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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

torinesi del 1360, mentre – durante le fasi acute dell’epidemia –gli am-

ministratori cittadini, dimostrando un notevole spirito pragmatico, pre-

ferivano guardare con maggiore attenzione a questioni ben più concre-

te e utili per la salvaguardia della salute pubblica: all’inizio del Cinque-

cento infatti, in tempo di peste, era ormai prassi ordinaria a Torino la

perizia medica sui cadaveri per individuare tempestivamente i segni del

morbo e, a contagio conclamato, era consueto anche l’uso di raccoglie-

re le denunce di morte con relazioni giornaliere; queste registrazioni dei

morti, previa un’attenta verifica della loro attendibilità, dovrebbero rap-

presentare una ulteriore fonte per lo studio dell’incidenza delle crisi di

mortalità sulle variazioni della popolazione torinese, ben prima che il

concilio di Trento affidasse il censimento dei decessi ai titolari delle sin-

gole parrocchie

115

.

(

i. n.

)

115

ASCT,

Ordinati

, 91, ff. 35

v

sgg. (verbale del 3 settembre 1510); 92, f. 15

r

(verbale del 21

marzo 1511); 99, ff. 34

r

-61

r

(verbali successivi al 4 dicembre 1420); 100/1, ff. 1

r

sgg. (verbali suc-

cessivi al 3 gennaio 1522); cfr.

l. cibrario

,

Storia di Torino

, I, Torino 1846, p. 396, nota 2. Per le

fonti utili alla ricostruzione dell’evoluzione demografica in Torino, tra medioevo ed età moderna,

si veda – oltre a

barbero

,

Una fonte per la demografia

cit. – l’importante contributo di

r. comba

,

La popolazione urbana: dati e problemi

, in

Contadini, signori e mercanti nel Piemonte medievale

, Ro-

ma-Bari 1988, pp. 73- 84.