

lenza alquanto generica; la documentazione disponibile non fornisce mai
notazioni cliniche utili per la formulazione di una conclusione diagnosti-
ca certa, mentre possiamo ipotizzare che le diverse epidemie, a sviluppo
estivo o invernale, fossero da attribuire talora anche a malattie contagio-
se diverse dalla peste vera e propria nelle sue varie forme: infezioni bron-
copolmonari, febbri di varia natura, affezioni esantematiche potevano in-
fatti dare luogo ad un quadro sintomatologico non molto dissimile da quel-
lo prodotto dal bacillo della peste, la
Pasteurella pestis
, o comunque
determinare una situazione analoga di estremo contagio e alta letalità.
Particolarmente gravi furono le epidemie del 1421 e del 1450-52, ma
anche gli anni Ottanta del Quattrocento si fanno ricordare per la fre-
quenza e la inaudita virulenza dei fenomeni epidemici
98
, così come i pri-
mi decenni del Cinquecento; al contrario – a causa di lacune nella do-
cumentazione – non si ha conferma della situazione torinese per quan-
to riguarda le due ondate epidemiche che serpeggiarono in tutta Italia
rispettivamente nel 1477-79 e nel 1494-96. Ad ogni nuovo flusso epi-
demico lo stato di emergenza sanitaria veniva affrontato con i mede-
simi criteri da tutti i centri del Piemonte: in generale si diffondeva la
notizia che in qualche località subalpina o anche oltralpe si erano ma-
nifestati i sintomi di un’infezione, venivano predisposte misure igienico-
sanitarie con carattere di urgenza e si decidevano provvedimenti per la
sicurezza della popolazione. Almeno a partire dagli anni Sessanta del
xv
secolo, la gestione delle difese contro le epidemie, prima generalmente
condotta in modo diretto dagli organismi rappresentativi, fu sempre più
spesso affidata ad una commissione straordinaria, costituita da alcuni
consiglieri nominati di volta in volta, i cosiddetti deputati o ufficiali di
sanità: questa magistratura, inizialmente transitoria e a carattere locale,
che a Torino sembra comparire solo sullo scorcio del
xv
secolo e quindi
con un certo ritardo rispetto ad altre località piemontesi, aveva funzio-
ni più amministrative che tecniche ed era insediata espressamente per
fronteggiare l’emergenza epidemica
99
. Gli interventi in materia di igie-
ne e di polizia sanitaria, nei territori sabaudo-piemontesi, furono al-
La classe dirigente e i problemi di una città in crescita
759
98
Ad esempio, durante il contagio del 1482 morì il vescovo di Ginevra di passaggio a Tori-
no, per cui i suoi servitori furono immediatamente cacciati dalla città (ASCT,
Ordinati
, 81, ver-
bale dell’11 luglio 1482).
99
Sembra che una delle prime attestazioni torinesi di deputati alla sanità si riferisca all’an-
no 1490, quando il giorno 11 del mese di giugno il consiglio di credenza ne deliberò la revoca
dall’incarico, in considerazione del fatto che era cessato il pericolo di contagio (ASCT,
Ordina-
ti
, 83, ff. 159
r
-160
v
, verbale dell’11 giugno 1490). Per la più precoce presenza degli ufficiali di
sanità in altri centri del Piemonte cfr.
i. naso
,
L’assistenza sanitaria nei comuni pedemontani du-
rante le crisi epidemiche del
xiv
e del
xv
secolo
, in
nada patrone
e
naso
,
Le epidemie del tardo me-
dioevo
cit., pp. 99 e 100, nota 61).