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Ho seguito con molto interesse l'infor–
mazione che ha dato
il
prof. Detragiache
circa la mobilità notevole e quasi sor–
prendente, per noi che non abbiamo
avuto la possibilità di vedere questi dati
statistici, della popolazione nell'interno
di una città e fra quartiere e quartiere
e fra città e l'esterno della città.
Quello che però conta, rimane non tanto
il
potere associazionistico tradizionale,
la vita più statica e più familiare. In
un quartiere quello che vale è di offrire
all'uomo, al cittadino, che è un essere
cosciente, di vivere in una comunità, la
possibilità di comunicare con i propri
amministratori senza essere soltanto
rappresentato per delega al Comune.
Bisogna togliere all'uomo la sensazione
di essere presente per delega e renderlo
più diretto partecipante all'attività am–
ministrativa.
Se l'uomo si sposta per interessi vari e
per aumentata dinamicità della vita non
importa, purchè, spostandosi, trovi dove
arriva l'elemento adatto, lo strumento
che gli serve ed allora porterà con
il
suo
spostamento una dinamica anche nella
vita democratica del luogo dove va ad
abitare. In tal modo la visione di una
organizzazione di quartiere un po' tra–
dizionale diventa più stimolante pro–
prio perchè fatta di forze non omogenee
in senso assoluto, quasi in modo con–
trappuntistico.
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L'ente che governa la città per essere
più razionale, deve essere adeguato alle
esigenze della città stessa, avvertirle at–
traverso
il
contatto frazionato e coordi–
nato al tempo stesso con i cittadini, non
attraverso soltanto a sue previsioni bu–
rocratiche, ragione per cui i consigli di
quartiere sono un elemento non clubi–
stico, non di associazione familiare do–
polavoristica, ma elemento di governo
decentrato, una dinamica naturale.
I Consigli dovrebbero avere una durata
capace di farli rinnovare una o due
volte per tornata amministrativa, in mo–
do che le forze che lo devono comporre
abbiano tempo di essere presenti nel
loro succedersi, in rispetto alla mobi–
lità che diceva
il
prof. Detragiache.
Essi esisteranno tanto più quanto più
la città ha problemi vari e visti a se–
conda che un certo tipo di zona venga
ad ospitare certi tipi di insediamenti e
di rotazione di insediamenti, ed è tanto
più logico cercare la formazione dal bas–
so di questi organismi quanto più la
città è viva; non possiamo negare che
se ci guardiamo attorno troviamo delle
persone che dicono: «oh se potessi an–
dare al Comune a dire qualcosa! perchè
non posso parlare?» Una certa per–
centuale di protesta esiste, ma c'è pure
una percentuale di volontà di essere
sentiti la quale noi dobbiamo ricercare
e stimolare.
Malilde Di Pielrantonio
Le città si sono moltiplicate
in gigantesche agglomerazioni
che trascendono la misura dell'uomo.
Tale processo
è
stato facilitato
anche dalle moderne tecniche
di costruzione prefabbricata