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dato la vita a un figlio , ma si ha

il

dovere

di educarlo nelle istituzioni umane e ci–

vili. La libertà è squisito umanesimo.

Rileggevo una pagina del teologo Luigi

Biginelli, Direttore dell'Ateneo torinese ,

in

La nuova I talia studiata nell'Esposi–

zione nazionale di Torino

-

1884. Quali

le sue impressioni oltre l'incondizionata

ammirazione per le affermazioni scien–

tifiche che ci lanciano a passi concitati

«verso un avvenire ancora ignoto ma

che avrà qualcosa di gigantesco? ».

I

caratteri da lui individuati in questa

manifestazione sono :

a)

«La democra–

zia, che spinge la massa a divenire popolo

e classe dirigente sotto la bandiera della

libertà, uguaglianza, fratellanza (arrivan–

do persino a far sparire la superiorità di

uno dei due sessi che formano l'uma–

nità. .. »);

b)

L'indifferentismo religioso

nelle cose della vita e l'introdursi di una

morale laica indipendente (qui più che

altrove, perché a Londra sull'entrata del–

la Esposizione del 1882 stava scritto:

« Gloria in exelsis Dea», e a Parigi:

« Quid retribuam Domino pro omnibus

quae retribuit mihi? »;

c)

Lo spirito di

associazione, documentato dal Padiglione

della Previdenza e Assistenza pubblica,

visitato da infinite associazioni che aveva–

no esposti i loro Statuti;

d)

La naziona–

lità. Dalla Esposizione di Torino erompe

questo nuovo capitale, «che cioè l'idea

di nazionalità ha qui fatto passi da gi–

gante, che la porta a cercare di fare da

sè, a valorizzare le sue risorse, e si ri–

ferisce anche all'autarchia del pensiero

contro la corrente hegeliana invadente ».

Non possiamo fermarci oltre all'Esposi–

zione dell'84 perché i battenti si chiu–

dono, si spengono le strepitose luminarie

elettriche domenicali che tanto concorso

di pubblico richiamavano, tacciono le or–

chestre torinesi dirette da Mancinelli, Pe–

rotti, Martucci, Pinelli, Strauss, Richter,

Weingartner, Serafìn, Gui, Toscanini, sva–

niscono i castelli incantati; un'acquerug–

gioIa autunnale immalinconizza

il

parco

che si accende ancora del giallo e del rosso

delle foglie secche prima che si mesco–

lino all'humus della terra nell'apparente

La

Facciata tripla

era una delle costruzioni più interessanti della Esposizione del

1[;98,

non solo per la stupenda architettura ma anche per l'ornamento

della fontana monumentale

che le stava di fronte e a cui essa formava uno sfondo grandioso.

È

scomparso come tutti gli edifici di quella mostra;

romantico riflesso della grande esposizione di fine secolo,

è

rimasta soltanto la fontana monumentale

stasi invernale. Ma intanto s'instaura

il

ricordo esaltante, e sulle panchine del

parco i padri e i nonni lo evocano ai

bimbi, additando nelle frequenti soste del

passeggio

il

sito dell'uno o dell'altro pa–

diglione. Quel suolo era ormai impregna–

to di tutta la vita di un popolo, ed è

bello che ciò fosse in un giardino dive–

nuto pubblico dopo aver assorbito per

secoli le vicende di una casta già motrice

della storia, ma che ormai aveva dato

il

passo al popolo non più suddito ma cit–

tadino, insieme al quale, per mezzo del

quale aveva fatto l'Itillia.

Queste erano e sono le fiabe vere che i

padri e nonni raccontavano e potrebbero

ancora raccontare alle nuove generazioni,

dotandole di un capitale di ricordi che

apra le loro menti alla stupenda visione

di panorami storici del loro paese, nei

quali dalla politica alla scienza, all'arte,

alla fede si travaglia-e s.i esalta l'umanità.

Passano gli anni, albe e tramonti si sus–

seguono al Valentino, i bimbi come le

piante crescono, gli adulti invecchiano.

Al di fuori la storia incalza con i suoi

problemi sempre più complessi, dalla

questione coloniale a quella sociale. Sta

tramontando l'epoca delle paterne con–

cessioni di premi, entriamo nell'era dei

diritti popolari e della loro formulazio–

ne e della loro sanzione. Il lavoro in a–

stratto quasi si configura in una persona–

lità giuridica con tutte le sue preroga–

tive, e vuole assidersi al tavolo della

storia con la dignità che le spetta, di

fattore primario della vita di uno Stato.

Socialismo, questione operaia, sindacali–

smo « questione grossa - dirà

il

Car–

ducci quando se ne accorgerà - grave,

da non prendersi a gabbo con versi stor–

ti ». Il Valentino che vive la storia e

non la ricorda solo, si ridesta ; tra le sue

piante amiche bisogna fare

il

punto della

situazione nazionale, offrire un quadro

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