Table of Contents Table of Contents
Previous Page  132 / 652 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 132 / 652 Next Page
Page Background

Gar:eoa: so'u:'oo' urbao'st'che

e r.for'IDe genera'. de"'Un'vers'tà

A questo punto, i termini generali del problema sia

pur affrontati da punti di vista diversi non possono

che sfociare nell'unica e valida proposta della «cit–

tà universitaria

».

Dalle formulazioni politiche generali alle proposte di

soluzione urbanistica il passo è breve.

-

Abbiamo

detto di «soluzione urbanistica

o'>

e non semplicisti–

camente di «soluzione edilizia» perchè il problema

della «città universitaria» non è solo quello di tro–

vare un terreno e di costruire aule, elementi base,

ma non risolutivi.

-

La «città universitaria» è il

punto di incontro tra le esigenze edilizie e la riforma

generale dell'Università.

-

È

quanto affermano i due

giovani urbanisti da noi intervistati, gli architetti

Biagio Garzena e Giovanni Picco .

1. Il problema dell'Edilizia Universitaria Piemontese

è molto complesso ed è ingenuo o peggio tentare di

affrontare in termini di aule, terreni liberi, strade

di accesso, distanza da piazza Castello.

Qualunque proposta di soluzione o di metodo deve

essere fondata su uno schema di obbiettivi non sem–

plicistici e pertanto non può non partire dall'esame

delle condizioni attuali di funzionamento dell'Univer–

sità e del Politecnico di Torino. Fra queste, pos–

siamo rilevare:

a)

la ristrettezza e disorganicità degli impianti edilizi

esistenti, che costringe in molti casi a subordinare

pesantemente le attività didattiche e di ricerca alla

disponibilità di spazio.

b)

la discriminazione geografica operata sugli stu–

denti, derivante dal diverso costo di accesso alle sedi

universitarie a seconda del luogo di residenza.

c)

il contributo che i punti precedenti apportano

alla bassa produttività dell'istruzione universitaria

(espressa dall'alto rapporto fra iscritti e laureati e fra

fuori corso ed iscritti, e dalla eccessiva durata media

del periodo di studio), alla cattiva qualità dell'istru–

zione (documentata dalle difficoltà di inserimento dei

laureati nella produzione e dal conseguente periodo

di tirocinio obbligato).

Risulta evidente che lo schema di obbiettivi dovrà ,

con maggior approfondimento, puntare sull'elimina–

zione delle condizioni descritte. Per quanto riguarda

i punti

b)

e

c)

le soluzioni edilizie ed urbanistiche non

dovranno, quanto meno , contraddire le esigenze di

riforma generale dell'Università. In generale, inoltre,

gli investimenti dovranno essere coerenti con i pro–

grammi di sviluppo economico e sociale sia nazionali

che regionali.

L'urgenza della situazione non può essere invocata se,

come appare chiaramente, è in gioco non solo

l'efficienza degli investimenti edilizi da compiere, ma

quella di tutto il sistema dell'insegnamento universi–

tario della regione.

2. La complessità del problema emerge con chiarezza

se si esaminano più da vicino le sue componenti e

le loro relazioni.

L'università è un sistema di organismi funzionali ed

impianti edilizi (Facoltà, Istituti, cattedre ecc.; aule,

12

laboratori uffici ecc.; mense, biblioteche, segrete–

rie ecc... ) che svolgono compiti diversi. La loro tipo–

logia è oggi, se non apertamente in crisi, in rapida

evoluzione, a causa della domanda di nUOve specia–

lizzazioni dei contenuti nuovi delle discipline, delle

nuove esigenze di servizi.

a)

Fra organismi o impianti universitari diversi sus–

sistono relazioni, caratterizzate in prima approssima–

zione dalla durata e dalla frequen za con cui vengono

utilizzate, dalla successione delle utenze, dal costo di

spostamento.

È

nota l'imj:)ortanza che avrà la costituzione dei

dipartimenti nella riforma dell'Università italiana, ed

è interessante ora prendere in esame le conseguenze

che il nuovo ordinamento avrebbe sulla tipologia

degli impianti edilizi.

La struttura del dipartimento non è ancora del tutto

chiara: si può dire di esso quanto meno che tende–

rebbe a raggruppare in modo più efficiente gli orga–

nismi universitari prescindendo dalle facoltà di cui

facessero parte. Si prospetta a lungo periodo, anche

in relazione al continuo aumento delle specializzazioni

professionali, la possibilità della scomparsa delle fa–

coltà nella forma tradizionale, semplicemente sosti–

tuite dal curriculum di studi dell 'individuo. Il dipar–

timento, proponendo consolidamenti totalmente nuovi

degli impianti universitari, richiede soluzioni edilizie

completamente diverse da quelle tradizionali, ma che

per essere precisate richiedono ulteriori studi nel

campo dell'organizzazione didattica.

Un salto qualitativo

Queste considerazioni tenderebbero in tutta evidenza

a promuovere una notevole concentrazione degli im–

pianti universitari, almeno fino al momento in cui la

loro dimensione diventasse così grande da porre

il

problema dei trasporti meccanici interni. In tal caso

comparirebbe una tendenza disaggregativa imperniata

sui dipartimenti, tendente a favorire una facile co–

municazione fra tessuto urbano ed impianti, anche at–

traverso l'uso promiscuo di alcuni servizi (biblioteche,

mense, impianti sportivi ecc.. .).

b)

Fra gli impianti universitari e le residenze degli

studenti e degli addetti esistono relazioni caratteriz–

zate dagli spostamenti casa·università e dal loro costo.

Una valutazione corretta di questo costo deve com–

putare non soltanto la spesa privata di trasporto ed

il gravame relativo sui bilanci dei pubblici servizi,

ma anche le componenti nascoste; in primo luogo del

cambiamento individuale di residenza cui sono obbli–

gati gli studenti di provincia dalla carenza di tra–

sporti re (Jionali efficienti, e quindi la remora allo

sviluppo economico dei territori periferici che ciò

comporta.

c)

Relazioni più complesse si formano fra gli impianti

od organismi universitari ed il mondo produttivo nei

suoi tre settori:

in molti casi l'Università svolge ricerche ed esperi–

menti su diretto incarico

o

commissione di aziende ed

Enti pubblici; il lavoro a part-time dei ricercatori

e docenti nei settori produttivi, non generalizzato e

rigorosamente controllato; l'utilizzazione comune di

attrezzature (sale di riunione, biblioteche ecc.. .), l'ap–

partenenza dei ricercatori dei due campi alla medesi–

ma comunità, le generiche relazioni fra problematica

civile e produttiva e ricerca culturale.

Va osservato naturalmente che i giudizi nel complesso

favorevoli a questi tipi di scambio hanno un certo

carattere astratto, e possono essere realmente validi

soltanto a condizione che l'intero ordinamento della

scuola superiore italiana venga sottoposto ad una

completa ristrutturazione. Qualora ciò si verificasse

ci troveremmo nella necessità di valutare e prevenire

il beneficio economico ed

il

costo di una più stretta

aderenza fra impianti universitari e concentrazioni

produttive, tenendo conto dei mutamenti in atto

nella regione. Valutazioni e previsioni che non pos–

sono ovviamente essere surrogate da scelte volontari–

stiche, ideologiche o campanilistiche, ma che debbono

essere quantificate per mezzo di costose e complesse

ricerche.

3. La complessità del quadro

è

tale da vietare a

chiunque persegua gli obbiettivi precedentemente

esposti l'assunzione di decisioni o la formulazione di

proposte, ed esige invece che

il

compito di

quantifi~

care i termini del problema e di prospettare soluzioD1

alternative venga affidato ad un istituto di ricerca in

grado di affrontarlo.

È

ovvio che nessuna persona od Ente possiede in

questo momento i requisiti richiesti ed è quindi ne–

cessario promuovere la costituzione della sede istitu–

zionalmente e funzionalmente adatta. Questo orga–

nismo dovrà avere dimensione regionale, comprendere

organicamente le forze interessate (Università,

en~i

locali, enti di programmazione) riflettere democrati–

camente la dialettica delle componenti politiche in

gioco, essere responsabilizzato nei confronti dei temi

della programmazione nazionale.

Il rischio di prolungare eccessivamente lo stato di

disagio in cui lavorano studenti e docenti procrasti–

nando le soluzioni deve essere affrontato come uno

dei fattori da qualificare e porre a bilancio, tenendo

presente però l'impossibilità di far compiere al sistema

universitario un salto qualitativo procedendo per sem–

plici aggiunte al patrimonio ed alle strutture edilizie

esistenti. Patrimonio che, paragonato ai hisogni del

prossimo periodo appare, fatte le debite eccezioni,

trascurabile.

Concludendo, i punti della nostra proposta risultano

essere :

1)

La costituzione della sede istituzionale democratica

in grado di:

formulare gli obbiettivi; affidare le ricerche ad un

istituto qualificato scientificamente ed istituzionalmen–

te; controllare le ricerche; scegliere fra le alternative

risultanti;

2)

l'integrazione del problema con le linee di riforma

individuate dal movimento universitario, e, fra que–

ste, assegnare il ruolo predominante al dipartimen!o;

3)

portare in primo piano la dimensione territorzale

del problema e la conseguente relazione con la pro–

blematica della programmazione nazionale e regio-

nale.

Biagio Garzena