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I volumi della Civica salvati dai bombardamenti del

1943

vennero raccolti nelle cantine della stessa sede; soltanto nel

1947

trovarono una prima siste–

mazione di fortuna nel salone del Parlamento italiano, nell'ala ottocentes::a di Palazzo Carignano, in piazza Carlo Alberto, fino al novembre del 1960

tuata da una Torino dimostratasi capa–

ce fin dall'avvento del nuovo clima di

libertà, dal 1848, di « mantenersi sem–

pre la prima fra tutte le città della Pe–

ni sola per quanto riflette la oculata e

costante diffusione dell 'istruzione nelle

classi popolari » (come si documentava

ricordando le 300 scuole gratuite a to–

tale carico del bilancio comunale) .

Nel ] 876 venne destinata alla Bibliote–

ca Civica l 'importante raccolta di 800

edizioni bodoniane acquistata nel 1859

dal libraio Pezzi, ed in un primo tempo

assegnata al Museo; ma questo e suc–

cessivi arricchimenti del patrimonio bi–

bliografico nei settori direttamente con·

20

nessi con la storia e le glorie piemon–

tesi non segnarono !Un abbandono del–

l'indirizzo auspicato e sostenuto dal « bi–

bliotecario onorario»

(2)

Giuseppe Pom–

ba, venuto a mancare ottantunenne in

quello stesso anno

e).

L'impegno posto,

secondo le sue parole, nel «perseguire

quella generale istruzione, che

è

l'ele–

mento principale del progresso della ci–

viltà de' popoli », trovò rispondenza in

un pronto e largo afflusso di pubblico,

caratterizzato da un costante incremento

in tutti quei periodi in cui l'insufficien–

za materiale dei locali non costituì una

remora troppo Igrave.

Dai 26.344 lettori del 1869 troviamo

segnata un'ascesa quasi costante, che si

mantiene sui 40 mila per ciascuno de–

gli anni '70, supera i 50 col 1883, sfio–

ra i 60 nell'87 per salire rapidamente

a 67.273 (1888), 73 .606 (1889) ed at–

testarsi sui 75 mila negli anni '90, quan–

do

il

patrimonio librario superava i

90.000 volumi. Un indice di utilizzazio–

ne senza riscontri nelle altre bibliote–

che italiane, fra le quali solo le Nazio–

nali di Roma e Torino e l'Universitaria di

Napoli - ben altrimenti fornite - po–

tevano vantare un movimento più in–

tenso. Si pose quindi fin dal 1892 il

problema del trasferimento in sede più

capace e idonea; l'Amministrazione lo

affrontò stanziando all'uopo, nel dicem–

bre di quell'anno, centomila lire. La

somma si rivelò tuttavia sproporzionata

al costo dell'edificio, progettato da un

tecnico di valore, Daniele Donghi, su di

un'area dell'ex-Distretto Militare prospi–

ciente la via Arsenale ed ora occupata

dalla Posta centrale (2600 mq), e ca–

pace

di

577 posti di lettura e più di

mezzo milione di libri. Si preferl allar–

gare per quanto possibile la sede già

occupata, e stretta fra i vari uffici mu–

nicipali, rendendola capace di oltre 300

posti di lettura; ma non si tralasciarono

gli studi per una nuova sistemazione, di–

venuta urgente altresì per la Biblioteca