si facevano faticosamente spazio tra i
limiti imposti dalla censura, alcuni critici videro confermate le proprie tesi sull'impor–
tanza di rappresentare «le opere de' patrii ingegni» trascurando le «bizzarrie stranie–
re» e i «mostri drammatici che dalla Francia si precipitano sulla scena italiana»13; tut–
tavia si riconosceva anche l'astuzia dei capocomici, che nei manifesti mettevano in evi–
denza gli scrittori italiani e omettevano il nome dell'autore quando l'opera nuova era
«merce forestiera»14.
Nel 1848 la stagione di carnevale si prolungò per la prima volta in quaresima: fino
ad aprile la Compagnia Reale Sarda calcò le scene del Teatro d'Angennes, che nel gen-
LUIGI VACCA,
Tenda di Attila,
per
GIUSEPPE VERDI,
Attila,
Teatro Regio di Torino, stagione
1848-49.
Dise–
gno, inchiostro e acquerello,
1848
(Milano, Museo Poldi Pezzoli).
12 Si
veda
L.
SANGUINEm,
op.
cit.,
pp.
18-19.
13 LUIGI OCCONI,
Critica teatrale,
in
«II
Mondo illu–
strato», a.I, n. 3, 16 gennaio 1847, p. 53;
Cose recenti
cit.
supra,
nota lO
14
L UIGI O CCONI,
Teatro
in
«II
Mondo illustrato», a.
II,
n.
16, 22
aprile
1848,
p.
256.
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