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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
nista affermatissimo che pochi anni prima era stato incentivato e trat-
tenuto a Torino con un cospicuo aumento di stipendio, in considera-
zione del fatto che – come rileva lo stesso verbale del consiglio – la sua
fama nel trattamento di fratture, ferite da taglio e piaghe era conside-
rata un fiore all’occhiello per l’amministrazione cittadina, poiché ri-
chiamava in città un gran numero di clienti forestieri
87
.
Comunque Torino, rispetto agli altri centri piemontesi, si trovava in
una condizione indubbiamente privilegiata, soprattutto dopo il 1436,
quando si avviò la regolarizzazione pressoché definitiva dell’attività del-
lo Studio, che contribuì ad accelerare lo sviluppo della città verso quel-
la funzione di polo coordinatore di un ambito regionale cui i Savoia l’ave-
vano destinata. Proprio da allora appare infatti in netto aumento la pre-
senza di medici «condotti» laureati, i
medicine doctores
, che godevano
di una posizione di indiscusso prestigio e di totale superiorità nei con-
fronti degli altri terapeuti: essi tuttavia non potevano ancora contare
sull’esclusiva dell’esercizio dell’arte di guarire, tanto più che avrebbero
ottenuto un qualche riconoscimento ufficiale solo nel 1532, quando un
ordine ducale riconobbe prerogative privilegiate nei domini sabaudi sol-
tanto a chi fosse provvisto di un titolo di studio
88
. Non a caso alcuni dei
medici al servizio della comunità torinese erano strettamente legati
all’ambiente accademico e talora ricoprivano contemporaneamente an-
che l’incarico di docenti universitari: l’esempio più significativo è sen-
za dubbio quello di Pantaleone da Confienza, che nella seconda metà
del
xv
secolo riceveva una duplice retribuzione, come medico condotto
e come lettore universitario
89
.
I professori di medicina esercitavano abitualmente la libera profes-
sione e alcuni di loro accumulavano diversi incarichi di varia natura: ol-
tre a prestare servizio pubblico, taluni erano anche medici accreditati
alla corte dei Savoia e appartenevano all’
entourage
sabaudo essendo con-
siglieri personali del duca. Molti di loro conciliavano attività professio-
nale, vita di corte e impegno politico: una delle figure più interessanti
di medici appartenenti all’oligarchia cittadina è quella di Pietro da Bai-
ro, illustre docente all’università di Torino tra la fine del Quattrocento
e l’inizio del Cinquecento, che fu periodicamente esponente del consi-
87
ASCT,
Ordinati
, 78, f. 105
r
(verbale del 25 agosto 1462); cfr.
naso
,
Medici e strutture sani-
tarie
cit., p. 180.
88
AST, Corte, PD, 138, f. 188
r
(15 aprile 1532).
89
naso
,
Medici e strutture sanitarie
cit., pp. 102, 121; cfr. anche
ead
.,
L’assistenza sanitaria ne-
gli ultimi secoli del medioevo. I medici «condotti» delle comunità piemontesi
, in
Città e servizi sociali
nell’Italia dei secoli
xii
-
xv
(Atti del XII Convegno Internazionale di studio del Centro Italiano di
Studi di storia e d’arte, Pistoia 9-12 ottobre 1987), Pistoia 1990, p. 290, nota 31.