

glio di credenza cittadino. Gli impegni extradidattici, assai più remu-
nerativi, erano sovente motivo di un certo disinteresse per l’insegna-
mento, tanto che talora fu necessario persino ricorrere a provvedimen-
ti disciplinari per ammonire quei dottori che, troppo spesso assenti, si
facevano sostituire alle lezioni
90
. Taluni medici pubblici si dedicavano
inoltre ad attività di tipo commerciale: ad esempio, Bertramino de Em-
benis gestì in città una «apotheca speciarie», almeno tra il 1429 ed il
1434, quantunque nella mentalità del tempo l’arte della farmacia fosse
considerata «vilis et mechanica», pur essendo una iniziativa commer-
ciale tra le più redditizie; e Pantaleone da Confienza, autore di trattati
scientifici come il
Pillularium
e la
Summa lacticiniorum
, che conobbero
una certa fortuna ancora nel Cinquecento, promosse e finanziò anche
iniziative editoriali negli anni Settanta del
xv
secolo, assegnando così a
Torino la qualifica di una delle prime località piemontesi ad ospitare la
giovane arte della stampa
91
.
I dottori dell’università, organizzati nel collegio medico, tendevano
a controllare tutto il variegato mondo dei professionisti della salute, in
forma quasi monopolistica, e le autorità volentieri demandavano loro
questo delicato compito: chirurghi, barbieri, speziali avrebbero dovuto
attenersi scrupolosamente alle prescrizioni dei dottori, che però di fat-
to incontravano non pochi ostacoli anche a contrastare la concorrenza
di pratici e guaritori più o meno improvvisati
92
. La categoria degli em-
pirici era del resto molto potente e perciò veniva considerata con mol-
ta diffidenza dagli universitari, che ne intuivano la pericolosità della
concorrenza. Non a caso la credenza torinese, in una delibera del 1490,
vietò ai barbieri di praticare autonomamente il salasso, subordinando-
ne l’esecuzione all’obbligo della prescrizione da parte di un medico o
quantomeno di un funzionario pubblico
93
. In Piemonte, almeno sino al
Quattrocento inoltrato, nessun titolo di studio qualificava i chirurghi,
che in genere si distinguevano dai barbieri unicamente per una più so-
lida esperienza, oltre che per una formazione professionale più dotta,
sebbene difficilmente valutabile, che consentiva loro di effettuare ope-
La classe dirigente e i problemi di una città in crescita
757
90
Si veda, a tale proposito,
a. m. nada patrone
,
Il Medioevo in Piemonte. Potere, società e cul-
tura materiale
, Torino 1986, p. 313.
91
naso
,
Medici e strutture sanitarie
cit., pp. 117, 207. In particolare sull’attività editoriale di
Pantaleone da Confienza si veda
ead
.,
Formaggi del medioevo. La «Summa lacticiniorum» di Pan-
taleone da Confienza
, Torino 1990, pp. 3-7. Cfr. anche
g. dondi
,
Dall’introduzione della stampa in
Torino all’arrivo dei Francesi: 1474-536
, in questo stesso volume, pp. 616-28.
92
In generale sui collegi dei medici nel Piemonte tardomedievale cfr.
i. naso
,
Il collegio dei
medici di Novara negli ultimi anni del Quattrocento. Contributo allo studio dei gruppi professionali al
termine del medioevo
, in
Studi di storia medioevale e diplomatica
, Milano 1979, pp. 265-361.
93
ASCT,
Ordinati
, 83, f. 110
r
(29 aprile 1490); cfr.
naso
,
Medici e strutture sanitarie
cit., p. 140.