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Per le Facoltà Umanistiche

è

in fase di avanzata costruzione la nuova sede in corso

S.

Maurizio. La inaugurazione dovrebbe aver luogo entro il corrente anno.

È,

dopo la

realizzazione del Politecnico e il potenziamento della Facoltà di Medicina, una nuova grande opera per avviare a soluzione il problema dell'edilizia universitaria torinese

.11.110'1-0:

o""ioUlo chiuso definitivoUlente

con

!l'i

interventi episodici

Dalle interviste effettuate ha preso rilievo l'ampia

tematica formatasi attorno allo sviluppo dell'Univer–

sità; tematica che pone in evidenza perplessità e

dubbi, proposte e controproposte, ma che è anche il

risultato del lungo lavoro di studio e di approfondi–

mento delle varie componenti didattiche e tecniche,

interne ed esterne, dell'Università, componenti

«

pro–

gressiste» e «conservatrici» nel loro significato più

positivo.

La proposta della «città universitaria» nasce così

dal contributo di tutte queste forze che, incammina–

tesi dapprima su posizioni di contrasto, si sono ritro–

vate ora, volenti o nolenti, a dare una risposta uni–

taria alle esigenze della nuova Università.

Siamo in una nuova fase. Cadono le vecchie e più

recenti polemiche che per anni hanno contrapposto

studenti a professori, urbanisti a universitari, ammi–

nistratori pubblici ad amministratori universitari; fase

nuova che vede nella «città universitaria» collettiva

a Torino, la risposta organica e definitiva ai problemi

dell'insegnamento e della cultura.

Dalla proposta all'impegno concreto. Il problema non

si risolve enunciandolo, ma affrontandolo ed offren–

dogli una soluzione concreta.

È

quanto si sta facendo.

Le prospettive in questo caso non sono a lungo ter–

mine. Forse non passerà il mese perchè i primi passi

siano stati compiuti. Si può già pensare alla «città

universitaria» in termini di progetto. Sono gli stessi

Rettori dell'Università e del Politecnico, pro/. Mario

Allara e pro/. Antonio Capetti, ad affermarlo.

Non c'è dubbio che tendiamo alla realizzazione della

«città universitaria ». Abbiamo chiuso definitiva–

mente con gli interventi episodici, con le soluzioni

parziali; l'Università in crescita e in trasformazione

ha oggi bisogno di una struttura nuova e la «città

universitaria» risponde a questa esigenza.

Su questa soluzione, in seno agli organismi univer–

sitari, è stato raggiunto un accordo generale. Non

mancano discussioni sui tempi e sui modi di realiz–

zazione, ma rimane per tutti la certezza che lo svi–

luppo dell'Università non può trovarsi che dentro la

«città universitaria» nelle sue interdipendenze di

natura didattica e nei suoi legami esterni con la

realtà sociale nella quale

è

inserita.

In questa prospettiva, nella ricerca di tutti i con–

tributi, nella sintesi delle proposte portate avanti a

diversi livelli, si è svolto

il

nostro lavoro di que–

sti ultimi anni, più particolarmente di quest'ultimo

periodo. Il risultato è che due commissioni, la pri–

ma in rappresentanza delle dieci Facoltà e la se–

conda nominata dal Consiglio d'amministrazione, so-

no quasi giunte al termine del loro lavoro.

"-

Ci troviamo ora nel momento più impegnativo, quel–

lo della concretizzazione di tale lavoro. Entro

il

mese di giugno o poco dopo, avverrà la scelta del

terreno su cui dovrà sorgere

la

«città universita–

ria ». Si tratta di una scelta non facile, forse una

delle più gravi della storia dell'Università torinese,

di una decisione di grande responsabilità per i suoi

riflessi futuri.

È

per questo che

il

giudizio sulle soluzioni propo–

ste deve essere globale, la scelta del terreno pon–

derata sul piano finanziario, su quello statistico e

didattico. La «città universitaria» infatti deve ser–

vire in modo idoneo ad un sempre maggior numero

di studenti, ma deve anche corrispondere alle esi–

genze attuali e alle trasformazioni future dei siste–

mi di insegnamento e di organizzazione universi–

taria; e la sua realizzazione deve essere inquadrata

nelle reali possibilità di far fronte agli impegni finan–

ziari che ne derivano.

In ogni caso essa deve esprimere la sintesi di tutti

i rapporti, anche quelli tra l'Università e gli enti

collegati (istituti di ricerca, collegi, servizi sociali,

impianti sportivi, ecc.). Da parte nostra, in questa

visione, auspichiamo che la «città» comprenda an–

che, nel rispetto della sua autonomia, il Politecnico

di Torino.

È

tutto utopia? Crediamo di no. Abbiamo lavorato

responsabilmente, stiamo lavorando, in collaborazio–

ne con

il

Comune e la Provincia

di

Torino, per

compiere

il

passo definitivo, quello della scelta del–

l'area. Forse basteranno pochi giorni, al massimo un

mese, perchè l'Università di Torino abbia, sul piano

edilizio, un suo futuro certo.

Resta aperto il discorso successivo, quello della rea–

lizzazione della «città ». Se il primo passo compete

all'Università, il secondo investe la capacità e la re–

sponsabilità di tutta la città e di tutta la regione

piemontese, gli amministratori pubblici, gli espo–

nenti politici, gli enti finanziari e le grandi e pic–

cole imprese industriali in particolare. L'Università

infatti non è fine a se stessa, ma coinvolge gli in–

teressi di tutti. Per questo essa rimane un proble–

ma di responsabilità per ciascuno di noi.

,

Mario Allara

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