

studio, al lavoro, all'applicazione deri–
vare possano eziandio dalla comparteci–
pazione a quelle onorifiche ricompense
che meritare si possano gli stabilimenti
dove l'ordine e i buoni costumi vi re–
gmno ».
Ma i premi nel '58 furono devoluti alle
famiglie dei militari dell'imminente guer–
ra del '59.
Anche questo è uno dei tanti oscuri
sacrifici dei piemontesi per l'Italia an–
cora in fieri.
Viva io del sa pere
Tutti risposero, al punto che sul finire
del '57 il Castello del Valen tino dovette
essere ampliato nei corpi laterali (cer–
cando di mantenersi un poco fedele al
progetto originale incompiuto). Furono
incaricati di questo lavoro gli ingegneri
Ferri e Tonta che si meritarono questo
infrequente elogio: « ... forniti di buon
senso ad insegnare in quale modo le
buone opere di architettura debbano in–
formarsi a quel bello che ha per prima
legge i bisogni del tempo e il rispetto
ai monumenti dell'antica sapienza, tutta
volta che importi porvi dentro la mano».
Intanto al di là del Valentino matura–
vano i grandi eventi incalzanti: 18.'59,
1860, 1861. A ritmo serrato di marcia
si compivano i voti, si scandiva la storia.
Il
Po scorreva tacito e lento lungo il
Valentino che attendeva. Già fremevano
le sue fronde quando nel 1861
il
vento
portava
notizie
di probabili esposizioni
celebrative, ma
il polline
andò a fecon–
dare altri giardini .
Il
senso politico di
Torino capì che per indicare l'avvenuta
unità italiana, era al centro della peni–
sola che bisognava radunare il meglio
delle capacità di tutta l'Italia , e si scelse
Firenze.
L 'agitarsi della questione romana con ri–
percussioni internazionali, crisi ministe–
riali ed economiche non consentirono a
coraggiosi
industriali torinesi di effe t-
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tuare nel '68 un loro coraggioso di–
segno.
Si presentò allora l'occasione ..propizia
con l'inaugurazione della grandiosa ope–
ra della galleria del Cenisio prevista pel
'72; ma ,
incredibile dictu,
il compimento
dei lavori anticipò di un anno la data
prevista : non si poteva improvvisare
una esposizione industriale italiana, si
allestì allora in fretta una mostra cam–
pionaria ch'ebbe tuttavia molta risonan–
za, e fu opera di quella benemerita So–
cietà Promotrice per l'industria naziona–
le, nata intorno al '69 e dalla quale par–
tirà l'iniziativa della grande affermazione
torinese ed italiana dell'esposizione ge–
nerale italiana del 1884.
Intanto nel nostro parco cos'era avve–
nuto? Cos'era avvenuto nel celebre ca–
stello ove «gli ori, gli addobbi, gli or–
namenti,
le pitture, le sculture l'atteste–
rebbero reggia del Sole, se nel vicino
Eridano spalleggiato da pioppe, direi
piangenti, non riflettesse l'infausta me–
moria del precipitato carro di tal pia–
neta mal guidato dal più mal consigliato
auriga? Nello sfondato di un Cielo de–
gni pennelli ne rappresentano appunto
il caso meritevole di lagrime ... ». Ormai
non si sapeva più piangere su questi tri–
sti casi, il Castello del 1860 aveva at–
tuato
il
desiderio di Carlo Emanuele
III ,
era divenuto un vivaio del sapere, di
quel sapere ch'era più congeniale a que–
sta città geometrica e tecnica; era diven–
tato cioè una «Regia scuola d'Applica–
zione per Ingegneri », che quando si
fonderà con
il
« Regio Museo Industria–
le italiano» darà luogo al primo « Regio
Politecnico », che divenne ben presto
celebre.
Intanto anche per il parco vetusto e ve–
nusto si preparavano tempi nuovi, che la
sua apertura al pubblico nel 1856 già
presagiva; esso diveniva il giardino di
casa di quel popolo che fino ad ora
l'aveva guardato e ammirato dietro i
cancelli , di dove aspettava paziente che
uscisse qualche corteo reale. Ora esso
era la meta domenicale agognata di quel
popolo che si affaticava nelle officine,
Medaglia commemorativa dell'Esposizione:
da una parte si ammira
la figura d'Italia, in atto di porre
una corona d'alloro su un uomo
che rappresenta
il
Lavoro;
dall'altra parte, la stella d'Italia
e strumenti simbolici dell'arte e del lavoro
negli arsenali, nei filatoi, nelle conce–
rie, nelle distillerie, negli opifici della
regal Torino; esso diveniva la prima un
poco audace passeggiata proposta in un
approccio sentimentale di due giovani,
ch ~
vi trovavano tutti gli scrigni per
deporvi i loro sogni; e anche le ultime
fiamme di tramonti nostalgici portavano
qui le loro tube o i loro risotti, o
il
Imo cappello a cencio, o la paglietta
bianca con il nastro nero, ad agitarsi in–
termittenti al contatto più o meno for–
tuito di un ombrellino ricamato dal
manico d'argento o d'avorio, di un na–
stro, di un tulle grigio o violetto agitato
dal vento sul costruito copricapo di una
dama, tra un mazzetto di frutta di vetro
e un uccellino di piuma. Più tardi, un
inchino sempre galante avrebbe prece–
duto la richiesta del privilegio di poter
offrire un Maissagran, una semata all'ac–
qua di conserva con o senza selz, una
mezza bottiglia di gazosa, un kummel di
Russia o un curçao d'Olanda al Du Parco
L'ultima poesia della vita era bella vi–
verla al Valentino, quando era audacia
mostrare la punta della scarpetta affioran–
te dal mare delle gonne e dei falpalà ,
mentre irretita la vita nella gabbia della
guépierre,
serrato
il
busto nella rigorosa
abbottonatura fino al collo dell'abito da
passeggio, le curve femminili acquista–
vano una severa audacia.
L'unità economica
Poi man mano che la città si espandeva
il Valentino si avvicinava; quando al
cocchio, privilegio di pochi , si affiancò
la « carrozza di tutti », quante graziosis–
sime
midinettes,
ossia
sortoirette,
cate–
rinette non sciamavano colà a trovare
l'ingegnerino di misura! E questi poteva
esprimere la sua galanteria con un bel
bicchiere di latte fragrante della «Lat–
teria svizzera », con la spesa di un soldo.
I rivi , il sole, le ombre, le fronde, i
meandri di verzura, gli spiazzi solatii,
rinfrescavano o riscaldavano tutti e ognu–
no, le loro prospettive si arricchivano
delle linee e dei sorrisi delle belle don–
ne d'ogni ceto; al canto degli uccelli si
univa l'argentina cascatella delle risa gio–
vani~i,.
i motti di spirito, i frizzi degli
uommi.
Su questa vita nuova e su questa poesia
vecchia ma di sempre, aleggiava
il
vento
di primavera e cadevano le pioggie e le
nevi invernali, volteggiavano le foglie
gialle autunnali, mentre
il
Po non bec–
cheggiava più la splendida peota di Carlo
Emanuele impreziosita a Venezia, ma
attendeva la remata vigorosa dei voga–
tori delle prime Società canottieri, e già
le sue acque erano le fedeli alleate della
scienza dell'uomo.
Nella seduta alla Camera del 22 dicembre
dell'82 viene letta la relazÌone per l'ap–
provazione del disegno di legge per
il
concorso dello Stato all'Esposizione di
Torino (lire 1 milione). «Speciali con–
siderazioni ci fanno piaudire alla no–
bile iniziativa di Torino,. .. che rag–
giunta l'unità nazionale e deposta la
corona di capitale, ha dato nuovo e no–
bilissimo esempio all 'Italia, ha mostrato
praticamente come un popolo debba con–
tenersi sotto
il
regime liberale, e si
è
ripiegato sopra se stesso, e nel suo seno,
nella privata iniziativa e nello svolgi–
mento delle industrie ha trovato la gran–
dezza , i titoli di novelle benemerenze
patriottiche. La Esposizione Nazionale
Generale è uno degli effetti di questa
nuova vita, uno dei risultati di questo
maschio spirito d'iniziativa che forma la
gloria di Torino... Promotrice dell'unità
politica della nazione, ne simboleggia
nell'Esposizione l'unità economica ».
Ho voluto trascrivere questo lungo bra–
no del relatore Ferdinando Berti, perché
meglio certo non avrei potuto sintetizzare
le idee direttrici di allora, che del resto
erano già quelle indicate dal famoso
sindaco Luserna
di
Rorà. Ciò premesso,
possiamo accostarci all'attuazione mate–
riale dell'iniziativa di questo paese di–
venuto ormai periferico, geograficamente,
rispetto alla penisola italiana. Ma se la