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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

VIII, che nel 1430 estesero all’intero territorio sabaudo l’obbligo del

conseguimento di una sorta di abilitazione per gli aspiranti medici e chi-

rurghi provenienti dai territori extrasabaudi, subordinarono l’esercizio

legale della medicina e della chirurgia nell’ambito del ducato non ad una

prova di fronte a una commissione «statale», bensì ad una verifica del-

le attitudini e competenze professionali affidata ai più autorevoli espo-

nenti del corpo medico di ogni singola località

80

. Gli interventi sabaudi

in materia di sanità continuavano dunque ad essere episodici e dettati

essenzialmente da ragioni di opportunità legate agli spostamenti della

famiglia ducale

81

.

I l pe r sona l e s an i t a r i o .

Le deliberazioni consiliari torinesi quattrocentesche, rispetto a quel-

le del secolo precedente, segnalano una maggiore attenzione per i pro-

blemi dell’igiene e della salute pubblica da parte delle autorità locali, non

più solo orientate ad assicurare alla cittadinanza la presenza di un me-

dico e/o di un chirurgo legati da un contratto e quindi vincolati a preci-

si impegni, ma tese anche a regolare i loro rapporti con i pazienti stabi-

lendo gli onorari per ogni prestazione sanitaria: così nel 1431 la creden-

za torinese nominò una commissione di quattro saggi per fissare l’entità

delle parcelle che il medico accreditato Giovanni Martino avrebbe po-

tuto esigere per la visita degli infermi

82

. Nella documentazione anterio-

re agli anni Trenta del

xv

secolo non si allude mai agli onorari che pote-

vano essere richiesti ai pazienti, segno che probabilmente – fino ad al-

lora – le autorità cittadine non avevano ritenuto opportuno affrontare

la questione, preferendo lasciare le decisioni al singolo medico. Il com-

penso pubblico rappresentava più che altro un incentivo a curare i cit-

tadini, di qualsivoglia ceto sociale, e anzi taluni contratti di ferma di per-

sonale sanitario stipulati nel secondo Quattrocento alludono esplicita-

mente ai poveri, prevedendo l’obbligo di assicurare l’assistenza gratuita

80

Decreta Sabaudiae Ducalia tam vetera quam nova […]

, Torino 1477, f. 126

r

, «De artibus et

artistis liberalibus et mechanicis. De phisicis et cirugicis» (si veda l’edizione anastatica dei

Decre-

ta Sabaudiae Ducalia

, con introduzione di G. Immel, Glashütten-Taunus 1973, pp. 134-35).

81

a. m. nada patrone

,

Un problema aperto: le crisi di mortalità fra Trecento e Quattrocento nel

Piemonte sabaudo

, in

ead

. e

i. naso

,

Le epidemie del tardo medioevo nell’area pedemontana

, Torino

1978, pp. 50-52.

82

La commissione avrebbe dovuto decidere «quantum debeant solvere gentes pro suis revisi-

tacionibus ac labore et fatiga substinendis circa visitacionem personarum infirmarum» (cfr.

i. na-

so

,

La pubblica assistenza medica nel basso Medioevo. I medici dei comuni di Torino e di Pinerolo nel

xiv

e nel

xv

secolo

, in «Minerva medica»,

lxviii

[1977], n. 17, p. 1154, nota 58). I verbali del con-

siglio di credenza sono raccolti nella serie degli

Ordinati

, conservati presso l’ASCT.