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Molto rapidamente, per dire che sono

d'accordo con l'argomentazione del pro–

fessar Grosso che viene a completare

il

quadro delle proposte emerse dai vari

interventi.

Ottenere un elevamento della coscienza

civica e culturale dei cittadini

è

quanto

consente di avvicinarli meglio alla par–

tecipazione e alle discussioni sui pro–

blemi cittadini.

Alle osservazioni del professar Detra–

giache ha già risposto in parte la signo–

rina Di Pietrantonio.

Aggiungo solo che il problema è molto

interessante e certamente si pone; essen–

ziale mi pare tuttavia il fatto che

il

cit–

tadino quando si sposta trovi, comunque

nel nuovo quartiere l'organismo capace

di recepirlo.

Un'ultima considerazione vorrei fare sul–

le preoccupazioni sorte che riguardano

la necessità di creare un processo di cre–

scita dei Consigli di quartiere tra la po–

polazione. Sono convinto che per farli

crescere bisogna prima istituirli.

Se si accettasse la proposta di elezioni

dirette la campagna di popolarizzazione

dei candidati e l'esercizio del voto da

parte degli abitanti del quartiere per

eleggerli costituirebbero essi stessi un

elemento

di

crescita dell'iniziativa.

Il resto dovrebbe farlo l'attività svolta

dal Consiglio di quartiere.

Antonio Berti

Profonda è l'esigenza di far nascere nel quartiere una comunità di uomini che conferisca

ai problemi pubblici una misura umana. Sopra: una strada interna del quartiere Mirafiori

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L'Amministrazione ha concorso validamente in tutti questi anni a risolvere il problema

della carenza di alloggi con nuove costruzioni e con la urbanizzazione di vaste aree per

l'edilizia residenziale. Nella foto: uno scorcio dei moderni edifici di corso Cosenza

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l o vorrei precisare che i dubbi che ho

sollevato tentando di evidenziare la gran–

de mobilità che percorre una città mo–

derna e sempre più la percorrerà, non

riguardano i centri di servizi cultu–

rali, ecc. a cui faceva riferimento

il

pro–

fessor Grosso.

Questi centri, indubbiamente, devono

essere costituiti per rendere più acces–

sibile questo servizio culturale - am–

ministrativo, ecc. a tutta la popolazio–

ne; su questo non ci sono dubbi.

Il problema, la perplessità, nasce quan–

do, parlando di consigli di quartiere, si

intende pensare ad una struttura, far

nascere una struttura sociale che, basan–

dosi sulla contiguità spaziale degli in–

dividui, tenti di confermare i cittadini,

di fare di questi organismi organismi di

conformazione sociale. Se i consigli di

quartiere sono pensati così, io credo che

si commette un errore, perchè le tra-

sformazioni della società mettono sem–

pre più in crisi questi strumenti di in–

tegrazione sociale. _

D'altro canto

il

professor Lamberto ha

messo in evidenza come l'individuo sem–

pre più rifiuti le forme predisposte di

integrazione sociale. Gli individui van–

no a cercarsele. Tutta l'evoluzione della

società mostra che le città aziendali

del 1800 in cui l'azienda conformava

tutta la vita della città (sotto un certo

aspetto potremmo tentare di raccogliere

sotto questo schema Torino, in cui la

presenza della Piat è così eminente), sono

crollate, così come è crollato il quartiere.

Quindi se si vuole pensare ad un Consi–

glio di quartiere occorre tener conto

della forte mobilità della popolazione, e

del fatto che l'integrazione non si veri–

fica più attraverso a strutture di carat–

tere spaziale.

Angelo Detragiache