

to dedicato al romano ' s'an Valente? Le
tante ipotesi formulate a suo riguardo
ci dicono le molte possibilità di essere
di questo sito, nel quale il luogotenente
di Francesco I , Renato Birago, si fece
costruire una dimora poi ceduta al de
Brosses, ambasciatore di Francia, il qua–
le lasciando Torino pregò Emanuele Fi–
liberto di rilevarla con altre tenute.
Un interesse più prossimo per questo
luogo comincia ora, quando il Duca pa–
re convochi il Palladio, vicentino, per
la trasformazione artistica della costru–
zione. Della venuta del Palladio abbia–
mo notizia, ma se e quanto abbia ope–
rato, nessuna traccia nei Registri del
Tesoriere. Certo lavori ne furono ese–
guiti se nella prima cronaca ufficiale si
parla di una amenissima loggia con vista
dominante; ma la sua trasformazione ar–
tistica in delizia secentesca l'avrà con
Maria Cristina, che la dedicò «regali–
bus filiorum otiis
»,
scegliendo questo
luogo «ubi fluviorum rex ferocitate de–
posita placide quiescit
».
E si ebbe cosi
il delizioso Castello del Valentino. Inu–
tile dire che ricordi di guerre e di as–
sedi sono legati anche a questo che sem–
bra l'unico angolo arcadico e romantico
di Torino; anzi esso fu teatro di una
delle più dolorose pagine di guerra,
perché fu guerra civile, cui gli stranieri
parteciparono naturalmente per appro–
fittarne.
"
Otia" rega Ii
Una stampa francese .ed una stampa te–
desca ci dànno la documentazione topo–
grafica della battaglia del 7 luglio 1640
tra il Longueville e i Madamisti, con il
Leganez e i Principisti; ecco
l~
rispet–
tive linee di fortificazione passare per
il
Valentino, nel cui castello appena nato
e ancora spoglio, si era rifugiata Maria
Cristina sotto la scorta del D'Harcourt
e del Mazzarino nel 1639, e da cui usci–
rà vestita di perpetuo lutto accompa-
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Amedeo di Castellamonte,
in collaborazione col padre Carlo, operò al Valentino
fra il 1630 e il 60, rinnovando completamente
l'edificio preesistente, costruito seguendo, almeno in parte,
idee del Palladio.
Fu Maria Cristina di Francia
cui la villa era stata donata dal suocero Carlo Emanuele
I
a volerne la ricostruzione