

Picco: interventi
" livello regionale
A richiesta di precise indicazioni sul futuro assetto
della Città Universitaria Piemontese, l'urbanista può
dare oggi una risposta troppo condizionata che non
vorrei sembrasse elusiva.
Pur non ignorando che
il
mondo universitario e po–
litico sta da tempo muovendosi per un adeguamento
quantitativo e qualitativo delle strutture dell'Univer–
sità, non si può certo dire esistano in proposito indi–
rizzi precisi e programmi operativi finnlizzati.
A mio avviso lo stadio di maturazione delle stesse
proposte avanzate in sede legislativa non
è
tale da
garantire una prospettiva certa ad obiettivi di «uni–
tà » e « comunità» per la Città Universitaria che ri–
terrei necessari per l'adempimento di tutte quelle
funzioni che la Società attende dall'Università.
Intendendo per « unità» integrazione ed interdiscipli–
narità per quanto concerne l'ambito della ricerca
scientifica e dell'insegnamento e dell'addestramento
professionale; problemi cui si connettono evidente–
mente quelli dell'estensione numerica del corpo univer–
sitario e delle relative strutture edilizie.
L'impegno degli enti locali
Strutture unitarie quindi, dalle quali deve discendere
un nuovo tipo di partecipazione dei docenti e degli
studenti alla comunità universitaria. Il modello di
futura Città Universitaria si può collocare pertanto
in una prospettiva di radicale innovazione rispetto
all'esistente o di cauto riformismo, ma certamente
necessita di definizioni sul piano dei contenuti e dei
programmi di sviluppo; la localizzazione dovrà essere
coerente a tali presupposti. A tal fine ritengo neces–
sario che le autorità accademiche definiscano quali
obiettivi intendono perseguire nell'approntare strut–
ture all'Università dimensionalmente e tipologicamente
più efficienti.
Ciò premesso ed accettati come perseguibili taluni
elementari obiettivi di complementarietà a tutti i li–
velli per l'insegnamento, la ricerca e l'addestramento
professionale, ritengo indispensabile una previsione di
razionale contiguità fisica delle diverse Facoltà; e
ciò quand'anche non fosse immediatamente possibile
superare l'attuale struttura individualistica delle Fa–
coltà e degli Istituti monocattedra.
In tale prospettiva
è
necessario un programma di svi–
luppo delle attrezzature universitarie e di interventi
di politica territoriale che renda possibile una artico–
lazione coordinata delle sedi, dei servizi e delle
residenze o collegi, senza preventive limitazioni o
troppo rigide definizioni tipologiche.
Proporrei pertanto che alcuni Comuni, più diretta–
mente interessati alle localizzazioni prescelte, si con–
sorziassero unitamente alla Città ed alla Provincia per
favorire, al di là di pressioni o reticenze privatistiche,
i piani di sviluppo che l'Università vorrà formulare
quanto prima, pur riservandosi successivi adeguamenti
Interno di un'aula a gradinata.
Tutti i locali di studio,
con una capacità totale di circa 2500 allievi,
sono attrezzati secondo le più moderne tecniche
acustiche e visive
alla luce di libere scelte programmatiche che potranno
discendere dalle riforme legislative in atto.
L'impegno degli Enti locali in tal senso dovrebbe
avere
il
carattere di massima disponibilità per una
soluzione integrale dei complessi rapporti che simili
strutture esigono; disponibilità che permetta un pre–
ciso adeguamento dei Piani Regolatori ed un pro–
gramma di interventi finalizzati a livello regionale so–
pratutto per quanto concerne le infrastrutture ed i
collegamenti fondamentali.
Pur sottoscrivendo evidentemente le previsioni per un
decentramento che permetta ampie proiezioni ed arti–
colazioni, non ritengo realisticamente possibile una ri–
collocazione di molte attrezzature
specializzat~
in fun–
zione di modelli di Città universitarie caratterizzati
da sola popolazione universitaria, come quelle anglo–
sassoni.
Taluni insostituibili riferimenti al patrimonio cultu–
rale e scientifico della Città, prefigurano, a mio avvi–
so, un modello di «unità urbana» decentrata ed
autonoma, ma fortemente integrata con le strutture
cittadine.
Giovanni Picco
Derossi: centro
di
servi:i
culturali
Abbiamo detto che il problema dell'edilizia universi–
taria
è
ormai dibattuto ai diversi livelli interessati.
Una posizione avanzata hanno assunto negli ultimi
cinque anni gli assistenti universitari, per i quali la
soluzione del problema
è
connaturata al loro futuro
impegno pedagogico. La loro posizione ci
è
stata il–
lustrata dall'arch . Piero Derossi, che
è
pure vice
presidente dell'ATAUP, l'Associazione assistenti del
Politecnico, e dall'arch. Alberto Magnaghi:
L'Università, come centro di servizi culturali a livello
superiore, è un organismo estremamente complesso
che ha relazioni con molteplici aspetti delle società
in cui opera.
Da questa tesi appare evidente che risolvere
il
pro–
blema dell'edilizia universitaria vuoI dire approfondi–
re il discorso molto oltre
il
mero fatto quantitativo,
espresso normalmente con la preoccupazione del rap–
porto «cubatura-allievo »; soltanto attraverso precisi
chiarimenti sulle condizioni attuali, sugli obbiettivi
individuali, intorno agli strumenti adatti si potrà pro–
spettare lo .sforzo operativo .necessario da attuare nel
contesto generale di una politica nazionale e regionale
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