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Il problema dell'edilizia universitaria non può essere
affrontato prescindendo dalle linee di sviluppo pro–
grammate dal Governo su scala nazionale.
È
quindi
necessario, per dovere di concretezza, prendere le
mosse dal documento.
Considerando il preventivo di spesa per l'Università
e la ricerca scientifica alla voce «edilizia », si nota
come, da una spesa di lO miliardi per il 1964-65,
si sia passati ad una spesa di 19,185 miliardi nel
1965 per raggiungere infine
il
valore di 65 miliardi
nell'anno accademico 1965-66, mantenendosi nel se–
guito costante tale valore. Ciò evidenzia soltanto co–
me anche il Governo annetta carattere di priorità
allo sviluppo delle infrastrutture universitarie (edili–
zia, attrezzature), mentre è necessario, affinchè tali
cifre abbiano un loro concreto significato, ed al fine
di valutare se esse siano o meno risolutive dell'attua–
le situazione, analizzare in quale prospettiva sono
state programmate.
È
necessario rilevare come il preventivo di spesa per
la edilizia universitaria sia indirizzato unicamente a
provvedere alla creazione di «nuovi» posti per
il
surplus
di studenti degli anni accademici futuri. Ecco
il punto critico della programmazione nei confronti
dell'edilizia universitaria.
Un tale progetto di spesa, infatti, potrebbe essere
risolutivo solo se già oggi risultasse garantita a tutta
la popolazione universitaria una sufficiente, adeguata
e dignitosa sistemazione edilizia, cosa che assoluta–
mente non è, essendo di per sè eloquente la siste-
mazione dell'edilizia universitaria della nostra città.
Analizzando in effetti i pochi dati statistici riguar–
danti l'edilizia universitaria fino ad oggi elaborati e
ritenendoli come puramente indicativi, è immediato
prendere consapevolezza della portata del fenomeno.
Ecco infatti quale risulta essere l'area per studente
disponibile in alcune facoltà: Economia e Commer–
cio 0,30 metri quadri per studente, Fisica tre metri
quadri per studente, nuovo palazzo delle Facoltà
Umanistiche due metri quadri per studente. Le cifre
qui riportate acquistano pieno significato se compa–
rate con la situazione edilizia dei Paesi europei più
avanzati, dove il rapporto medio area/studente
oscilla fra i 40 e i 60 metri quadri per studente.
Il citato documento governativo fissa in 62,5 metri
cubi per studente
il
fabbisogno dell'edilizia univer–
sitaria. Si aggiunga che per quanto riguarda l'Univer–
sità torinese non esistono parametri per stabilire
qual è l'area usufruibile da parte degli studenti.
Si sono inoltre omessi prima «casi limite» come
quelli delle Facoltà di Scienze Naturali o di Agraria,
mancanti del tutto o in parte di una sede organica
e soggette quindi al caso nella scelta di aule e labo–
ratori per fini didattici.
È
da considerare per di più
la situazione edilizia ' del Politecnico, già oggi, seb–
bene da pochi anni inaugurato, largamente insufficiente
data la crescente affiuenza di iscritti.
A questo proposito va sottolineato come una siste–
mazione edilizia compiuta ed oculata sia anzitutto
da garantire alle Facoltà scientifiche data la maggiore
e più assidua frequenza ai corsi da parte degli stu–
denti e la necessità di poter disporre di laboratori
funzionali e attrezzature efficienti.
Dalla comparazione dunque delle linee di sviluppo
programmate dal Governo con l'attuale situazione
edilizia universitaria torinese risulta evidente
il
diva–
rio fra presente e futuro, divario incolmabile dagli
stanziamenti previsti dal Governo, data la prospet–
tiva in cui questi si collocano (garantire nuovi posti
per la popolazione studentesca aggiuntiva), tenendo
conto oltretutto del fatto che Torino è un centro di
attrazione nazionale ed in tal senso va sempre più
rapidamente evolvendosi. Il problema d'altro canto
non è limitabile alla situazione torinese, ma va inse–
rito nel contesto più generale della programmazione
economico-urbanistica regionale, conseguente all'attua–
zione delle Regioni. Va ricordato a tale proposito che
nulla è ancora stato elaborato dagli organi preposti.
Costante situazione di disagio
Si deve, infine, tener conto del fatto che lo sviluppo
dell'edilizia universitaria e l'orientamento di questa
debbono compiersi in modo strettamente collegato
allo sviluppo di ogni altra attività sociale e servizio,
considerando che gli studenti universitari con il loro
numero, circa venticinquemila, rappresentano una
parte anche numericamente molto importante della
popolazione urbana. Valga per tutti l'esempio dei
trasporti urbani che dovrebbero garantire un rapido
e conveniente tramite fra abitazione ed Università,
onde assicurare allo studente una più opportuna ri–
partizione del tempo per lo studio e la frequenza
universitaria.
Conseguentemente deve essere rivendicato al Comune
il compito di tale coordinamento.
Da quanto sopra esposto si possono, in breve e sche–
maticamente, trarre le seguenti conclusioni:
l/La programmazione governativa di sviluppo del–
l'edilizia universitaria si dimostra inadeguata a risol–
vere compiutamente il problema, data l'attuale estre–
ma insufficienza delle strutture universitarie.
2 /
Una programmazione, quindi, dello sviluppo del–
l'edilizia universitaria deve essere fatta a livello regio–
nale prima e comunale poi seppure tenendo conto di
quelle che solo le linee di sviluppo previste sul piano
nazionale .
3 / Considerando l'elevato onere di spesa necessario
a risolvere
il
problema, bisogna che siano accanto–
nate definitivamente le proposte inadeguate all'odier–
na realtà, fra tutte quella di voler dare soluzioni tem–
poranee e di ripiego, destinate a rinviare nel tempo
la soluzione definitiva, facendo permanere la popola–
zione universitaria in una costante situazione di
disagio.
4 / E oggi necessario considerare il problema dell'edi–
lizia universitaria non più come un problema a sè
stante, ma come strettamente connesso allo sviluppo
globale dei grandi centri urbani.
5 /
È
opportuno, infine, nel quadro della program–
mazione, fare scelte prioritarie, particolarmente per
quanto riguarda le Facoltà scientifiche, dato
il
ritmo
di espansione notevolmente superiore alla media, te–
nute anche presenti le esigenze strutturali che tali
facoltà hanno.
Mario Aprà
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