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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

la relativa collocazione in esso degli enti ecclesiastici, in generale, e del-

la Chiesa torinese, in particolare. Senza considerare le sedi vescovili d’ol-

tralpe, Torino non è l’unico episcopato di quella dominazione: nei ter-

ritori cismontani c’erano i vescovati di Ivrea, di Vercelli e di Mondovì,

oltre che di Aosta

4

. A questo punto è persino superfluo precisare che

non rientra nel nostro impianto analitico ed espositivo privilegiare gli

aspetti politico-istituzionali della storia ecclesiastica. Ma quand’anche

si volessero illustrare tali aspetti, su quali ricerche contare? Ci si trove-

rebbe davanti a un vuoto sconfortante, come si può facilmente consta-

tare da importanti lavori di sintesi intorno alle relazioni tra «Stati re-

gionali» e Chiese nell’Italia settentrionale e centrale, costretti a ignora-

re del tutto il Piemonte sabaudo

5

.

In verità, un recente saggio di Rinaldo Comba

6

costituisce una ecce-

zione degna di essere segnalata: egli, analizzando con grande puntualità

i cosiddetti

Decreta Sabaudiae

del 1430 in rapporto con i più generali

orientamenti di governo di Amedeo VIII, vi vede la formalizzazione di

un progetto di società ispirato, con rigorosa e coercitiva intransigenza,

a principî «cristiani», convergenti con i contenuti religiosi, etici e

sociali che, nei primi decenni del

xv

secolo, stavano diffondendo i vi-

gorosi e intransigenti predicatori dell’Osservanza francescana e dome-

nicana

7

. Non sorprenda allora che il primo duca di Savoia divenga ad-

dirittura papa, o antipapa, che dir si voglia, col nome di Felice V; né

stupisca che nell’area cismontana del ducato sabaudo non si individui-

no elementi di particolare novità e originalità. Tuttavia rimane la pe-

culiarità della sopravvivenza dei «Valdesi», i quali, invero, solo in al-

cune valli sono «sudditi» sabaudi, in altre essendo sotto la dominazio-

ne delfinale

8

. Quali riflessi di siffatto complesso di dati e problemi

4

Cfr., per un’epoca più tarda,

a. erba

,

La chiesa sabauda tra Cinque e Seicento. Ortodossia tri-

dentina, gallicanesimo savoiardo e assolutismo ducale (1580-1630)

, Roma 1979.

5

Cfr., per esempio, il testo e la bibliografia di

g. chittolini

,

Stati regionali e istituzioni eccle-

siastiche nell’Italia centrosettentrionale del Quattrocento

, in

id

. e

g. miccoli

(a cura di),

Storia d’Ita-

lia. Annali 9. La Chiesa e il potere politico dal medioevo all’età contemporanea

, Torino 1986, pp. 149-

193. Pressoché assente un discorso sugli uomini di Chiesa e sulle istituzioni ecclesiastiche nel re-

cente volume di

g. castelnuovo

,

Ufficiali e gentiluomini. La società politica sabauda nel tardo

medioevo

, Milano 1994.

6

r. comba

,

Il progetto di una società coercitivamente cristiana: gli Statuti di Amedeo VIII di Sa-

voia

, in «Rivista storica italiana»,

ciii

(1991), pp. 35-56 (poi col titolo

Les Decreta Sabaudiae

d’Amédée VIII: un projet de société?

, in

b. andenmatten

e

a. paravicini bagliani

[a cura di],

Amédée

VIII - Félix V, premier duc de Savoie et pape [1383-1451]

, Lausanne 1992, pp. 121-41).

7

Cfr., in generale,

g. g. merlo

,

Tra eremo e città. Studi su Francesco d’Assisi e sul francescane-

simo medievale

, Assisi 1991, pp. 131-47.

8

Cfr.

id.

,

Valdesi e valdismi medievali

, II.

Identità valdesi nella storia e nella storiografia

, Tori-

no 1991, specialmente pp. 113-36;

p. paravy

,

De la Chrétienté romaine à la Réforme en Dauphine.

Évêques, fidèles et déviants (vers 1340 - vers 1530)

, II, Roma 1993 [ma 1994], pp. 909-1177.