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Copetti:

nuove oree

per il

Politecnico

Il problema edilizio riguarda indubbiamente

il

Poli–

tecnico

di

Torino, anche se in termini meno gravi

e soprattutto meno immediati rispetto ad altri set–

tori del mondo universitario. Per questo motivo

stiamo lavorando per il futuro: perchè

il

nostro

istituto abbia possibilità di espandersi sia per far

fronte al maggior numero di studenti sia alle nuo–

ve esigenze tecniche e scientifiche.

La sede attuale ha nove anni di vita, nove anni di

continuo ampliamento.

È

entrata in funzione quan–

do gli iscritti ad ingegneria erano millecinquecento

e ad architettura duecentocinquanta. La sua attuale

insufficienza è stata determinata da numerose e com–

plesse cause, non sempre rilevabili a priori.

È

raddoppiato il numero degli studenti e quello

dei professorI ed è quasi triplicato quello degli as–

sistenti. Con la positiva riforma degli studi nel 1960

sono stati istituiti dieci corsi di laurea, contro i due

precedenti, e una ventina di particolari indirizzi di

studi. Tutto questo ha voluto dire ricerca di nuove

aree, ampliamenti e sopraelevazioni.

Nuove esigenze sono state motivate inoltre dagli im–

pegni di ricerca scientifica, assegnati dal Consiglio

nazionale delle ricerche all'università, che se hanno

voluto dire disponibilità di mezzi finanziari, hanno

anche imposto l'obbligo di sistemare nuovi impianti.

A questo si aggiunga il naturale progredire del Po–

litecnico sintetizzabile in nuove macchine e spazi .

Motivi complessi perciò, che rendono indetermina–

bile e difficile ogni precisa previsione per il futuro.

Basterebbe forse l'entrata in vigore della legge che

stabilisce tre diversi livelli di studio e di titoli o

l'istituzione di un particolare tipo di istituto tecno–

logico, per trovarci di fronte ad un imponente incre–

mento del numero degli studenti. Ma, al di là di

tale indeterminatezza, prevediamo che nel 1970 gli

studenti del Politecnico saranno quattromilacinque–

cento-cinquemila, un numero tale, in ogni caso, da

obbligarci ad una nuova organica sistemazione.

Tale sistemazione è resa oggi più urgente dal dise–

gno di legge : 552, che al capitolo secondo tratta

dell'edilizia universitaria, legge che si trova attual–

mente all'esame della Camera dei deputati. Da parte

della direzione degli istituti universitari è stata fatta

presente la necessità di predisporre, entro maggio,

il piano quinquennale dello sviluppo dell'edilizia uni–

versitaria locale. Ed è quanto stiamo facendo, indi–

rizzandoci soprattutto alla ricerca di aree idonee a

garantire i nostri bisogni per molti anni.

Ci

troviamo ora nella fase di definizione delle pro–

spettive dello sviluppo del Politecnico ed in quella

della progettazione degli impianti. Per quanto riguar–

da i terreni stiamo esaminando parecchie proposte,

ma non abbiamo ·ancora imposto vincoli anche se

intendiamo risolvere al più presto il problema della

scelta . Per questo lavoro siamo in contatto con

il

Comune e la Provincia e saremmo certamente d 'ac–

cordo se le aree a noi destinate fossero parte di una

più grande area destinata all'intera università to–

rinese.

Antonio Capetti

16

.ftlpegno

per

uno scelto

La volontà di giungere ad una soluzione organica è

dimostrata dalla recente conclusione dello studio sulla

localizzazione dell'Università, realizzato dal Comune

per conto dell'Università stessa. Si tratta di un do–

cumento di proposta concreta circa le aree disponibili

e utilizzabili sulla base di alcuni dati obiettivi che

hanno come punto di riferimento la «città universi–

taria » in una visione dinamica sia negli schemi di–

dattici sia spaziali.

È

da questo studio, che sta pren–

dendo l'avvio quella che viene definita

«

la più note–

vole iniziativa della storia urbanistica di Torino di

questi ultimi

50

anni

».

Lo studio sulla localizzazione dell'Università, effet–

tuato dall'Assessorato alla Pianificazione Urbanistica

della città di Torino, parte da tre presupposti: varie

ragioni di carattere didattico, di ricerca e di forma–

zione culturale fanno ritenere necessaria la concezione

di una nuova sede universitaria unitaria; solo tale tipo

di Università può garantire una efficiente dotazione

di tutti quei servizi considerati fondamentali garan–

zie per il diritto allo studio e per la formazione ci–

vile dei giovani (mense, residenze, impianti sportivi,

servizi culturali, ecc.); è impossibile utilizzare per la

Università di domani le attuali strutture in cui oggi

opera l'Università di Torino.

Oggetto della ricerca di localizzazione è stata l'area

metropolitana di Torino, sia per il maggior numero

di studenti residenti sia per l'esistenza di servizi a

più alto livello urbano sia per la convergenza sul ca–

poluogo della rete stradale e ferroviaria regionale.

Sono state scelte per tale studio nove aree sufficien–

temente ampie, libere e relativamente vicine al centro

di Torino: «La Mandria, Venaria, Collegno, Leyni,

Borgaro, Collina di Moncalieri, Moncalieri Sud, Stu–

pinigi e Rivoli-Rivalta

».

Tenuto conto che le aree di Collegno e di Monca–

lieri Sud non corrispondono ai requisiti considerati

essenziali per una localizzazione universitaria e che

Gli Istituti scientifici

del Politecnico di Torino

affiancano

alle normali attività

una vasta e apprezzata

opera di ricerche

teoriche e sperimentali

altrettanto si può dire per le aree di Leyni, Borgaro,

Stupinigi e Rivoli-Rivalta, l'ipotesi di concentrazione

si limita alla zona di Venaria, alla Collina di Mon–

calieri e Chieri e alla Mandria.

Per i tecnici che hanno effettuato lo studio anche

l'area della Mandria sembra da scartarsi in quanto

risulta essere troppo decentrata e mal servita di stra–

de, non risponde alle indicazioni del piano interco–

munale, manca di sostegni di carattere urbano e so–

ciale. Pesano a suo favore il costo di acquisizione e

la realizzabilità immediata.

Più adatte all'insediamento universitario sembrano

invece le aree di Venaria e della Collina di Mon–

calieri.

Ambedue sono collegate in modo efficiente alla rete

stradale, si inseriscono in una ipotesi di piano, la na–

tura del terreno sembra adatta ad accogliere l'inse–

diamento universitario, di struttura accentrata a Ve–

naria e lineare sulla collina. Per quanto riguarda la

prima ipotesi essa viene facilitata da alcune proprietà

unitarie di carattere pubblico; la seconda sembra più

difficile per lo spezzettamento della proprietà.

Secondo i calcoli l'intervento deve riguardare una po–

polazione universitaria di 32.500 studenti. Il relativo

costo si dovrebbe aggirare sui 48 miliardi di lire, cui

occorre aggiungere il costo del terreno, dai 2 ai 5

miliardi, il costo di almeno 5 mila posti letto pari

a circa 6 miliardi e il costo per 9 mila posti mensa,

pari a 1 miliardo e 600 milioni. Il costo globale am–

monterebbe così a 58-61 miliardi, cui occorre aggiun–

gere i costi di urbanizzazione primaria, di impianti

sportivi ecc.. Dato che l'intervento dovrebbe essere

portato a termine nell'arco di 10-15 anni, si tratta

perciò di investire annualmente circa 5 miliardi.

Col primo piano quinquennale di sviluppo l'Univer–

sità di Torino potrà contare su di un importo che va–

ria dai 5 ai

lO

miliardi (e sarà possibile spuntare

quest'ultima cifra e forse anche più, solo in presen–

za di una scelta del tipo che abbiamo trattato): ciò

non potrà essere sufficiente; tuttavia l'Università po–

trà in parte alienare il proprio attuale patrimonio

(peraltro non cospicuo) ed infine, soprattutto, enti

locali, grandi industrie ed istituti finanziari non po–

tranno e non dovranno essere indifferenti alla più

notevole iniziativa della storia urbanistica di Torino

di questi ultimi 50 anni.

Giovanni Astengo