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/1 Duomo di Torino
che da Giacinto T urriglia passò ai suoi eredi i Mar tin di San Martin o,
di Montù Beccaria e di Orfengo.
Nel
1727
la cappe lla aveva altare cii legn o do ra to, e volta clipinta;
ma nel
185 1
i Mar tin rinunziarono al patro nato riserbandosi di espo r–
tarn e il quaclro cii San Maurizio
( 3 1) ,
opera ciel valente Gug lielmo Caccia
dett e il Monca lvo; ed il Capitolo vi allogò la nuova vasca battesimale
che vi sta tuttoclì. E nu ova diciamo, perchè l'antica fu regalata allora
alla Piccola Casa clelia Divina Provvidenza. Nè vuolsi rimpiangere meno
che ne sia altresì stata tolta allora la statuetta ciel Pr ecursore, pregiato
lavoro ciel celebre Stefano Maria Clemente
( 32).
La cappella che segu e, intitolata oggi clai San ti Biagio ecl Onorato,
era nel
1584
dedicata alla Pietà di M. V., e le era unit o il benefizio
clelia Pietà fondato il
6
di gennaio de l
1490
cla Oldrado Canavoxii
pr esident e del Consiglio cii Savoia, nonchè quello cii San Mass imo. Ma
il visitator e apostolico la trovava allora con altare sfornito cii tutto, senza
redcliti, nè rett or e; e perciò nel
1593
il suo tit olo era già stato trasferto
all'a ltare di Sant'Andrea. Si pu ò quindi crede re che allora, o poco dopo,
la cappella assumesse a nuovi titolari i Santi Biagio ed On orato g ià men–
zionati nel
1619,
nel qual anno essa era ornata e frequentata devota–
mente. La visita del
1727
la trovava ornata di altare di marmo con icona
e du e quadri ai lati. La icona
è
opera del cav. Dauphin e fu sostituita
alla statua del Pr ecursore rico rdata nel
1593.
Il
quadro rapprese nta
Sant'Onorato vescovo di Ainie ns comunicato da Gesì
i.
I quattro quadretti
laterali rappresentano alcuni fatti della vita del Sa nto e sono anc h'essi
cii mano del Dauphin
( 33) .
La B. V. col Bambino so vrastante all'icona
è
di ig-not o autore .
Il
sodalizio de i pri stinai, che ne avevano il patronato nel
1775,
ri–
cord ar ono questo lor o privil egio con inscrizione appo sta sopra l'icona.
La terza cappe lla, che oggi s'intitola cla San Massimo, ebbe in ori–
gine a titolar e San Giovenal e e nel
1584
era di patronato dei De Bajr o
( 34);
e fu allora trovata fornita di altare con mensa di legno e di icona. Nel
1630
fu munita di cancellata e nel
1652 ( 35)
ne fu dato il patronato con
cliritto di sepoltura a Prospero Antonin o Gall eani figli o di Vittorio Amedeo
e cii Caterina Maria Amoretti di Envie.
Ma fra quell'a nno ed il
1665
le fu aggiunto il titolo di San Massimo,
diverso da quello di cui già abbiamo fatto cenno all'altare de lla Pietà;
e nel
1665
il canonico Antoni o Gemello
( 36)
ornolla, do toIla di cappe l–
lania e ne ottenne il pat ron at o pel conte Gioanni Ferrero di Lavriano
consigliere di Stato.
Il
beneficio di San Giovenale passò pe rò clai De Bajro
ai Cisterciensi della Consolata ere cli di Marcantonio De Bajr o
( 37) .
L'icona odi erna, che effig ia San Massimo e San
t'
Antonio abate,
è
cii
Gio. Andrea Casella
( 38)
e uno dei du e quadri laterali rappresenta San
Giovenal e, men!I"e l'altro effigia la Sa cra Famiglia.