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me

gZntUS Valentini,

devo essere attenta

ai fatti, agli uomini, alle cose che hanno

attinenza con esso, entrano nella sua

storia o nella sua cronaca, incidono se–

gni sulla sua fisionomia fisica e spiri–

tuale (anche la natura è spirito), arric–

chiscono la sua psicologia di nemure in–

cantata dai giardini fioriti, dalle ombre

folte, che accolse per primo e protesse

nel suo castello le novelle spose princi–

pesche che venivano dalle corti di Spa–

gna, d'Austria o di Francia, prima di

andare ai trionfi di Torino. Quel Va–

lentino che si offerse alle cavalcate d'ono–

re per la nordica regina di Svezia, e alle

cacce al cervo fino a Miranori, e a Stu-

,

,

Veduta a volo d'uccello, come reca la leggenda stampata sul disegno, del complesso degli edifici occorrenti all'Esposizione Nazionale

del

1884

realizzato dall'ing.

P.

Carrera. Il Comitato generale era presieduto dal duca d'Aosta. «Uscita vittoriosa dalle lunghe soffe–

renze e dalle lotte dei suoi rivolgimenti politici

-

si leggeva nel proclama rivolto agli italiani nel

1882 -

l'Italia deve oggi con tutte

le sue forze elaborare gli elementi della sua prosperità economica e civile

».

L'esposizione dei prodotti nazionali del

1884

non fu che

il complemento della esposizione nazionale allestita a Milano e il preludio della rassegna mondiale che si sarebbe tenuta a Roma

pinigi «abbundante di Selvaticini

»,

a

cortei per nascite illustri e genetliaci, ad

esperienze audaci, come quella di Ma–

dame Blancard.

Allo scadere dei sei anni

il

Valentino

non si apre, ma per validi motivi, so–

prattutto di buon senso. Nel '55 era

stata inaugurata l'importante ferrovia

Torino-Genova, che modificando la geo–

grafia doveva dare nuovo indirizzo alla

storia economica delle due città: era

giusto celebrare l'evento convocando co–

là i produttori di Piemonte e Liguria;

e vi comparvero le prime macchine elet–

triche per la trasmissione di dispacci.

Nel 1855 si era pure aperta la grande

Esposizione di Parigi, e le Camere di

Agricoltura e Commercio subalpine in–

coraggiarono i produttori a parteciparvi;

inutile era indirne un'altra subito dopo.

Nel '58 viceversa si, si fece la VI Espo–

sizione subalpina al Valentino: tremila

espositori. La politica del Cavour aveva

enormemente ampliatà gH orizzonti del

Piemonte, che al Congresso di Parigi

egli aveva di diritto inserito nel grande

quadro della politica europea con voce

non più solo piemontese ma italiana. La

Camera di Agricoltura rivolge

il

suo pri–

mo proclama all'industria di base, quel–

la serica, ai filandieri e proprietari di

filatoi da seta nei regi Stati Sardi e in-

traduce una novità strabiliante: «Con–

siderata poi la serica produzione quale

una specialità piemontese e per intrin–

seca bontà e rinomanza dovunque ac–

quistata, si stabilisce per essa una stra–

ordinaria eccezione, quella di ammettere

a confronto con le nostre le sete greg–

gie e lavorate di qualunque provenienza,

i perfezionamenti tecnici della bachicol–

tura, ecc.

».

Si mandano circolari agli

agronomi perché vi partecipino «aven–

do constatato lo splendido successo avu–

to da quei pochi presentatisi a Parigi

dove si distinsero

»;

poi ai proprietari

di stabilimenti per conferire premi spe–

ciali agli operai «àcciò lo stimolo allo

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